Alberto Trentini, 241 giorni nelle carceri venezuelane
- La Porta di Vetro
- 14 lug
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Oggi, 14 luglio, anniversario della Rivoluzione francese, che in apparenza nulla o poco c'entra con la sua condizione, ma che dovrebbe c'entrare - per l'effetto transitivo che ha significato l'assalto al carcere della Bastiglia - come cittadino europeo. Peccato che sulla posizione di Alberto Trentini, che si ritrova prigioniero in Venezuela da otto mesi, non ricordiamo prese di posizione della commissaria europea Ursula von der Leyen che parla di tutto e di più, né di altri europarlamentari, italiani e non.
Arrestato il 15 novembre scorso, dopo essere arrivato nel Paese sudamericano il 17 ottobre, Trentini, operatore umanitario, 46 anni è detenuto nel carcere di El Rodeo I, struttura penitenziaria che si trova, e lo ricordiamo ogni volta a mo' di promemoria, quasi a dare un senso istituzionale all'allucinante vicenda, poco distante dalla capitale Caracas. Di questo carcere si sa oramai tutto grazie alle testimonianze di ex detenuti che hanno condiviso la reclusione con Alberto Trentini. Ma non pare che serva a smuovere le cose.
Finora il regime Madero non ha comunicato qual è la vera ragione dell'arresto. Tipico dei prepotenti, indipendentemente dal loro credo ideologico. Nel caso del presidente Madero, chavista, che un giorno sì e un altro ancora parla di governare in nome del popolo venezuelano, la responsabilità dell'accaduto è doppiamente grave. Primo dovere di chi professa di sinistra è quello di garantire la libertà individuale, non quella di sopprimerla.
Non avanziamo commenti su quelle che sono le responsabilità del governo italiano. La sua riservatezza scaturisce, presumiamo e vogliamo sperare, dalla complessità della vicenda. Ma, in fatto di riservatezza, comunque, esageruma nen, per dirla con una battuta torinese, as sa mai.












































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