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Armi nucleari tattiche: l'opinione dell'esperto militare

di Michele Corrado*

Vista la risonanza che stanno avendo questi particolari ordigni bellici, cerchiamo di dare alcune informazioni di base sulla loro natura e sul loro impiego. Prima di addentrarci sul tema è necessario però chiarire l’ambito di riferimento in quanto le armi nucleari nascono per esigenze Strategiche, come l’impiego della bomba sganciata su Hiroshima e Nagasaki dagli americani per costringere alla resa il Giappone durante il Secondo Conflitto Mondiale. Per quanto riguarda invece il livello Tattico, questo è relativo a truppe a contatto in un conflitto terrestre (la Tattica è l’impiego delle forze sul terreno).

Quindi l’uso di armi nucleari a livello tattico è un non senso perché fondamentalmente impedisce la conquista e lo sfruttamento di un territorio, pur distruggendo le Forze avversarie che lo occupano, a causa delle radiazioni che rilasciano, da pare di Forze convenzionali.

È importante inoltre chiarire che gli Ordigni Nucleari Tattici nascono per esigenze difensive da parte del Patto Atlantico a seguito del confronto con le forze del Patto di Varsavia, per riequilibrare il rapporto delle Forze in campo allora contrapposte che era di circa otto a uno. L’idea era di utilizzare questo tipo di ordigni realizzati con potenze molto limitate contro le seconde schiere e le riserve delle formazioni offensive del Patto di Varsavia in modo da riequilibrare drasticamente il rapporto di Forze.


Idealmente un Ordigno di quel tipo aveva la capacità di distruggere almeno una intera Divisione Motorizzata o Corazzata del Patto di Varsavia, vista la compressione degli spazi nei quali forzatamente doveva agire per mantenere la voluta rapida progressione offensiva all’interno dei territori dei Paesi NATO. Quegli Ordigni erano pensati per avere una efficacia su un terreno pianeggiante con un raggio di qualche chilometro e, da utilizzarsi anche in territorio NATO, nelle fasce di terreno a cavallo delle linee di confine fra i Paesi Nato e quelli del Patto di Varsavia a seguito delle penetrazioni delle Divisioni avversarie all’interno dei nostri confini.


Per fare questo potevano venir utilizzati sistemi d’arma molto diversi, di solito proietti di artiglieria e missili a corta gittata terra/terra; vi erano anche mine nucleari che venivano occultate in terreno amico ed attivate una volta che le unità avversarie avevano occupato una certa porzione di territorio.

Gli americani avevano sviluppato tali armamenti convinti di dover sostenere (insieme agli alleati aderenti alla NATO), una battaglia difensiva sulle pianure dell’Europa centrale dove le Forze del Patto di Varsavia avrebbero esercitato lo sforzo offensivo principale.


Il concetto d’impiego della Dottrina NATO di allora prevedeva di agire sulla distruzione delle Forze avversarie e non sul territorio da esse occupato; l’esatto contrario di quanto le Forze russe stanno facendo in Ucraina attualmente. Nella NATO, le Armi Nucleari Tattiche sono state dottrinalmente sorpassate a seguito della disgregazione del Patto di Varsavia. Nella pratica non sono mai state utilizzate; ma è possibile affermare che attualmente, a livello tattico, possano produrre più controindicazioni che benefici.


In conclusione: utilizzare Armi Nucleari Tattiche è possibile, ma utilizzarle sul proprio territorio (o su quello ritenuto tale), è una estrema ratio in caso di invasione da parte di un avversario incontenibile per quantità di Forze e velocità di progressione.


* Colonnello dell'Esercito Italiano in pensione

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