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I primi trent'anni di Maastricht

di Mercedes Bresso

Il 1° novembre del 1993 entrava in vigore il Trattato di Maastricht, uno dei più innovativi della storia europea, che prende il nome dalla cittadina olandese che ne ospitò la firma l’anno precedente. Il Trattato sull'Unione europea (TUE) – questo il suo nome ufficiale - è al tempo stesso un punto di arrivo del percorso di integrazione avviato nei decenni precedenti e il fondamento dell’Unione Europea che conosciamo, istituendo il nuovo assetto comunitario intorno a tre pilastri: la progressiva integrazione dell’economia dei Paesi membri, la Politica Estera e di Sicurezza Comune e la Cooperazione nei settori della giustizia e degli affari interni.

I firmatari di quel trattato avevano ben chiaro quanto fosse necessario progredire verso un’Europa sempre più unita e forte, partendo da quell’Unione economica e monetaria, già prefigurata dal Consiglio europeo e anticipata nelle linee essenziali dal “Rapporto Delors”, curato da Jacques Delors, all’epoca Presidente della Commissione.

Verso una nuova concezione dell'Europa Grazie all’impegno di quegli anni l’Unione Europea è diventa il gigante economico che conosciamo. Il Trattato di Maastricht ha infatti creato le condizioni per la moneta unica, istituendo - tra le altre cose - la Banca Centrale Europea e il sistema europeo delle banche centrali. E oggi, anche quelli che nello scorso decennio sono stati ostinati oppositori dell’Euro, utilizzandolo come capro espiatorio per ogni crisi, si rendono conto di quanto sia preziosa la moneta unica per la stabilità dell’Italia e dell’Europa.

L’Euro - il segno più tangibile e quotidiano dell’integrazione europea - è stata una conquista federale di enorme importanza per il mercato unico, garantendo al nostro e ad altri paesi di reggere alle durissime crisi che abbiamo dovuto affrontare.

È importante ricordarcene oggi, mentre ci troviamo a discutere del Patto di Stabilità. Il nuovo accordo fondamentale per il progresso dell’Unione Europea, che dovrà rendere la governance economica più semplice, promuovere una crescita sostenibile ed inclusiva, garantire le condizioni di sostenibilità del debito, attraverso il coinvolgimento degli Stati membri nei piani economico-fiscali. Il miglior modo per celebrare oggi i 30 anni del Trattato di Maastricht, è ricordarsi delle speranze politiche di allora, per essere all’altezza delle sfide del nostro tempo: guardando, dal punto di vista politico, alla riforma dei Trattati, e da quello economico, a un Piano di Stabilità che consenta all’Euro di essere davvero la seconda moneta al mondo per importanza, anche come riserva presso le Banche Centrali.

La nuova Europa sarà fatta non solo da istituzioni più efficienti, ma anche da cittadini più consapevoli, e – come voleva proprio il “Rapporto Delors” – formati a imparare a conoscere, imparare a fare, imparare a vivere insieme e ad essere”.

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