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Alberto Trentini, 234 giorni nelle carceri venezuelane


Recenti avvenimenti in Venezuela - detenzione di cinque difensori dei diritti umani, un atto di vandalismo contro la Casa dei giornalisti - non ispirano, né inducono all'ottimismo per le sorti di Alberto Trentini, recluso in un carcere venezuelano. Dell'operatore umanitario arrestato il 15 novembre scorso non si sa praticamente nulla. Né se sia in attesa di giudizio o che altro. L'impressione sgradevole è che si ritrovi ad essere protagonista, e non metaforicamente parlando, di quella battuta che ogni tanto si usa per compiacere la rabbia verso un perfetto colpevole: "chiudiamolo in una cella e gettiamo via la chiave".

Ma Alberto Trentini non è un colpevole, tantomeno il perfetto colpevole. Il governo Maduro però deve pensarla in maniera opposta. Anche se non dà spiegazioni. La cosa non desta stupore. Che cosa ci si può mai aspettare da un esecutivo che, come denuncia l'organizzazione non governativa indipendente per i diritti umani Provea, incarcera avvocati e toglie loro le garanzie minime per un processo? Come riporta il quotidiano on line El Impulso, Provea avverte: "Non c'è diritto alla difesa in Venezuela".

Alberto Trentini se ne rende conto da 234 giorni. E noi?



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