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Sbarra: una scelta lontana dalla storia e dai valori della Cisl  

Aggiornamento: 16 giu

di Adriano Serafino

Che dire? Non era Maurizio Landini il predestinato a fare il salto nella politica, in un partito\e nel Parlamento? Invece è avvenuto per Luigi Sbarra, direttamente nel governo con una modalità insolita rispetto alla casistica di precedenti passaggi dal sindacato alla politica: è un caso unico il suo, cioè l’essere cooptato nel governo per scelta del capo di governo, a cinque mesi dalle dimissioni da segretario generale della Cisl e nel contempo aver costituito, con il sostegno della Cisl, la Fondazione Franco Marini, della quale si è presidente.  


Quali significati attribuire alla sua discesa in politica?

Scelta personale? Fa un po’ sorridere ascoltare questa spiegazione (dalla neo segretaria generale Cisl Daniela Fumarola e dall’ex segretaria generale Anna Maria Furlan) quando la stragrande maggioranza dei commenti (a destra, centro e sinistra) attribuiscono ben altri  significati. Per ora dal mondo Cisl le voci critiche approdate su quotidiani sono: l’intervista “La mia povera Cisl è alla deriva, la destra mai stata nel suo Dna” di Savino Pezzotta[1] e il comunicato “Tra rappresentanza e amarezza” della Sas Cisl di Banca Italia; numerose sono quelle che circolano sui social e forse, ancora di più, quelle trattenute in serbo. Sul significato della svolta a destra della Cisl quattro eloquenti articoli[2] sono stati pubblicati su Il Foglio del 14 giugno.

Nella Cisl si nega che si tratti di una svolta a destra, intesa nel termine politico. Prendiamone atto e riflettiamo allora perché sia approdata a questa “sponda” di un governo di destra-destra com’è quello di Giorgia Meloni, che non si dimentichi mai afferma con chiarezza e frequentemente di essere in sintonia con le scelte politiche di Donald Trump e dei più intransigenti sovranisti europei, nonché considerare un governo amico quello presieduto da Netanyahu.


Un sindacato diventato soggetto politico

La scelta di Luigi Sbarra, sostenuta dalla Cisl, avviene come conseguenza di scelte organizzative e politiche  avviate vent’anni fa: un centralismo che in nome della coesione mortifica il valore critico, un tempo considerato dalla Cisl “lievito per la democrazia”, una gestione dell’uniformità di pensiero che ha fatto abuso dei commissariamenti rendendosi spesso responsabile di atti repressivi. Così è mutato anche l’essere “Un sindacato di lavoratori”[3]. Progressivamente la Cisl si è trasformata da soggetto politico[4] - collegato direttamente con assemblee e riunioni alla propria base - in altra cosa, operando verso le istituzioni e il governo in modo simile ad una lobby politica, ovvero un corpo intermedio che si adegua per convinzione (non già per subalternità!) alle scelte programmatiche di una maggioranza parlamentare, che per come opera declassa i ruolo del Parlamento, e all’interno di queste compatibilità (politiche e di bilancio) ritaglia alcuni  provvedimenti a vantaggio di chi si vuole rappresentare e da tempo le grandi priorità sociali non rientrano in questo campo. A ciò si aggiunga che le scelte sono fatte oggi da “Un sindacato di sindacalisti”[5]: sono loro che partecipano, che discutono, spesso si trasformano in mediatori anziché tenaci e esperti negoziatori di parte.


Un moderatismo di parte...

La scelta di Luigi Sbarra - commentata con soddisfazione da Daniela Fumarola, repetita iuvant - evidenzia la sintonia della Cisl con le modalità e i contenuti del cosiddetto dialogo governo-sindacati e con gran parte dei provvedimenti legislativi del governo Meloni. La Cisl richiama ripetutamente al senso di responsabilità - cosa giusta -  ma spesso il suo modo di declinarla sconfina per le questioni sociali più importanti nel moderatismo accettando il poco che propone il governo.

Tra queste priorità trascurate certamente spiccano: la questione del potere d’acquisto che non può essere salvaguardato solo con il rinnovo dei contratti, che non sono in grado di recuperare in modo esauriente il tasso inflattivo perché vincolati all’indice Ipca[6], e poi il potenziamento del Servizio Sanitario nazionale, l’assistenza domiciliare per gli anziani, le strutture per i non autosufficienti. E su tutte queste questioni pesano i costi indotti dal principale generatore dell’inflazione dei nostri tempi: il costo delle bollette energetiche che toglie risorse economiche alle famiglie, ai servizi pubblici,  e alle  imprese.

Problemi aperti da anni, mai assunti come punti dirimenti per costruire unità tra le confederazioni e tra lavoratori e cittadini. Si sono invece inalberate bandiere identitarie su problemi assai meno urgenti (referendum per la Cgil e legge per la partecipazione per la Cisl) che hanno contribuito a dividere i lavoratori, politicizzando i sindacati. E ciò peserà per non poco tempo.


Battaglie? Più quelle non date

La sintonia tra Sbarra-Meloni… e Fumarola lascia sullo sfondo le questioni prioritarie sopra richiamate, se affrontati la sponda della destra tornerebbe ad allontanarsi. E’ indubbio. Riflettere sulle battaglie non date è certamente possibile, con un po’ di coraggio e di autocritica: se le risorse dello stato sono insufficienti, se la “coperta è corta” il sindacato deve battersi per aumentare le entrate dello Stato, qui e ora: per detassare il lavoro (come rivendicano i rinnovi contrattuali) e nel contempo avere più servizi universali si devono reperire nuove entrate (oltre alla lotta all’evasione) per lo Stato con aliquote progressive sui grandi patrimoni immobiliari e finanziari, con la Riforma del catasto e nuove giuste aliquote, con lo stop alla flat tax e i numerosi condoni più o meno mascherati.

La Cisl di tutto ciò ne parla, a volte, al suo interno in appositi seminari o tavole rotonde con esperti, ma poi svaniscono e non sono poste al centro del dialogo con il governo, e nemmeno nell’orizzonte per un patto sociale… per evitare “stecche” nella sintonia-sinfonia dei rapporti creati dai vertici Cisl con il governo.

In ultimo: è possibile allontanarci dalla “sponda destra”? Non è certo semplice, ci vuole tempo e impegno. Soprattutto serve il coraggio delle minoranze, ricordarsi della storia e di come le minoranze possono agire a fare crescere la consapevolezza per cambiare rotta.[7]


Note

[1] Intervista di Ilaria Proietti su Il Fatto Quotidiano del 14 giugno; Savino Pezzotta esprime un giudizio condiviso e discusso nell’Associazione Prendere, e sicuramente tra molti iscritti Cisl che operano in associazioni e nel volontariato.

[2] Così la Cisl trova una sponda a destra di Luciano Capone; Cisl, attrazione fatale di  Luciano Capone; Una storia negoziale di Maurizio Crippa; Con Sbarra rompiamo un altro tetto di cristallo intervista al ministro Francesco Lollobrigida; Sbarra ha competenze per il Sud. Non si lasci la Cisl alla destra intervista a Anna Maria Furlan

[3] “Un sindacato di lavoratori... o non sarà”, lavoratori che partecipano alle scelte con un forte collegamento con le rappresentanze di base; questo è stato il Dna, lo slogan diffuso anche con manifesti della Cisl di Giulio Pastore per un’alternativa ai sindacati aziendalisti o intrecciati con sponde politiche e di partito. .

[4] La strategia elaborata e pratica ai tempi di Pierre Carniti (Segr. gen. Cisl) e dell'economista Ezio Tarantelli, ucciso dalle Brigate rosse il 27 marzo 1985.

[5] Organismi eletti ogni quattro anni con una lunga trafila di deleghe senza ritorno, così l’apice della piramide (categoriale e confederale) si arroga la facoltà di pensare e decidere escludendo rappresentanze di base e iscritti. Sono organismi formati nella stragrande maggioranza, alcuni totalmente, da sindacalisti a vita, quindi con un rapporto di lavoro gestito da chi è a capo dell’organizzazione ai vari livelli.

[6] L’inflazione secondo i dati Istat diminuisce... ma nel contempo aumenta “la spesa del carrello”. Cresce la povertà e il  numero di persone che si rivolgono alla Caritas. L’Istat elabora tre tipi di indici: l’indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC) che considera l’Italia come un’unica famiglia di consumatori; l’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI) si riferisce invece ai consumi dell’insieme delle famiglie che fanno capo a un lavoratore dipendente (operaio o impiegato); l’indice dei prezzi al consumo armonizzato per i Paesi dell’Unione Europea (IPCA), per assicurare una misura dell’inflazione comparabile a livello europeo. Per la contrattazione sindacale si è individuato l’IPCA «depurato della dinamica dei prezzi dei beni energetici importati», ma questo dato non esiste nelle statistiche ufficiali dei prezzi al consumo, per la difficoltà di depurare gli stessi dalla componente inflattiva importata. La stima si basa su approssimazioni statistiche.

[7]A tal fine i simpatizzanti del Torinese di “Prendere parola” s’incontrano con Savino Pezzotta, a Torino, Giovedì 26 giugno alle 10 in C.so Matteotti 11 (5° piano sala dell’Azione Cattolica). Partecipazione aperta.

 

1 Comment


Come uno dei primi collettori, nel 1948, dei Sindacati Liberi, e collaboratore della prima Cisl, nel 1950, a Erba, mi sento umiliato per questo "tradimento" da parte dell'ex massimo dirigente della Cisl. Ha ancora significato la partecipazione o tutto l'apparato è in mano a sindacalisti a vita?

Bisogna tornare a lottare per ricostruire un Sindacato d base, ma non certo con le nostre stroncate energie. che si sono misurate dagli anni ottanta, senza risultati....

Achille Pellegata, ex dirigente regionale dei bancari della Lombardia

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