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Commenti di mezza estate. Gli "avvisi" ignorati della Natura

di Aida dell'Oglio


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A volte la Natura, madre sollecita e generosa verso i suoi figli, ci invia dei segnali piuttosto evidenti per farci comprendere che la strada che abbiamo intrapreso è sbagliata e pericolosa, che la meta che stiamo perseguendo è errata e ci sta conducendo verso la perdizione, in modo tale da permetterci di modificare il nostro percorso e intraprendere sentieri più sicuri.

Però noi esseri umani dovremmo mostrarci disponibili a leggere i segnali che Lei ci sta inviando da molti decenni: stiamo inquinando i mari con le tonnellate di rifiuti che scarichiamo da sempre, ma, soprattutto da quando il Progresso ci ha fatto scoprire l'uso massiccio della plastica, dei detersivi chimici, dei rifiuti tossici.

Abbiamo immaginato che l'immensa superficie dei mari potesse accogliere ogni sorta di rifiuti delle attività umane e glieli abbiamo inviati. Poco importa se di tempo in tempo abbiamo assistito alla moria dei pesci, allo spiaggiamento di delfini e di balene, se nello stomaco dei cetacei, grandi e piccoli, abbiamo trovato sacchetti di plastica, se nelle maglie delle reti abbandonate dai pescherecci, piccoli e grandi, abbiamo trovato le tartarughe marine, che  rimaste  impigliate trovano la morte, se qualche provvidenziale avvistamento non riesce a liberarle.

Abbiamo provveduto ad aumentare la temperatura globale della Terra producendo dosi spropositate di Co2, con il risultato di un osservabile scioglimento del ghiaccio delle calotte polari e un misurabile e misurato innalzamento delle superfici marine.

E della temperatura, che sta producendo, con preoccupante frequenza, tempeste nel Continente europeo, con conseguenze spesso tragiche, e uragani spaventosi  negli altri Continenti.

Quasi ogni giorno ci giungono notizie di questo tenore e immagini tragiche di persone travolte dalla furia delle acque e paesi interi devastati.

Si licet parva componere magnis, a me sembra che la Natura da qualche anno ci stia avvertendo, con la frequenza delle estati torride che ci sta regalando, che dovremmo fare qualche cosa per difenderci dalle trasformazioni climatiche in atto.

Ne parlano ormai tutti gli studiosi: scienziati della terra, biologi, agronomi, intellettuali vari. Tutti lanciano appelli alle Amministrazioni che ci governano perché studino i fenomeni che si stanno verificando e cerchino provvedimenti adeguati. Ad onor del vero, loro, i nostri amministratori , stanno cercando di provvedere.

Le città stanno diventando invivibili per l'aumento delle temperature? Ebbene, abbattiamo tutte le vecchie, grandi, frondose alberate e le sostituiamo con piccole pianticelle, autoctone, come i peri cinesi (sic!), che quando saranno giunte alla loro dimensione massima, non creeranno alcun disturbo alla circolazione delle auto private (che bisogna aumentare, per motivi di economia), non avranno bisogno di manutenzione, perché la loro chioma è assai ridotta, se moriranno per la siccità, dopo una ventina di anni provvederemo a sostituirle, con i fondi di qualche altro PNRR, a debito, a carico delle future generazioni.

Nel frattempo però avremo ridotto la popolazione, che verrà meno per le elevate temperature, per la mancanza di ossigeno, per l'aumento della Co2 e delle polveri sottili.

Del resto non era questo il piano previsto dai grandi della Terra?

Lo affermava Giulietto Chiesa già nel 2012: dovranno essere eliminati, a breve, uno, due miliardi di persone. Come? Un po' abbiamo iniziato a farlo con il Covid, ma di questo passo non occorreranno malattie e pestilenze episodiche. Basta continuare come stiamo facendo e le catastrofiche previsioni che molti osservatori vanno facendo non potranno che avverarsi.

Siamo già arrivati alla fine irreversibile. Le guerre sulla faccia della Terra sono tante, molte di più di quelle che l'insieme del sistema di informazioni ci permetta di sapere. Il mainstream ci sommerge di notizie irrilevanti, ci stordisce, ci propina menzogne, al fine di impedirci la comprensione della realtà. Lo abbiamo visto, purtroppo , anche nella nostra piccola società cittadina, in questi ultimi tre, quattro anni, quando abbiamo assistito, ogni giorno, al camuffamento delle notizie relative allo scempio che si sta attuando sul verde cittadino, sui boschi, sui parchi.

Ancora nelle dichiarazioni di questi giorni gli Amministratori parlano di adeguamento alle trasformazioni climatiche. Ottenuto come? Abbattendo centinaia di alberi pretestuosamente dichiarati pericolanti? Cementificando ampie zone di parchi e dichiarando che sono stati eliminati solo piccoli arbusti cresciuti disordinatamente, a fronte della realtà di massicci abbattimenti?

Come è possibile che non abbiamo ancora capito che la transizione di cui tutti parlano richiede una totale trasformazione della società? Una metanoia globale? Una rivoluzione della weltanchauung?

Ci vuole coraggio, un grande coraggio, per immaginare un futuro in cui davvero i bisogni di tutti gli uomini siano riconosciuti sacri e la società operi in modo da garantirli, non solo sulla carta. 

In cui l'uomo non si riterrà più al centro dell'Universo, ma si riconoscerà in tutte le forme di vita che ci sono sulla Terra e si adopererà per preservarle, tutte.

Certo se continuiamo ad “abbadare ai fatti nostri,” come affermava l'oste manzoniano, nel nostro piccolo, chi può permetterselo, avrà in casa i condizionatori. Poco importa se per il loro uso massiccio, nei primi giorni di calura equatoriale, nelle grandi città, ci sono state  spesso interruzioni dei servizi  elettrici.

La vulgata sosteneva che fossero causate dal  simultaneo, generalizzato uso dei condizionatori, ma si sa, spesso si tratta di leggende metropolitane...

 

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