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Finanziamenti a passo di lumaca, turismo penalizzato ed altre follie europee

Aggiornamento: 27 mar 2023

di Mercedes Bresso

In questi giorni l’Unione Europea non sa bene che pesci pigliare, stretta fra le scarse competenze in materia di sanità, i problemi di bilancio e gli egoismi nazionali. Infatti, da un lato elargisce consigli e tenta coordinamenti che gli Stati ignorano regolarmente, dall’altro promette soldi e aiuti che, se va bene, arriveranno quando la pandemia sarà finita. Sperando che servano almeno per il rilancio delle nostre economie, cosa che peraltro non è affatto sicura perché il miliardo per il Recovery Fund rischia anche lui di arrivare con troppo ritardo, soprattutto se sarà collegato al nuovo bilancio pluriennale europeo sul quale continua a non esserci accordo fra gli Stati. Così malgrado gli sforzi dell’Eurogruppo e del suo ottimo Presidente, nessun cittadino ha capito davvero che cosa l’Unione stia facendo per evitare che il Covid-19 faccia esplodere la nostra economia, molto più fragile di quelle cinese e americana e che già si trovava in condizioni di difficoltà perché non è mai riuscita a riprendersi dalla crisi finanziaria del 2008/2010. E la ragione è sempre stata la stessa: mentre i nostri concorrenti hanno una politica economica unitaria e sono in grado di agire rapidamente mobilitando risorse ingenti, l’Europa si perde in infinite paure e egoismi, senza capire che i massicci investimenti nei settori d’avvenire sono l’unico modo per uscire dalle crisi che, come ci avvertiva uno dei più grandi economisti del Novecento, Joseph Alois Schumpeter, producono sempre una “distruzione creatrice”. E così ogni volta che avviene una crisi planetaria noi perdiamo terreno rispetto alle altre grandi economie mondiali. È ciò che sta avvenendo e temo che ci siano poche speranze che ci si ravveda in tempo. Un’Europa Federale è la sola che può garantire un futuro agli europei, ma probabilmente si farà troppo tardi, quando dovremo prendere atto della nostra debolezza collettiva prodotta dall’incapacità dei nostri Stati a fare le scelte giuste al momento giusto. Eppure oggi forse non sarebbe ancora troppo tardi per assicurarci “un posto nella storia futura del mondo”, per ricordare le parole del filosofo tedesco Jürgen Habermas. Un piccolo esempio sono le follie delle decisioni che si stanno prendendo sul turismo, che sembrano avere come obiettivo la punizione dei paesi del Sud Europa. La Germania, l’Austria, l’Olanda e la maggior parte dei paesi nordici hanno annunciato che non apriranno le frontiere verso Italia e Spagna ai propri turisti, perché sarebbero paesi non ancora sufficientemente sicuri. Immagino che ciò significhi che bloccheranno i viaggi aerei e in treno, non è chiaro come faranno per quelli che partiranno in auto. Cosa, comunque, sbagliata se si guardano i dati: oggi la Francia ha più contaminati e più morti al giorno di noi e la Germania, che peraltro ha contato male i propri morti, non ne ha di meno. E se si facessero bene i rapporti contaminati/ popolazione si vedrebbe che la situazione è più o meno uguale in tutta l’Europa occidentale. Quanto ai paesi dell’Europa dell’est attendiamo ancora di conoscere dei dati realistici e comunque non inviano molti turisti. Siamo di fronte non solo a un danno economico, ma soprattutto all’ennesima dimostrazione che tutto questo è fatto ad uso di politica interna, per tenere buoni i sovranisti dei vari paesi, che cercano sempre i capri espiatori al di fuori del proprio territorio e della propria popolazione e credono che una frontiera chiusa possa fermare un virus invisibile. Da studiosa di economia del turismo (credo di essere l’autore di uno dei pochissimi testi universitari sull’argomento) vorrei però tranquillizzare i nostri operatori. È vero che il turismo è importante per il nostro paese, ma è anche vero che ormai il saldo reale fra arrivi e spese dei turisti stranieri in Italia e partenze e spese degli italiani all’estero non è molto grande. Noi siamo dei grandi viaggiatori e se gli italiani, aiutati anche dalle frontiere chiuse e dal bonus del governo, faranno le loro vacanze in Italia, utilizzando le nostre magnifiche strutture le loro seconde case spesso vuote, visitando le nostre città d’arte, occupando distanziati le nostre spiagge o scoprendo finalmente le nostre magnifiche montagne (anche le montagne, non solo le spiagge, in Europa sono a sud), la stagione turistica sarà salvata e la nostra bilancia dei pagamenti ne soffrirà poco.

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