Alberto Trentini, 232 giorni nelle carceri venezuelane
- La Porta di Vetro
- 3 giorni fa
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Aggiornamento: 2 giorni fa

Quella maledetta porta dietro cui vive da 232 giorni Alberto Trentini continua a rimanere chiuso. L'operatore umanitario arrestato il 15 novembre scorso con l'accusa (pare) di cospirazione contro lo Stato è nel carcere di El Rodeo I, nei pressi della capitale Caracas. Il silenzio l'ha accompagnato per sei mesi dal suo arresto, interrotto soltanto da una telefonata con i suoi famigliari a maggio. Parole rassicuranti sullo stato di salute, tradotte in Italia con la speranza di un avvio delle trattative per la sua liberazione. Invece, a parte voci su possibili interventi e mediazioni ufficiose con il governo Maduro, tutto è ricominciato come prima, con la stessa sequenza allucinante, scandalosa e ripetitiva che ricorda "Ricomincio da capo", il celebre film con Bill Murray. Ed ora, mentre il quotidiano venezuelano El Nacional dà le cifre dei detenuti politici nel Paese arrivati a 940, secondo l'Ong Foro Penal, Alberto Trentini, 46 anni, veneziano, è prossimo al non invidiabile traguardo di otto mese in carcere, senza una motivazione credibile. E il contesto non autorizza all'ottimismo. Il Venezuela non fa mistero di rigettare le osservazioni di Volker Türk, Alto Commissario ONU per i Diritti Umani, che la settimana scorsa ha lanciato un nuovo monito sul progressivo deterioramento dei diritti umani in Venezuela, già ai minimi termini dopo le elezioni presidenziali del luglio 2024.
Una posizione, quella del governo venezuelano in materia di diritti umani e civili, che si scontra con la retorica dominante di cui si è fatto portavoce oggi, 5 luglio, in occasione del 214º anniversario della firma dell'Atto di Indipendenza. Data storica che celebra anche la Giornata delle Forze Armate Nazionali Bolivariane (FANB), riaffermando l'impegno per la sovranità e la difesa del Paese. Da chi? Da persone come Alberto Trentini che si battono per migliorare la condizione di altri esseri umani?
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