Viaggio nell'Italia insolita e misteriosa
- Ivano Barbiero
- 3 giorni fa
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Aggiornamento: 2 giorni fa
Ranghino, il Guardiano del Cielo delle Cicogne
di Ivano Barbiero

Lasciate le chiese "popolate" di animali reali o simbolici, in un viaggio che lo ha portato dalla Chiesa della Madonna delle Grazie, a Curtatone, per poi fare tappa nel Santuario della Madonna delle lacrime, a Ponte Nossa, in Val Seriana, in provincia di Bergamo, e di lì in altre parti d'Italia [1], il nostro viaggiatore compie oggi un cammino davvero insolito, non più alla ricerca di cosa o di luoghi, ma di chi. E il chi, in questo caso, è un personaggio fuori dagli schemi: Giuseppe Ranghino. Piemontese, da oltre mezzo secolo è considerato il "Guardiano delle cicogne". Le studia, le censisce, per alcuni versi addirittura le accudisce nei territori del Vercellese e del Biellese con indomita passione. Si scopre così quanto
aspetti inediti di questo volatile, ammirato e amato, che da secoli è inseguito con il pensiero e con lo sguardo da credenze e leggende popolari che ne hanno fatto anche un portafortuna, per l'auspicio di natalità.
Oggi, la cicogna, come racconta Ranghino, è sempre più vicina a noi. Anzi, più legata a noi, perché migra meno per i mutamenti climatici e l'aumento generalizzato delle temperature.
Arrivavano quasi senza rumore, tagliando l'aria con le ali grandi quanto un bambino adulto. Le cicogne non annunciavano il loro ritorno: semplicemente comparivano, un giorno di marzo, su un tetto dove erano già state l'anno prima. Le vedevi posarsi con la naturalezza di chi tornava a casa. Però, da alcuni anni, in Italia si sta registrando una stanzialità crescente di questi trampolieri che nidificano su pali, tetti, camini, torri e campanili, meglio se in prossimità delle campagne. Questo volatile di grandi dimensioni da sempre è considerato un portafortuna ed è legato quasi indissolubilmente alla nascita dei bambini. Annuncia inoltre la primavera, la rinascita, i raccolti ed è pure simbolo di fertilità, famiglia e gioia. Ultima caratteristica: è un uccello elegante e innocuo che da sempre ispira simpatia e affetto ed è associato anche inconsciamente al simbolo di pace perché vola con il collo disteso e le ali larghe: un’immagine di calma ed eleganza, anche se durante il corteggiamento produce il famoso “bill-clattering”, ovvero il battito del becco che è un verso molto rumoroso.

Meno migrazioni, più stanzialità
Normalmente si tratta di una specie migratrice: le varie colonie europee volano verso l’Africa nel periodo invernale e tornano in primavera per nidificare. Ora però le coppie che non migrano restano nell’area per gran parte dell’anno. Questa stanzialità crescente si registra in diverse zone d’Italia: in Lombardia, al Parco Adda Sud (fra Cremona e Lodi); in Calabria, nella Valle del Crati e Piana di Sibari; in Sicilia, nella Piana di Gela; in Veneto (Provincia di Vicenza) nell’Oasi‑Parco RAASM, San Zeno di Cassola. In Piemonte questo fenomeno è ormai notevole nel Centro Cicogne e Anatidi, situato a Stramiano (frazione di Racconigi, Cuneo) e in diversi comuni e frazioni del Vercellese e Biellese (Balocco, Tronzano, Livorno Ferraris, Rovasenda, Crova Santhià, Tricerro, Carisio, Buronzo, Castelletto Cervo, Salussola, Castellengo, Villanova, Masserano, Roasio, Massazza e altri ancora).

In queste due ultime province piemontesi c’è una guardia venatoria della Lipu, Giuseppe Ranghino, che ormai si può considerare il Guardiano delle Cicogne. Infatti, da oltre cinquanta anni si occupa di cercare, censire, segnalare e catalogare i vari nidi, le nuove nidiate e i flussi migratori di questi animali. “Dal 1959 ad oggi – ci spiega - ci sono state 46 nidificazioni nella provincia di Vercelli e altre 45 nel Biellese. Quest’anno possiamo considerarla una buona annata perché ci sono state nelle due province 35 nidificazioni, 5 in più rispetto al 2024. Da diversi anni da queste zone gli adulti di cicogna non migrano limitandosi solamente a degli spostamenti vicino ai luoghi di nidificazione. Questo perché il clima è decisamente mite rispetto al passato. Soltanto verso la fine di agosto i giovani nati si uniscono per migrare”.
In Camargue, nel sud della Francia, nella regione Provenza-Alpi-Costa Azzurra, i giovani uccelli di questa specie venivano messi dentro a delle voliere molto grandi per due anni per far sì che perdessero l’istinto della migrazione. Prosegue il signor Beppe: “Questo era stato un buon vantaggio. Infatti, i colleghi transalpini avevano notato che erano sempre meno le cicogne migratrici che tornavano. Molte morivano perché andavano a sbattere contro le pale eoliche o venivano cacciate o avevano altri incidenti. Da quando non migrano più il loro numero è molto aumentato”.
Questo fenomeno è definito “le cicogne non se ne sono andate”. Le cause di questa mancata migrazione? L’habitat favorevole: zone agricole estese, praterie o risaie, campi irrigui che offrono cibo (invertebrati, piccoli vertebrati) anche fuori stagione. Se l’inverno non è troppo rigido, se il cibo è disponibile, alcune coppie possono decidere di non migrare. In Italia meridionale/insulare questo è più facile. A questa stanzialità contribuisce anche l’installazione di nidi artificiali o piattaforme sui tralicci: ciò favorisce la nidificazione in aree magari non “naturali” ma idonee.
Leggende e credenze
“Io ne ho costruite parecchie di queste piattaforme, poi d’accordo con le varie aziende che forniscono l’energia le abbiamo montate sulle sommità dei tralicci, dove era anche stata disattivata la corrente elettrica, utilizzando delle gru mobili. Di sicuro questo cambiamento o adattamento rappresenta un successo per la biodiversità. Offre poi un’opportunità di studio, la stanzialità/modificazione del comportamento migratorio che fornisce dati interessanti sull’adattamento della specie ad ambienti modificati; necessita comunque di un monitoraggio: la stanzialità può comportare rischi (dipendenza da alimentazione artificiale, vulnerabilità a modifiche ambientali) se non gestita bene”.

Si pensa poi che la cicogna sia un’animale fedele che si sceglie la compagna o il compagno e ci passa tutta la vita, ma in realtà sembra invece che questa specie sia più affezionata al nido.
È indubbio che le cicogne in queste zone stanno diventando una risorsa ecoturistica: sempre più persone osservano i loro nidi sperando di vederle. In inverno però si possono trovare “in casa” solo al mattino presto e a tarda sera, raramente durante il giorno perché sono sempre a caccia di cibo. Se è difficile vederle in certe ore del giorno, soprattutto in inverno, in compenso è molto corposa la raccolta di storie, curiosità e motivi simbolici per cui sono considerati animali portafortuna.
La leggenda più famosa in assoluto è quella che loro portano i bambini. Questa diceria nasce nel Nord Europa: in Germania e Scandinavia si credeva che questi uccelli trovassero i bambini in grotte sacre dedicate alla dea Holda o sotto le radici degli alberi. Le famiglie che desideravano un figlio lasciavano cibo sul davanzale per “attirare” la cicogna, animale migratore che tornava in primavera e veniva vista come annuncio di rinascita e fertilità. Da questa tradizione derivano le illustrazioni ottocentesche con la cicogna che porta il fagottino col neonato e la scelta dell’animale come simbolo di maternità in fiabe e pubblicità moderne.

Nella cultura greca, invece, la cicogna simboleggiava pietà filiale. Una storia del poeta Esiodo racconta che i piccoli, una volta cresciuti, “nutrivano i genitori anziani”, rendendo le cicogne esempio di amore familiare e gratitudine. Per questo nell’antica Atene esisteva persino una legge, la “Pelargonia” (“Legge della Cicogna”), che imponeva ai figli di accudire i genitori come le cicogne facevano nella natura.
In varie leggende dell’Europa centrale la cicogna protegge le case dagli incendi perché: nidifica sui tetti (in particolar modo in Germania, Alsazia, Paesi Bassi), è molto fedele al sito di nidificazione e vi ritorna ogni anno. Si credeva inoltre che “dove c’è la cicogna, il fulmine non cade”. Ciò deriva dal fatto che questo trampoliere preferisce tetti in pietra o mattoni, meno soggetti a prendere fuoco rispetto alle vecchie case in legno. Nelle leggende del Nord Europa, la cicogna era associata alla dea Frigg (o Freyja), divinità della famiglia, della fertilità e della nascita. Quando la cicogna tornava in primavera, era segno che nuove vite stavano per arrivare. Nel XIX secolo, lo scrittore danese Hans Christian Andersen raccontò nella fiaba “Le cicogne” (1838) come questi uccelli portino i neonati alle famiglie. Da allora, l’immagine di questo trampoliere che vola nel cielo con un bambino avvolto in un fagotto divenne un simbolo universale di nascita, diffuso in tutta Europa e poi nel mondo.

Simboli di fedeltà, ma non sempre...
Esistono poi molte altre storie documentate di questi uccelli che hanno compiuto atti commoventi. Come quella di “Klepetan” e “Malena” verificatasi in Croazia. Un maschio di questa specie percorreva ogni anno 13mila chilometri dall’Africa per tornare da una femmina ferita che non poteva più migrare.
A Ribe, in Danimarca un’altra cicogna tornava ogni anno nello stesso punto, diventando simbolo della città per più di due decenni. Queste storie hanno rafforzato il simbolo di fedeltà e amore eterno. Però, in quanto alla loro monogamia e presunta fedeltà, si può proprio dire… più o meno.
“La vera fedeltà - chiarisce ancora Ranghino -, non è verso il compagno o la compagna bensì verso il nido. Ogni primavera tornano allo stesso tetto: se trovano l’ex partner, si ricompone la coppia; se no, accettano il nuovo occupante. Questa ‘costanza nel luogo’ ha alimentato il mito romantico”.
In quanto al “bill clattering” (letteralmente: “battito del becco”) è particolarmente tipico anche degli aironi, delle beccacce e trampolieri vari.
“Nelle cicogne, questo è il loro principale richiamo di corteggiamento e comunicazione territoriale: i maschi lo usano quando la partner ritorna al nido, durante la difesa del sito o per rafforzare il legame di coppia. Il suono è molto forte e metallico, quasi un ‘clack-clack-clack’ accelerato. Lo fanno poi durante il corteggiamento, nella stagione riproduttiva, tra febbraio e aprile. C’è infine da chiarire che non è un vero “verso”: le cicogne hanno una laringe poco sviluppata e quasi non vocalizzano; quindi, il becco è il loro principale strumento sonoro”.
Note













































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