Vittimismo e giudice unico, "l'odio" in stile destrorso
- Menandro
- 17 set
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di Menandro

Rischia uno sprofondo nel ridicolo l'odio addebitato alla sinistra che la destra sbandiera quotidianamente nel Paese a puro scopo elettoralistico e propagandistico sempre più evidente. Le bugie hanno le gambe corte. Ne siamo certi. Certo, è mortificante accettare che esista in Italia una destra deprivata di una seria base culturale e a senso unico nelle narrazioni storiche ed estremamente aggressiva nell'indossare i panni della vittima. Un vittimismo che è in servizio permanente effettivo dal 25 aprile 1945.
Ma non potrebbe essere altrimenti: la destra italiana è nipotina di un regime odioso, violento e che fu odiato, questo sì davvero, per i disastri in cui fece precipitare il popolo italiano. Dunque, merita il massimo della comprensione, perché non le si può chiedere altro con i suoi precedenti, con un passato politico che si dovesse associare a quello del casellario giudiziale è da brivido, tra avversari politici (locuzione molto di moda, oggi tra la destra) "domati" con il bastone, ammazzati, mandati al confino.
Del resto, il Fascismo, movimento di destra fondato nel 1919 da Benito Mussolini, non è una qualità, ma una disgrazia. Eppure, in nome del fascismo, sconfitto, si sono perpetrati dal secondo dopoguerra stragi e crimini orribili, con la complicità e in concorso con servitori infedeli dello Stato, associazioni occulte e servizi segreti stranieri unite in strategie eversive, vergognose connivenze delle istituzioni o di pavidi ministri, e con l'apporto di dirigenti, alcuni in odore di fronda, dell'erede del partito fascista, il Movimento sociale italiano.
Ora, se non dovessimo attraversare avvenimenti drammatici e soprattutto complicati, non può che far sorridere la semplificazione di affermazioni o di articoli che riducono la storia a un elenco a ruota libera di nomi ed episodi, a una storia e più storie che iniziano e si fermano nella totale assenza di una analisi contestualizzata. Ma interessa davvero alla destra questa operazione culturale? Ad ascoltare e a leggere non si direbbe, il che ci porta a guardare con legittima sospetto chi ignora, parzializzando i fatti, o peggio chi in chiara malafede gioca stuzzicare i sentimenti più triti dell'animo umano. Altro che pacificazione. E da che cosa? Si provi a scorrere le cronache del dopoguerra e si contabilizzi le stragi in Sicilia contro il movimento contadino, gli attentati a segretari nazionali di partito, gli incidenti, le provocazioni, le aggressioni alle sedi dei partiti di sinistra, per finire alle colonne di cronaca nera, protagonisti psicopatici invasati dalla fiamma ardente del fascismo seviziatori di giovani donne, e si riceve una risposta. Qualcuno potrà obiettare che la destra di oggi non è quella di ieri. Alla stessa stregua, allora, l'obiezione vale anche per la sinistra.
Non può così che scivolare nel surreale, se non in una dimensione tragicomica, l'allarmismo di chi profetizza il rischio di un ritorno alle Brigate rosse come se quella stagione di piombo non si fosse intrecciata con il tritolo dei gruppi neofascisti ispirati dalla precisa e perdurante volontà di sconvolgere il Paese e annichilirlo nel caos. Avanguardia nazionale, Ordine Nuovo, Ordine Nero, Fronte nazionale rivoluzionario, Mario Tuti, Pierluigi Concutelli, Stefano Delle Chiaie, Franco Freda, Vincenzo Vinciguerra, tra i tanti, con tutto il precipitato di morti innocenti e distruzioni, non riportano proprio nulla alla memoria?
E prima ancora, come se l'Italia non avesse vissuto la Strategia della tensione, le bombe nei saloni delle banche, nelle piazze, sui treni e sui binari ferroviari, piani eversivi diretti, orchestrati, sostenuti finanziariamente anche da centrali internazionali dell'estremismo di destra che pianificava golpe o svolte autoritarie. E, prima del prima, c'è la "guerra sporca" o "guerra rimossa" in Alto Adige a cavallo degli anni '50 e '60, condotta dall'intelligence militare e civile per contrastare i terroristi neonazisti altoatesini, incubatrice di anomale alleanze e non solo, capitalizzate poi al servizio della Strategia della tensione (paradosso della conseguenza) proprio da chi avrebbe dovuto difendere il nostro sistema democratico, come ebbe modo di scoprire la magistratura inquirente all'epoca.
Appare evidente che da questo quadro storico contestualizzato sarebbe gradito, e non guasterebbe, una maggiore pacatezza proprio dalla "trincea" della destra, che tra l'altro governa ed è responsabile dell'ordine pubblico. Pacatezza da unire a discorsi super partes. L'esatto opposto dell'esasperazione stridula dei toni cui si sta assistendo in questi giorni, accusando la sinistra di alzarli. In altri termini, proprio per la serietà del momento sul piano internazionale (Gaza, Israele, Ucraina, Russia, Unione Europea in crisi) non è lesa maestà chiedere alla maggioranza di governo d'imboccare la strada dei discorsi unificanti da preferire a quelli divisivi. Potrebbe essere un utile antidoto all'odio. Se non vi fosse di mezzo il voto amministrativo che incombe su sette regioni. Una tentazione forte per la destra, tale da indurla evidentemente a giocarsi la carta dell'odio (degli altri) insieme con quella dei migranti, una perfetta accoppiata "vincente", per usare un termine da scommessa ippica.
La campagna contro la sinistra è riesplosa con l'omicidio Charlie Kirk, orribile gesto, su cui il presidente americano Trump, senza scandalo, si è eretto a giudice e a boia, condannando alla pena di morte l'assassino. Siamo nella normalità? O la normalità non sarebbe quella di auspicare il massimo impegno degli inquirenti per scoprire, svelare la ragioni o le ragioni del crimine, senza esposizioni personali che implicano la responsabilità del ruolo istituzionale davanti all'intera Nazione?
Viene così da riflettere sullo sdoganamento (potente) propiziato (e non solo da ieri) da Trump verso gli impulsi più irrazionali e discutibili (una sua costante che tende a distorcere la realtà) che oggi dà l'impressione di autorizzare la destra italiana e le destre internazionali (ognuna delle quali ha il suo campionario di terroristi e assassini) a porsi come vittime e giudici a un tempo: vittime della violenza sinistra della sinistra e giudici per effetto transitivo che deriva dall'assunzione (legittima) del potere e dall'incarnazione (discutibile) di valori superiori. Per fortuna della democrazia, la storia ha dimostrato che quel modello politico, già sprofondato in tragedia, finirà in farsa.













































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