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Viaggio nell'Italia insolita e misteriosa

Il bestiario sacro delle chiese/2

 

di Ivano Barbiero

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Si conclude qui lo sguardo sulle chiese "popolate" di animali reali o simbolici. Un viaggio davvero "insolito" del nostro viaggiatore Ivano Barbiero che ha attraversato una religiosità sconosciuta ai più e ancor più misteriosa che affonda le sue prime radici nel Medioevo. Due settimana fa era partito da Curtatone, nel Mantovano, dalla Chiesa della Madonna delle Grazie, per poi fare tappa nel Santuario della Madonna delle lacrime, a Ponte Nossa, in Val Seriana, in provincia di Bergamo, e di lì a volo d'angelo toccare Verona, il quartiere di San Michele Extra, e scoprire i misteri della di Santa Maria della Pace, detta anche “Madonna di Campagna”. Non ultime, la Basilica di San Petronio, a Bologna, la Chiesa di Santa Maria delle Vergini a Macerata. [1]

Oggi, Barbiero completa il suo giro in cammino per l'Italia alla ricerca del "bestiario cristiano", senza disdegnare un'occhiata, per quanto fuggevole, ad alcune chiese misteriose nel mondo, Europa, Americhe, Asia.  


Le chiese, dunque, sono da sempre popolate di animali, reali o simbolici. Il bestiario cristiano abbonda: l’agnello, la colomba, il leone, l’aquila di Giovanni, il toro di Luca. Nel Medioevo, ogni creatura aveva un significato morale: il pavone simboleggiava l’immortalità, il pellicano l’amore sacrificale, il cervo l’anima in cerca di Dio; serpenti e draghi rappresentavano il male, mentre il pesce era il simbolo di Cristo (“Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore”).


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Le sculture romaniche e gotiche ne sono ricchissime: grifoni, sirene, draghi, centauri - allegorie delle tentazioni e delle forze caotiche domate dalla fede - e leoni stilizzati ai portali, guardiani della soglia sacra, come a Modena, Parma e Ferrara.

Molti santi sono associati a un animale: san Rocco al cane che gli porta il pane, san Francesco agli uccelli e al lupo, san Giorgio al drago, san Vito ai serpenti. Alcune chiese conservano persino resti o reliquie animali, come nella cattedrale di Amalfi, dove si mostra un frammento osseo attribuito al drago ucciso da san Giorgio.

In Abruzzo, a Cocullo, si celebra ogni anno la festa di San Domenico (nelle foto, a destra e in alto), con la processione dei serpenti: un rito antichissimo che unisce culto cristiano e tradizioni italiche dedicate alla dea Angizia. I rettili, simbolo del male, vengono portati in processione come segno del potere divino che lo domina.


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Nel lungo elenco del “bestiario sacro” rientrano anche l’aquila reale imbalsamata del Santuario di San Costanzo al Monte in provincia di Cuneo e il maiale di Sant’Antonio Abate, presente in molte chiese antoniane. Questo animale, allevato un tempo dai monaci per curare i malati di “fuoco di Sant’Antonio”, rappresenta insieme la carità, la guarigione e la gratitudine votiva.

Così, tra leggende e fede, il mondo animale diventa nelle chiese uno specchio del divino: segno tangibile della vittoria del bene sul male, ma anche memoria di un’antica meraviglia verso la creazione.

Esemplari simili si trovano anche all’estero: a Siviglia, nella Cattedrale (Puerta del Lagarto), pende dal 1260 il celebre “Lagarto”, dono del Sultano d’Egitto al re Alfonso X di Castiglia: il più famoso coccodrillo d’Europa. Accanto a lui sono esposti una zanna d’elefante, una briglia e un bastone d’ambasciatore, segni di alleanza diplomatica. L’attuale esemplare è una replica moderna, ma la leggenda resta viva: il “drago di Siviglia” avrebbe terrorizzato la città fino a quando un prigioniero, in cambio della libertà, lo catturò con un astuto stratagemma.

Coccodrilli simili si trovano anche a Valencia, a Icod de los Vinos (Tenerife), a Saint-Bertrand-de-Comminges in Francia, nel duomo di Ratisbona e nel monastero di Melk, in Austria, dove il rettile è esposto come “testimonianza della potenza creatrice di Dio”. In molte abbazie tedesche, benedettine e gesuitiche, collezioni di animali imbalsamati erano considerate strumenti di meraviglia e di evangelizzazione visiva.

Fuori dall’Europa, il fenomeno assume forme diverse. In Messico, nei santuari rurali del Chiapas e di Oaxaca, si espongono pelli di giaguaro o scheletri di animali uccisi “miracolosamente” da santi o sciamani: un chiaro sincretismo tra cristianesimo e antichi culti maya. Nelle Filippine, nei secoli XVII e XVIII, i gesuiti esponevano animali tropicali imbalsamati – uccelli del paradiso, serpenti, scimmie – per mostrare la “meraviglia della creazione”. In Brasile, nei santuari amazzonici, pelli di anaconda o caimani sono offerte votive indigene, simbolo del “male sconfitto nella giungla”.

(fine)


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