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Sicurezza e welfare in rapporto al lavoro nell'edilizia e mercato

  • Vice
  • 3 giorni fa
  • Tempo di lettura: 3 min

di Vice


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Nel suo ultimo articolo della rubrica Pianeta sicurezza[1] Nicola Rossiello ha voluto coniugare la questione immanente nel titolo alla condizione sociale del nostro Paese. In maniera esplicita, Rossiello ha posto sotto la lente d'ingrandimento gli effetti che derivano dalle sottrazioni al welfare, cui si cede oramai da molti anni. Effetti, secondo Rossiello, che non sono estranei alla conseguente percezione di insicurezza che esprime il cittadino e che lo portano a ritenere che sia "proprio la sinergia tra sicurezza reattiva, che affronta i problemi, e sicurezza preventiva, garantita dal welfare, a fare la vera differenza nella vita quotidiana. Si parla di sicurezza come priorità, ma poi le politiche di welfare, quelle che offrono effettivo sostegno ai più vulnerabili, vengono viste come una spesa da tagliare."


Il muro, lavoro regolare e ombre nell'edilizia

Se la sicurezza di una comunità passa dal welfare, si può supporre che per effetto transitivo lo sia anche ciò che è al suo interno. Nello specifico, il lavoro, in particolare l'attività edile, dove la sicurezza è diventata un'ambizione per chi la sostiene e una speranza per chi al mattino si reca nei cantieri. A favorire l'associazione o l'accostamento, è la recensione di una ricerca sull'edilizia italiana elaborata da Piero Tarizzo, sindacalista e studioso della Cisl che già nel titolo dà l'impronta della narrazione: Il muro, lavoro regolare e ombre nell'edilizia, anatomia di un settore diviso.[2] La sua è una discesa e una salita nei cantieri sui passi dei lavoratori e delle imprese che lottano per restare nel mercato di una edilizia italiana divisa tra lavoro regolare e lavoro nero, tra buone prassi e illegalità.

Un viaggio che sembra suggerirci l'equazione che nella prassi quotidiana la sicurezza del lavoro non può che stare al rispetto della legalità, come la sicurezza dei cittadini non può non essere demandata al welfare, perché nell'una e nell'altra espressione, i punti di contatto richiamano l'impegno dello Stato e dell'intervento pubblico nelle sue molteplici e diverse forme istituzionali; un impegno riconducibile a politiche di indirizzo economico, finanziario e fiscale con cui si modella anche il costume di una società e si indirizza il rapporto tra le classi sociali, e in ultimo, ma non meno importante, il valore che si assegna al lavoro soprattutto manuale.


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Su questo tema osserva Michele Prestipino Giarritta, magistrato in pensione, prefatore insieme con Enzo Pelle della ricerca: “Se c’è un settore dove il ripristino della legalità non può dipendere solo dall’azione degli apparati repressivi, ma deve essere affidato anche e soprattutto all’intervento concertato delle diverse forze in campo, forze sociali, movimento sindacale, imprenditoria, questo è proprio il settore del lavoro. Si tratta di tracciare un percorso di interventi molto complesso e impegnativo, ma altrettanto convincente: la via è quella della ‘trasformazione umanista’, come viene definita in questa ricerca, sulla base di tre direttrici, centralità della persona e del lavoro dignitoso, prevenzione e formazione, sicurezza come valore etico”.  

E da Tarizzo arriva un'altra considerazione, convincente, che integra la riflessione di Prestipino Giarritta: “Nel settore delle costruzioni, con i suoi tre milioni di addetti, cuore pulsante dell’economia italiana in forte evoluzione (si pensi alla spinta data dai fondi del PNRR, ndr), esiste ancora un’ampia zona grigia fatta di lavoro nero, dumping, appalti truccati e caporalato mascherato. Mentre alcuni operano nel rispetto delle regole e della dignità, altri sfruttano manodopera ricattabile come merce a basso costo, alterano la concorrenza legale e mettono fuori mercato gli onesti. Sistemi opachi che svendono la manodopera come merce, senza diritti e dignità”.

Lavoro nero, sfruttamento, appalti truccati ed altro ancora, anche se invisibili all'occhio del quotidiano, non sono forse generatori potenti di illegalità, malaffare, criminalità spicciola o organizzata? Elementi quindi che concorrono a minare la sicurezza dei cittadini, anche per ciò che mettono in moto e per l'aspetto di amoralità o immoralità che si insinua nelle coscienze personali. Dunque, come li si combatte se non con l'intervento dello Stato? Che ha sua volta investe - materia di welfare - su controlli per il rispetto delle normative e sulla formazione della manodopera che deve basarsi su una stretta alleanza tra ceti produttori.

Non a caso, su quest'ultimo aspetto, Tarizzo punta il dito sulle due vulnerabilità che affliggono l'universo edile e che continuano a nutrire sacche di lavoro nero, grigio e dumping: la frammentazione del sistema imprenditoriale e la scarsità di operai formati e qualificati, nonostante la grande trasformazione organizzativa, tecnologica e finanziaria che ha vissuto il settore nell'arco di dieci anni, tra il 2008 e il 2018.



Note

[2] Rocco Zagaria in Un muro contro l'illegalità

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