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Europa e Piemonte: ridiamo linfa alla cultura democratica dell'uguaglianza

di Mercedes Bresso

La settimana scorsa, in un incontro organizzato qui a Torino dai federalisti europei ho detto che la cosa più emozionante nel (ri)varcare la soglia del Parlamento europeo per questo ultimo anno di legislatura l’ho provata vedendo Altiero Spinelli che in qualche modo è lì che ti saluta e ti ricorda qual è il tuo compito in quella istituzione: non solo proseguire a fare buone direttive, ma continuare a mantenere viva la fiamma della necessità di un percorso politico dell’Europa. Oggi come allora la costruzione di un’Europa politica è sempre più centrale ma, come allora, è imprescindibile il ruolo della cultura, che da sempre, da molto prima dell’economia e della politica ha creato il dialogo tra le diverse nazioni.

Se parliamo di cultura il Piemonte ha saputo certamente coniugare forse meglio di tante altre regioni le parole cultura, innovazione e sviluppo e raccogliere le sfide della società contemporanea con i mille epocali cambiamenti tecnologici degli ultimi anni. Oggi occuparsi di temi culturali nella più ampia accezione significa affrontare un problema di uguaglianza per evitare il rischio di un ritorno a sistemi elitari ed esclusivi.


L'esteso perimetro dei settori culturali

Nella passata legislatura con il programma Europa Creativa (2014-2020) sono stati finanziati e sostenuti moltissimi progetti; oggi lo stesso programma (2021-2027) si pone ancora l’obiettivo di “salvaguardare, sviluppare e promuovere la diversità culturale e linguistica e il patrimonio culturale europei e rafforzare la competitività e il potenziale economico dei settori culturali e creativi, in particolare quello audiovisivo”.

In particolare, il programma sostiene e finanzia tutti i settori culturali e creativi le cui attività siano basate su valori culturali e espressioni artistiche e creative, indipendentemente dal tipo di struttura che le realizza.

Il perimetro dei settori culturali e creativi è molto ampio e include architettura, archivi, biblioteche e musei, artigianato artistico, patrimonio culturale tangibile e intangibile, design, festival, musica, letteratura, performing arts, editoria, radio, arti visive e audiovisivo.

Un vero e proprio ecosistema che genera PIL e occupazione, che coinvolge milioni di persone e che interessa milioni di aziende e che si può definire come il quarto pilastro Europeo dello sviluppo sostenibile; ma, attenzione, il tutto va ancora più valorizzato e soprattutto tutelato.


Incontri, confronti, proposte e sfide

Tutto questo, come già detto, parte dai territori, dalle singole regioni e dai soggetti che in esse operano: occorre incoraggiare i territori ad esprimersi attraverso nuovi linguaggi e nuove forme condivise; è proprio con questa convinzione e consapevolezza che mi piacerebbe nei prossimi mesi organizzare un incontro e soprattutto avere uno scambio con tutti coloro che si muovono ad ogni livello sul territorio per ricevere idee e indicazioni: aspetto suggerimenti su quel che ci si attende dall’Europa e come, attraverso la “cultura”, l'Europa possa essere fonte di crescita e di coesione in un mondo plurale che privilegi la libertà di espressione artistica, il dialogo interculturale e l’inclusione sociale.

Non pretendo quindi di essere io a parlare di cultura, ma mi aspetto che siano gli operatori ad aiutarmi a presentare ed individuare istanze e perché no, lanciare sfide che siano utili al nostro benessere.

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