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Allen, il sollievo dopo l'angoscia e la perdita di pesi e misure

di Beppe Borgogno


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Il piccolo Allen, il bimbo di 5 anni scomparso a Ventimiglia, è stato ritrovato vivo e, a quanto pare, senza segni di violenza. Dopo ore di angoscia, una bellissima notizia, senza alcun dubbio. E tutti non possono che essere felici per i genitori e augurare al bimbo una buona vita e che dimentichi questa sua disavventura.

Come è giusto, sono arrivate le meritate congratulazioni per tutti quelli che si sono spesi perché tutto finisse bene: la Protezione Civile, l'Arma dei carabinieri, numerosi cittadini che si sono prodigati nelle informazioni e nella ricerca.

Quanto è accaduto ad Allen è anche uno di quei fatti di cronaca a cui i mezzi di informazione hanno dato più spazio. Questa, probabilmente, è la ragione per cui poi, però, accadono cose che rischiano di incrinare lo stato d’animo ed il sollievo di tante persone che avevano seguito la vicenda con apprensione, compreso chi scrive.

Succede ad esempio che il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, mentre fa le giuste e meritate congratulazioni agli artefici del ritrovamento del bimbo, entri in un tourbillon di frasi ad effetto e scomodi "l'impegno infaticabile dello Stato che si mobilita", e parli persino di una giornata "che restituisce fiducia nelle istituzioni". E la premier, trattandosi di un fatto di cronaca in evidenza, sceglie di parlare anche lei, con toni e retorica simili.

Nulla di male, ovviamente. Ma è difficile fare a meno di pensare che da quelle parti ci sono i sentieri verso la Francia un tempo usati dai contrabbandieri,  che oggi sono una delle vie scelte da tanti migranti per superare il confine. E che lungo queste vie qualcuno di loro è morto, anche poco più che bambino. E qualcuno di loro è stato salvato, spesso dal freddo, forse da quegli stessi volontari della Protezione civile, o da quegli stessi Carabinieri, e aiutato da quegli stessi cittadini che oggi sono felici, come chiunque di noi, perché un bimbo di 5 anni scomparso è stato ritrovato vivo.

E piuttosto semplice accorgersi che, in quelle occasioni, di congratulazioni non abbiamo sentito parlare, e nemmeno di cordoglio.

Purtroppo è così: quest'epoca in cui dilagano l'ipocrisia e la corsa alla strumentalizzazione e pure alla falsificazione, finisce per toglierci anche la gioia piena che può darci una bella notizia, per lasciarci in bocca il gusto amaro, inevitabile, che si sente pensando alle tante cose, drammatiche, di cui invece si parla poco o niente, o su cui nessun leader nostrano sente il bisogno di intervenire.

A cominciare dai bimbi che muoiono di fame e che sono uccisi dalla mitraglia dell'esercito israeliano a Gaza. Ma questa è un'altra storia.

 

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