Il "diciottesimo" dell’Incubatore 2i3T dell'Università di Torino
- a cura di Stefano E. Rossi
- 23 lug
- Tempo di lettura: 3 min
di Stefano E. Rossi

Le nozze d’oro si festeggiano a cinquant’anni, mezzo secolo. Per i giubilei ne bastano venticinque. I centenari si festeggiano solennemente. Anche passare dagli -enta agli -anta, cioè ai quarant’anni d’età, è una tappa fondamentale. Ma chi ha a che fare con i giovani, sa bene quanto sia importante il diciottesimo compleanno. E dall’Incubatore dell’Università di Torino di giovani ne passano davvero tanti.
Così, martedì 15 luglio, nell’accogliente cornice dei Ronchi Verdi a Torino, è stata organizzata l’inusuale festa del diciottesimo di 2i3T. È così che si chiama l’incubatore dell’Ateneo torinese.
Inaugurato nel 2007, si accompagna con un altro, altrettanto illustre, l’I3P del Politecnico. Insieme, formano un binomio di eccellenza accademica che supera i confini nazionali e che è stato capace di portare a Torino la conquista di 6 delle 21 edizioni del Premio Nazionale dell’Innovazione. Per questo, non è un caso che il capoluogo piemontese sia anche diventato la nuova Capitale Europea in questo ambito. Infatti, proprio quest’anno, la città ha ricevuto l’European Innovation Council della Comunità Europea il titolo per l’innovazione del 2025.

Per la sede di 2i3T, l’Università di Torino ha da tempo riservato una parte dei propri locali di via Nizza 52, quelli che ospitano la casa delle biotecnologie. Sono spazi che si affiancano a quelli storici di via Quarello, dotati di laboratori intensamente attrezzati e aperti alle attività delle numerose start-up che si sono affidate al team guidato dal Direttore Giuseppe Serrao.
Lo avviciniamo, a distanza di pochi giorni dalla festa. È ancora fresco dell’energia e della soddisfazione per un traguardo che è stato celebrato non tanto per il tempo e lo zelo adoperato per le attività, quanto per il successo delle molte iniziative che hanno visto la luce. C’è un risultato da commentare: in questi anni sono state incubate ben 122 start-up. All’inizio, avevamo puntato sulle tecnologie che più di altre avevamo giudicato promettenti: chimica, pharma, il biotech. E i fatti ci hanno dato ragione. Ma, di base, vige il principio della multidisciplinarietà, che permette di diffondere utilità anche ai campi meno contigui.
La Presidente dell’incubatore, Fiorella Altruda, aveva aperto i festeggiamenti di martedì. Era palpabile il compiacimento per aver contribuito a far crescere una realtà invidiata da molte università. Ha visto nascere aziende sane da idee quasi visionarie e la creazione di molti posti di lavoro, in barba agli scettici. Ma non solo. 65 brevetti, 56 partnership. Una rete accuratamente costruita da lei e dai suoi predecessori con l’ecosistema circostante: soggetti pubblici, investitori, imprese. In questo campo il contributo delle grandi imprese è indiscutibile. Promuovono modelli e idee di imprenditorialità innovativi e vincenti. Danno la prova che, per avere successo, un’azienda deve investire in una ricerca d’eccellenza.
Tra gli invitati, erano stati molto apprezzati gli interventi di Cristina Prandi, neo eletta Rettrice di UniTo, termine gergale per l’Università di Torino. Si sono poi succeduti l’ex Rettore Rinaldo Bertolino, il fondatore ed ex presidente, il 2i3T Silvio Aime e Giuseppe Scellato, il neo presidente. Entrambi gli incubatori di Torino, dice, hanno moltiplicato le risorse pubbliche stanziate, affiancandole a quelle raccolte con capitali privati. Questa dotazione negli ultimi cinque anni è stata di quasi 200 milioni di euro. E, tra questi, ci sono gli 83 milioni raccolti nel tempo dal solo 2i3T. Infine, la relazione di Lorenzo Silengo, fondatore dell’incubatore I3P del Politecnico di Torino. Si era soffermato sull’importanza della cell factory. L’investimento era costato, da solo, 15 milioni di euro. Il supporto economico è arrivato da più parti: l’industria privata, la Compagnia di Sanpaolo, oltre ovviamente alla Regione Piemonte. La medicina e la genetica ne rappresentano il cuore e attireranno enormi investimenti. Già oggi il settore gira intorno ai 5 miliardi di dollari, ma nel giro di pochi anni ne fatturerà cinque volte di più.

L’ambiente dell’incubatore dell’Università 2i3T è stimolante e sempre in evoluzione. Presidente e Direttore credono nel connubio tra le discipline scientifiche e quelle socio-umanistico-gestionali. L’avanzamento del sistema economico del nostro territorio non può che passare dalle favorevoli ricadute del know-how generato dall’Università nella sua interezza. Inoltre, le risorse pubbliche e private investite, che transitano per le attività dell’incubatore, producono sviluppo e lavoro. Qualificano Torino come luogo d’innovazione, attrattivo per chi ha risorse da impiegare nella buona ricerca.
Di certo, compongono un tessuto idoneo nel quale un nuovo imprenditore può innestare la propria intuizione. Secondo lo Startup Genome, l’organizzazione mondiale per lo sviluppo dei distretti d’innovazione, Torino è entrata nel novero dei primi 100 ecosistemi emergenti globali.
Non ci stanchiamo di guardare alle nuove opportunità, che ci permettano di fare rete anche a livello internazionale. Perché le start-up, sia le nostre ma, viceversa, anche quelle europee, possano testare e imparare in contesti diversi da quello noto e, quindi, con nuovi stimoli e scenari competitivi.













































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