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“Europa: futuro o disillusione?” Un dibattito ripropone la cruciale questione

Aggiornamento: 4 apr 2023

di Michele Ruggiero e Pietro Terna


L'Europa, oggi più che mai, sullo sfondo della violenta prova di forza militare tra Russia, paese invasore, e Ucraina, che dal 24 febbraio 2022 difende la propria integrità territoriale con il sostegno dell'Occidente, rimane il crocevia delle prospettive future di circa 500 milioni di abitanti. Lo è sotto il profilo sociale, con governi - a cominciare da quello italiano, con l'arrivo di Giorgia Meloni a Palazzo Chigi per finire alla recente vittoria dei conservatori e dell'estrema destra in Finlandia - che nella sostanza sono orientati a modificare il baricentro della società e le attese sottostanti. E lo è sotto il profilo squisitamente politico per le implicazioni sempre più evidenti che potrebbero avere sugli equilibri (storici) a Bruxelles che da decenni sono radicati (e attorcigliati) attorno al compromesso (decisamente al ribasso, è nostra opinione, in alcune soluzioni, come si è rivelata l'elezione della presidente Ursula Von der Leyen) tra il PPE (partito popolare europeo) e il socialismo europeo sulla Commissione.

Ora, l'evidente spostamento a destra dell'elettorato, e soprattutto le posizioni ultraconservatrici assunte da alcuni paesi, su cui svetta la Polonia, [1] che preludono a pretese leadership (se non in campo economico, certo nell'ideologia di valori e principi preminente con cui condizionare in maniera simmetrica le scelte economiche e la politica industriale), pongono seri interrogativi sul processo di integrazione che la stessa guerra in corso nell'Europa dell'est ha marginalizzato, se non addirittura messo in sordina, per favorire disegni geopolitici e di strategia militare che fanno perno sull'allargamento della rediviva Nato.

In primis, sono interrogativi che riguardano i capitoli cruciali della Difesa, da cui discende anche una comune politica di ricerca tecnologica e di programmazione industriale e di costituzione di un esercito europeo, dell'Economia, della Finanza e degli assetti bancari, della politica migratoria. Capitoli di integrazione che non possono essere accantonati, perché ripropongono, come ne discusse la Porta di Vetro il 28 marzo del 2019, in uno dei suoi incontri pubblici periodici, il rischio "tra rilancio e dissoluzione" incombente sull'Europa.

E sull'argomento ritorna oggi alle 18 a Torino, presso il Palazzo Costa Carrù di via San Francesco da Paola 17, il dibattito "Europa: futuro o disillusione" promosso dall'Associazione "Verso Itaca". A discutere con Edoardo Greppi, professore ordinario di Diritto internazionale all'Università di Torino, vi saranno Alberto Tazzetti, imprenditore e socio della Porta di Vetro, e il prof. Pietro Terna, economista e socio fondatore della Porta di Vetro. Di Terna presentiamo alcuni spunti, linea guida del suo intervento nel tardo pomeriggio di oggi, 4 aprile.

Michele Ruggiero

Il 28 marzo Come nacque l’Europa? Dagli ideali, certo, ma con il primo solido passo nella direzione della CECA, la Comunità europea del carbone e dell’acciaio (1951, Jean Monnet e Robert Schuman, con Adenauer e De Gasperi). Tema noiosissimo, la politica industriale, ma basilare per fare in modo che i popoli imparino a parlarsi e smettano di diffidare.

Dal generale al particolare: il 7 gennaio 2023, la dr.ssa Tatiana Konkova, del Central Economics and Mathematics Institute of Russian Academy of Sciences, mi ha scritto per aprire un dialogo di ricerca con loro, partendo dal mio mestiere di economista teorico che si occupa di simulazione e facendomi balenare mirabilia (certo, da verificare) nelle costruzioni preparate da loro.

Ho preso tempo, molto tempo, con scuse scientificamente plausibili, ma pur sempre scuse. Intanto ho pensato che là c’è un giacimento di cultura e ricerca di cui sappiamo relativamente poco, esattamente come c’è un giacimento di materie prime, di grano, di petrolio, di metalli rari, di titanio in Ucraina, di preziosissimo rame: della produzione mondiale gli USA hanno il 4%, la Russia il 4%, il Cile l’11%, la Germania l’8%.

Come sostiene a più riprese Le Monde, l’Europa è ora matura per una vera politica industriale, che non è quella di inseguire i disegni tedeschi su auto e carburanti verdi o di Biden con il reshoring per garantirsi la sicurezza produttiva dopo lo shock della pandemia o ancora quella di colorare tutto superficialmente di verde. È quella di ripetere l’esperienza CERN per la ricerca di base: con la fisica, in quel caso, e intanto è nata una coserella come il web; ora con l’intelligenza artificiale e il cervello e con i medicinali del futuro.

Pietro Terna


[1] Significative le ripetute interviste del Presidente Andrzej Duda e del primo ministro Mateusz Jakub Morawiecki. In particolare, ha assunto il valore di manifesto ideologico, fino a parlare apertamente di Dottrina Morawiecki, la “lectio magistralis” del premier polacco all’università tedesca di Heidelberg, il 20 marzo scorso, con cui è stato ribadito il ruolo "sovranista" degli Stati e non la vocazione a costruire un'autentica casa europea comune. Posizione che Bruxelles ha di recente stigmatizzato, chiamando la Polonia a rispondere dinanzi alla Corte di giustizia europea per le contestazioni al primato del diritto dell’UE sollevate dal Tribunale costituzionale polacco in due sentenze nel 2021.

I propositi di Morawiecki sono stati pubblicamente condivisi dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni che nella recente visita a Varsavia, il 20 febbraio scorso, ha affermato che il governo italiano ha la stessa idea di Europa”, che "la Polonia è il confine morale e materiale dell'Occidente", che vi sono idee molto compatibili sui temi della competitività e della immigrazione.


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