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Green economy: priorità nelle scelte per battere la burocrazia

Aggiornamento: 25 dic 2022

di Emanuele Davide Ruffino e Luca Alpozzi


Una società deve saper gerarchizzare le priorità di intervento e poi adeguare i comportamenti in modo da conformarsi alla vision prescelta: nel settore delle fonti energetiche, obiettivo cruciale per le nostre società è il ricorso alle energie pulite, sia per ragioni ecologiche, sia per rendersi indipendenti da quei regimi non democratici che possono utilizzare l’abbondanza delle loro risorse per imporre regressioni economiche e sociali. Se sugli obiettivi della transizione ecologica e sulla gestione delle risorse naturali, tema quest’ultimo affrontato negli articoli di Marco Travaglini e Mercedes Bresso[1], si registra un’ampia convergenza, sul come realizzarlo si addensano parecchie nubi. Primo ostacolo è rappresentato dalla burocrazia, ma oltre certi limiti si comincia a dubitare sulla sincerità di alcuni players: otto anni per ottenere una concessione per pale eoliche (in Puglia 14 anni) non si spiegano più solo con la cronica lentezza del sistema. Oggi, la crescita dei costi energetici dovrebbe far anticipare notevolmente i tempi di rientro degli investimenti energetici, se solo questi si potessero avviare e attuare.


Parliamo di “accelerazione ecologica”

È assodato che il fotovoltaico installato su tetti e solai potrebbe soddisfare il 25% del fabbisogno energetico europeo, senza sottrarre terreni ad usi agricoli (come coltivare grano sarà la prossima emergenza), più di quanto si consuma oggi dal gas naturale. Il Piano Europeo, noto come RepowerEu, presentato il 18 Maggio, e le cui modalità attuative dovranno presto essere discusse, sintetizzato dallo slogan “Pannelli solari su ogni tetto d’Europa”, mira a ridurre al minimo gli iter autorizzativi e ad obbligare l’installazione dei pannelli fotovoltaici sugli edifici pubblici e privati. Non sembrano norme rivoluzionarie ma, vista la situazione, semplicemente di buon senso, e per questo si dovrebbe parlare di un “accelerazione ecologica”. Virtù che si spera siano dotate le “Comunità energetiche” previste in ogni comune con più di diecimila abitanti, ma solo a partire dal 2025. Trattasi di comunità che si dovranno formare tra vicini di casa o esercizi commerciali per produrre l’energia in forme ecosostenibili. Si ha consapevolezza di come i tempi d’attuazione giochino un ruolo importante, tant’è che Frans Timmermans, vicepresidente esecutivo della Commissione europea e commissario al Green deal europeo, ha rimarcato come per la Ue sia “importantissimo andare avanti velocemente, perché questa aggressione russa non può essere accettata, dobbiamo dimostrare che abbiamo il potenziale per trovare una soluzione solidale con l’Ucraina, ma anche solidale all’interno dell’Unione europea”. Considerato che l’invito del presidente del Consiglio Mario Draghi sullo scegliere tra libertà e condizionatori, l’Italia ha, di fatto, scelto l’aria fresca, riparandosi sotto slogan qualunquisti, per non sentirsi colpevole. Appare così evidente che il richiamo a risparmiare di Greta Thunberg, che tanto successo hanno ottenuto prima del lockdown, ha oggi perso il suo fascino. Nella realtà pratica, il tutto si scontra contro un amalgama di burocrazia e di incapacità decisionale che non lasciano presagire una rapida attuazione dei propositi ed infatti i primi vincoli, per le strutture pubbliche, scatteranno solo dal 2026 (nel 2027 per i nuovi edifici ad uso commerciale e solo nel 2029 per gli edifici residenziali di nuova costruzione), ma solo se le superfici superano i 250 metri quadri. Dell’esistente non se parla, se non per proporre un’infinità di bonus, non sempre di facile decifrazione. Una nuova professione: il Permitting Specialist

Affrontare con successo un iter autorizzativo, sta diventando sempre più complesso, tant’è che provare ad aiutare a superare gli ostacoli, sta diventando una professione. Non ha importanza in quale tipo di progetto e investimento ci si avventuri, o anche solo se si prova a espandere un’attività produttiva o un adeguamento di un’infrastruttura, i vincoli sono sempre numerosi. Se è assodata la necessità di questa nuova professione, sorge il dubbio che via siano molti professionisti della complessicazione (forse inconsapevoli, ma efficacissimi). In pratica il permitting (che in italiano potrebbe essere tradotto come “l’aggiratore di burocrazia”) s’impegna ad ottenere l’anelata autorizzazione da parte dell’Autorità di riferimento in nome e per conto di imprenditori, semplici cittadini, altri enti pubblici, garantendo l’adempimento delle disposizioni normative e il supporto nel gestire i rapporti con le autorità di controllo. Una nuova professione che, se riuscirà a efficientare il sistema, troverà una sua ragione sociale, ma se sarà l’ennesimo artificio per appesantire chi vuole operare correttamente, farà aumentare i costi senza alcuna utilità. Nella fattispecie, la strategia sulle rinnovabili s’insabbia in obblighi poco chiari e un’infinità di eccezioni: imporre impianti sui tetti degli edifici pubblici di nuova costruzione, non dovrebbe trovare ostacoli, se non quelli della tutela paesaggistica (peraltro sistematicamente violati per motivi molto meno nobili che non produrre energia pulita). Stabilite regole chiare si potrebbe imporre un tempo massimo per esaminare i progetti, o un silenzio-assenso. In realtà, come segnala il Renewable Energy Report 2022 della School of Management del Politecnico di Milano, anche quest’anno rischia di diventare «un altro anno sprecato» allontanando l’obiettivi del 72% di fonti rinnovabili nella generazione elettrica entro il 2030. Nel 2021 è stata installata “nuova capacità” per 1.351 Megawatt: fotovoltaico (+30%), seguito dall’eolico e dall’idroelettrico, mentre le bioenergie sono risultate in calo. Un piccolo passo, ma insufficiente per rispondere alle esigenze: l’energia pulita è un imperativo ed ostacolarlo compromette il futuro di tutti, specie oggi che si rischia di rimanere privi di alcune fonti energetiche mettendo a rischio l’intero sistema produttivo. Note


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