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E Picchioni disse : «mai fatalismo»

Aggiornamento: 23 mar 2023



Laureato in Lingue e letterature straniere all'Università di Torino, assessore provinciale, parlamentare, presidente del consiglio regionale del Piemonte, presidente del Salone del Libro: in sintesi il curriculum di Rolando Picchioni, un personaggio che ha lasciato un segno in Piemonte. Avrebbe compiuto 87 anni il prossimo 21 maggio. Un'attività politica intensa la sua cominciata all'ombra della Democrazia cristiana e, all'indomani dello scioglimento dello Scudo crociato nelle file del CDU, della Margherita, infine nel Pd. Una carriera brillante come lo era il suo personaggio colto e dotato di charme intellettuale raffinato e quindi per alcuni versi incomprensibile nelle sue zone d'ombre, come la sua adesione alla Loggia massonica denominata P2. Ma se quello fu un incidente di percorso che non ebbe strascichi particolari, di ben altra caratura fu l'amarezza che gli procurò sia l'inchiesta giudiziaria della Procura di Torino sui bilanci del Salone del Libro, sia l'estromissione "frettolosa", quasi una giubilazione, dall'ente. Di recente, una sentenza della Corte dei Conti, lo ha escluso dalla responsabilità di peculato. Di seguito il profilo di Rolando Pecchioni scritto da Maurizio Jacopo Lami, suo collaboratore per moltissimi anni.


di Maurizio Jacopo Lami

«Nessuno dei miei collaboratori, se ha un'idea da propormi, ha bisogno di bussare. E sapete perché? Io ho la porta sempre aperta. Sono sempre disponibile ad ascoltare chiunque». Maggio 2006 l'intera Torino sembrava vibrare di entusiasmo a Lingotto Fiere, dove si svolgeva una memorabile edizione del Salone del Libro. A febbraio c'erano state le Olimpiadi invernali, un successo straordinario per la città,e molti temevano però che sarebbe stato un fuoco isolato, un successo destinato a restare senza seguito E noi ricordiamo come fosse adesso il presidente Picchioni che sembrava avere il dono dell'ubiquità durante i preparativi, sempre ovunque, a mille riunioni, a mille incontri, sempre con quella sua infinita energia, con quell'entusiasmo contagioso.

«Ma chi lo ha detto che non riusciremo a bissare il successo delle Olimpiadi?!?» Io vi ripeto che non bisogna mai cadere nella trappola del fatalismo. Vi dico che questa città sta cambiando davvero e che noi saremo parte del cambiamento». Vinse la scommessa e l'edizione del 2006 fu uno straordinario successo, la conferma che Torino era cambiata davvero. Un cambiamento confermato l'anno successivo tant'è che nell'aprile del 2008, Nel Rolando Picchioni, aprile 2008, poco prima dell'edizione del Salone: «Signori, abbiamo sbaragliato tutti i gufi».

Ma Picchioni era abituato a vincerle le scommesse. Aveva cominciato in politica con la Democrazia Cristiana (era del 1936) negli anni Settanta, assessore, deputato, sottosegretario ai beni culturali dal 1979 al 1981, Presidente del Teatro Stabile, sempre col suo entusiasmo inimitabile, con la sua passione per la cultura mai fine a se stessa, mai in una «torre d'avorio», ma al servizio della Comunità, un vulcano di idee e di energia.

Poi dal 1999 l'impresa più grande, quella che plasmò lui e chi lo segui nell'impresa: il Salone del Libro di Torino, che insieme a Ernesto Ferrero trasformò in uno straordinario successo. Esisteva già, ma fu con lui che di anno in anno conobbe davvero una crescita straordinaria, fino a portarlo ad essere il secondo Salone d'Europa dopo quello di Francoforte.

Ambizioso, sempre pronto ad esplorare nuove idee, considerava il Salone come una sua creatura, qualcosa per cui valeva qualsiasi sacrificio. Uomo sempre appassionato ed energico in ogni aspetto della sua vita, lavorava splendidamente insieme a Ernesto Ferrero, forse proprio perché di caratteri opposti, l'uno vulcanico, l'altro sempre tranquillo e pacato. Aveva naturalmente anche i suoi difetti, (per esempio, se riceveva una critica considerata ingiusta si arrabbiava per cento), ma aveva il rarissimo dono di saper ascoltare gli altri, di non farsi mai intrappolare in posizioni ideologiche.

Chi scrive lo ricorda a una manifestazione culturale sul lago di Arona osservare contento un battello in navigazione e dire a bassa voce. «La vita dovrebbe essere così: sempre in movimento, mai lasciarsi fermare». Accettò a testa bassa la «sfida» di Milano che cercava praticamente da sempre di togliere l'edizione a Torino e finché ci fu lui al comando, si resse bene il confronto. Ogni anno partiva dal presupposto che bisognava cercare di non fossilizzarsi mai sulle posizioni acquisite, che bisognava cercare nuove idee. Si spendeva sempre in prima persona per controllare i difetti del «suo» Salone e correggerli. Ricordo bene un'edizione in cui per la prima volta il Salone era ospitato anche all'Oval e Picchioni che si annotava ad alta voce gli errori da non ripetere all'edizione seguente: «Deve essere illuminato meglio, dobbiamo rivedere le passerelle per i disabili, bisogna sfruttare meglio gli spazi...». Era come un vulcano benefico che contagiava con il suo entusiasmo i collaboratori : «Mai fatalismo! Gli errori si possono correggere».

Resta il ricordo indelebile di un uomo generoso, profondamente appassionato, che sapeva davvero trascinare all'entusiasmo. In un periodo difficile come questo resta un esempio come un lampo di luce.
















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