L'ira funesta di Netanyahu e l'Occidente sta a guardare
- Vice
- 20 mag
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di Vice

"Prenderemo il controllo di tutta Gaza". E' l'ultimo Netanyahu in ordine di tempo. Parla senza freni e senza peli sulla lingua. In fondo, perché ne dovrebbe avere? Perché si dovrebbe preoccupare di frenare la lingua visto che si guarda bene dal frenare gli attacchi dell'IDF da terra e dal cielo sulla Striscia di Gaza? La sua coscienza è quella di chi, pur da criminale inseguito da un mandato di cattura internazionale, si ritiene nel giusto: in nome della salvezza di Israele passa qualunque sacrificio umano. Uno, mille, centomila palestinesi: signori nessuno, banalmente cifre da passare alla morgue, all'obitorio. Cadaveri che non hanno storia, che non sono niente, se non polvere come le rovine di Gaza. E se non dovesse bastare l'annientamento del popolo palestinese, Israele, potenza atomica, si sente legittimata a qualunque altra azione militare. Indifferente al dolore e alle proteste del mondo.
Ha torto Netanyahu? Sì, ne siamo certi. Ma non è l'unico. Più di lui ha torto l'Occidente che ha lasciato incancrenire e degenerare la situazione in Medio oriente per i suoi bassi mercantili interessi, speculando nel passato sulle primavere arabe, diventate rapidamente gelidi inverni per popoli ingenui, manovrati da poteri cinici e altrettanto violenti di chi li ha preceduti nel trasformare la parola libertà nel suo opposto.
E ha sempre torto l'Occidente che dalla rottura del cessate il fuoco nella Striscia di Gaza non ha saputo fare altro che balbettare, quasi impaurita delle sue stesse parole che invitavano Netanyahu e lo Stato di Israele a frenare la sua ira funesta, che senza pudore guarda rapace alla Cisgiordania, avallando il furore dei coloni che uccidono e che si prendono la terra di altri.
E' la parodia degli impotenti, da Macron a Starmer e a Trump, vissuta dall'irrefrenabile ministro israeliano come facoltà di rovesciare sempre a suo vantaggio e con qualunque espediente le relazioni internazionali e la storia, e persino il messaggio biblico, oggi declinato sulla figura biblica di Gedeone per giustificare indirettamente, appunto, la presa di Gaza. Sono "I carri di Gedeone" in versione Terzo millennio, i carri armati Merkava d'invidiabile tecnologia che fungono da potente e inarrestabile pistone per scacciare via i palestinesi dalle loro case, da quella terra che forse, se saranno rimarranno vivi nell'esodo, potranno vedere in cartolina.
Così, sostenuto dai suoi ministri che dell'estremismo hanno fatto una dottrina per eliminare, o meglio neutralizzare, secondo la terminologia prevalentemente in uso, tutti i nemici di Israele, Netanyahu può ordinare ad libitum il decollo dei bombardieri con la stella di David, il lancio di missili, il rastrellamento e la distruzione con i bulldozer dei quartieri di Gaza, l'assedio a ospedali e a scuole dove trovano rifugio gli sfollati, donne, bambini e vecchi che non sono terroristi, ma che finiranno per sentirsi tali nell'animo allo scopo di sopportare le crudeltà perpetrate ogni giorno dallo Stato di Israele. E l'Occidente, come le stelle di croniniana memoria, sta a guardare.
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