Europei di calcio: si guarda la pagliuzza nell'occhio, per non vedere la trave...
Aggiornamento: 25 giu
di Mirko Ferretti
Che Luciano Spalletti sogni una nazionale taglia-Napoli con cui ha conquistato uno scudetto è quasi banale dire di condividerlo, per quanto non sia altrettanto banale ricordarlo: a chi non piace una squadra vincente? Premesso questo, un buon sarto può essere un artista nel taglio, ma non può rispondere della qualità della stoffa che deve adattare al corpo, o meglio, trasportando il discorso sul piano calcistico, al modulo di gioco che ha in testa. Quindi, si spiega così prima la conservazione ad oltranza della formazione vincente (Albania, poi Spagna, ma con esito negativo), poi la soluzione miracolosa nell'emergenza del risultato (0-1 con la Croazia ed eliminazione dagli Europei). Certo, non ci si può sempre affidare alla panchina da cui si alza il "fenomeno" dell'ultimo minuto, però sarebbe anche ingeneroso verso Spalletti guardare la pagliuzza per non vedere la trave, soltanto perché non si sono fatte le valigie anzitempo per un giro di lancette.
Il nostro calcio professionistico al vertice è ricco di giocatori comprati a cifre stratosferiche come fossero marziani del rettangolo verde, salvo poi vederli in campo ridursi a buoni toccatori di palla dalle alterne prestazioni, mentre il nostro settore giovanile si depaupera e i nostri calciatori in erba, quando è il momento di sbocciare, ecco che sono sacrificati per fare posto a concorrenti d'importazione. Ecco, questa è la trave che chi detiene la responsabilità del nostro calcio dovrebbe togliersi dagli occhi, anziché la pagliuzza, se non vuole costringere il movimento calcistico ad anni di grande precarietà e penuria di talenti. Chi opera nel settore giovanali deve saper mostrare anche coraggio nell'affrontare la battaglia a viso aperto contro gli egoismi dei club che sono poi quelli delle sovrastrutture calcistiche che alimentano il business. Costruire il futuro significa rifiutare la mediocrità in nome del profitto momentaneo e dei bilanci dopati.
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