Il corpo di Shani Louk, simbolo della luce e del buio di Israele
Aggiornamento: 27 mag
di Maurizio Jacopo Lami
"Il recupero dei corpi dei caduti è un compito fondamentale. È una delle importanti differenze fra noi e i nemici. Noi facciamo di tutto per riportare i resti dei nostri caduti. È un segno di civiltà, è un compito sacro, è un conforto per i loro cari. Ed è anche utile per tenere alto il morale della nazione: nessuno viene abbandonato, mai".
Dal manuale dell' IDF, l' esercito israeliano
I soldati israeliani giovedì hanno fatto irruzione, durante una battaglia nel campo profughi di Jabalia, nel nord della Striscia di Gaza, una delle infinite gallerie create da Hamas a partire dal 2006 fra infiniti sforzi. Un commando del Genio, incaricato di scendere nel pericoloso rifugio del nemico, ha mandato avanti un cane specializzato in questo genere di incursioni (hanno anche loro una tuta antiproiettile fatta su misura e una cam per far vedere cosa hanno scoperto) e l' animale, fedele alla propria missione, si è avventurato senza esitare. A un certo punto ha fiutato qualcosa e si è messo ad abbagliare furiosamente. I soldati israeliani lo hanno subito raggiunto e hanno trovato tre corpi di prigionieri israeliani.
Sono Itzhak Gelerenter, 56 anni, Amit Buskila, 28 anni e Shani Louk 23 anni. Shani Louk è senz' altro la più famosa: la ragazza tedesco-israeliana, giovane e bella tatuatrice, è diventata tragicamente nota in tutto il mondo per un filmato in cui la si vedeva con le gambe spezzate e seminuda su un pickup, mentre veniva mostrata come un trofeo alla folla che la insultava e addirittura le sputava addosso, anche se probabilmente era già morta.
Era stata uccisa insieme agli altri due israeliani, mentre tentava una disperata fuga in quel tragico 7 ottobre. Il destino aveva condotto Shani Louk, in quel giorno fatidico, al grandioso rave party, incredibilmente organizzato a un passo dal confine con la Striscia di Gaza, in pratica letteralmente davanti agli occhi del nemico. Mentre ballava aveva visto arrivare dall'alto letteralmente la morte: erano gli uomini d'élite di Hamas che atterravano con parapendii a motore (un anno prima un giornale israeliano aveva commentato con ironia la scoperta che i miliziani integralisti si dedicavano ai parapendii: "vogliono fare turismo?", come possono essere ciechi gli uomini) in mezzo alla folla, ben decisi a ucciderne il più possibile.
Quel giorno tanto era grande la differenza umana fra israeliani e palestinesi, i primi incredibilmente ignari del pericolo incombente, che sembrava di assistere a un assalto di alieni. E davvero come in fuga da un assalto extraterrestre, tanto era inaspettato, Shani Louk e i suoi amici sono corsi per oltre un chilometro nel deserto, sperando di scampare alla morte, ma sono stati raggiunti dagli uomini di Hamas, selvaggiamente picchiati (e alle donne è successo di peggio) e subito dopo uccisi.
Il filmato terribile di Shani, esposta letteralmente come un trofeo a una folla che non finiva mai di oltraggiarla e insultarla in maniera vile, è stato per tantissime persone il simbolo stesso della spaventosa ondata d'odio contro cui si batte Israele. Recuperandone il corpo, insieme a quelli delle altre due vittime, Israele si è presa una rivincita morale e ha strappato ad Hamas tre corpi che voleva utilizzare per riavere indietro prigionieri palestinesi.
Anche il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu (che ha commentato: "Ho il cuore spezzato per un dolore così grande. Israele riporterà a casa tutti gli ostaggi, vivi e morti") ha giovamento da questa vicenda: primo perché mostra la ferocia del nemico, e secondo perché è la prova che l'efficienza dell' esercito israeliano non è svanita. All'opinione pubblica israeliana si offre la possibilità di sperare che le forze d'élite possano recuperare anche gli ostaggi in vita. Si tratta sicuramente di una speranza fragile, ma il cinismo politico si base anche sul "meglio del nulla". Poi, è ragionevole comprendere che in questo momento terribile, con attentati e attacchi palesemente antisemiti in tutto il mondo - oggi in Francia, a Rouen, un giovane algerino ha attaccato con molotov la sinagoga locale, scatenando un violento incendio, ed è poi stato abbattuto dalla polizia, ed è soltanto l'ultimo di una lunga serie di violenze - il popolo ebraico sente il bisogno di successi come dell'aria che respira.
Il padre Nissim Louk ha commentato che questo ritrovamento è "una chiusura", che sua figlia "irradiava luce" e che il suo ritrovamento "incarna un simbolo del popolo di Israele, fra luce e buio".
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