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La Porta di Vetro

Il secolo di monsignor Bettazzi


Mercoledì prossimo, giorno del suo onomastico, monsignor Luigi Bettazzi sarà festeggiato al Teatro dell'Oratorio "Beato Angelo Carletti" di Chivasso. E' lo stesso luogo in cui il presule, vescovo emerito di Ivrea, ha partecipato mesi fa con l'intensità che gli è nota ad un dibattito sulla pace con Beppe Reburdo e Michele Ruggiero. Questa volta, però, l'incontro con i suoi fedeli sarà a distanza, attraverso la proiezione di un video. Le sue condizioni di salute, per quanto ottime, sono quelle di uomo che, nato il 26 novembre del 1923, si avvia a tagliare il traguardo dei 100 anni e dunque ne consigliano la prudenza negli spostamenti. Nel video, si dà voce al vescovo emerito di Ivrea su alcune domande poste da Luca Rolandi e Michele Ruggiero, autori del libro "Ricordi, vita e pensiero in Luigi Bettazzi", che alcune settimane fa gli hanno fatto visita ad Albiano, il piccolo comune dell'eporediese, a pochi chilometri da Ivrea, dove vive da decenni.

I temi sono quelli che da sempre hanno connotato e identificato l'attività pastorale di monsignor Bettazzi, uno degli ultimi testimoni del Concilio Vaticano II, il Concilio ecumenico che papa Giovanni XXIII volle con tutte le sue forze, e che il suo successore Paolo VI portò avanti con eguale determinazione: la pace nel mondo, il futuro della Chiesa cattolica, il senso della fede. La ricerca della pace è quanto di più intrinseco alla personalità del presule che ha ancora ricordato il profondo significato che per lui ha rappresentato la nomina a Presidente nazionale e internazionale di Pax Christi: quella responsabilità "mi ha portato ad aprirmi ad una visuale globale della pace, come vera finalità dell'essere e dell'agire umano. Affrontando le varie sfide sul disarmo, sui diritti umani, partecipando a varie missioni in America Centrale, a Bagdad durante il primo conflitto del Golfo, ed anche a vari incontri per il dialogo con la Chiesa Ortodossa russa durante la "Guerra fredda" tra Est ed Ovest".

La pace tra le nazioni, le prospettive della Chiesa cattolica con il magistero di Papa Francesco, il cammino nella e con la parola del Signore in questo terzo millennio di grande confusione e di grandi sofferenze sono gli assi centrali del libro di Rolandi e di Ruggiero, frutto di ripetuti incontri con monsignor Bettazzi, che sarà presentato appunto mercoledì sera.

L'introduzione di don Davide Smiderle, parroco del Duomo Collegiata a Santa Maria Assunta, e gli interventi di Vinicio Milani e di Giuseppe Busso faranno da prologo a quello che si configura come un omaggio alla figura un sacerdote che ha rivelato in alcuni passaggi del dialogo, a ritroso con la memoria, la sua fragilità e i suoi limiti, la sua timidezza e il suo essere un introverso espansivo, termini in apparenza contraddittori, elementi attraverso si è aperto al racconto - non scontato, anzi accuratamente evitato nei suoi scritti - del rapporto con la sua famiglia d'origine.

Dal privato al pubblico, la sua preghiera ritorna al contrasto alla guerra, senza se e senza ma, con evidente riferimento a quella che oggi si combatte ai confini dell'Europa: "è necessario - dice - vivere la pace nella propria vita personale e nell'impegno quotidiano, nell'attenzione alle modalità per costruirla anche in tempi e fra mentalità violente: la violenza non si vince con una violenza più forte, ma con la nonviolenza, con il dialogo tra le parti e ricorrendo all'interposizione tra i belligeranti che obblighino alla tregua ed alla ricerca della pace".






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