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Viaggio nell'Italia insolita e misteriosa.

Aggiornamento: 13 gen

Le piramidi di Montevecchia  


di Ivano Barbiero



Ventesima tappa nell'Italia "insolita e misteriosa" di Ivano Barbiero[1]. In questa nuova puntata, lasciati i luoghi misteriosi di Veneto e Firenze, e lo splendore rinascimentale di Vigevano, in provincia di Pavia, il nostro instancabile viaggiatore affronta l'ignoto che ci riporta indietro di millenni, addirittura alla civiltà egizia: le piramidi costruite in Italia. Si rimane in Lombardia, ma viaggiando verso nord si arriva nel piccolo comune di Montevecchia, in provincia di Lecco, dove nel 2001 è avvenuta una scoperta sensazionale: la presenza di tre piramidi, nascoste dalla vegetazione, costruite attorno al 500 avanti Cristo. Il viaggio attraversa poi il Tirreno in vista delle coste sarde e dalla Sardegna pendola nuovamente in Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, prima di mettere la prua a sud per arrivare a Roma e proseguire in Campania. Dunque, una tappa lunga questa dedicata alle piramidi, scandita in due parti, che si completerà sabato prossimo.


Gli italiani e le piramidi: qual è il filo comune? A prima vista, verrebbe da dire nessuno. Però, a dispetto di ogni logica, in Italia ce ne sono parecchie, scoperte o costruite in diverse epoche e luoghi, alcune di queste addirittura con l’idea di far soldi o di apportare benessere fisico.  

Le più conosciute si trovano in Val Curone, a Montevecchia, comune italiano di 2600 abitanti della provincia di Lecco. Sono tre formazioni collinari con caratteristiche simili alle tombe dei faraoni, quelle che si ammirano in Egitto nella piana di Giza. Sono state scoperte nel 2001 dall’architetto Vincenzo di Gregorio, attraverso un’osservazione satellitare. La rilevazione ha permesso di scoprire che si tratta di piramidi a gradoni con un’inclinazione massima di 44 gradi e con un’altezza variabile tra i 40 e i 50 metri. 

Queste colline sarebbero state modellate dall’uomo e utilizzate come siti astronomici e sacrali. In base agli studi effettuati da Di Gregorio, risulterebbe che, pur non essendo uguali per dimensioni, sono però simili come disposizione e orientamento a quelle egiziane. Le tre piramidi italiane sono infatti posizionate in una linea retta che richiama l’ordine delle tre stelle della costellazione di Orione: Alnitak, Ainilam e Mintaka, replicate proprio nelle tre piramidi di Cheope, Chefren e Micerino.


Ricoperte di vegetazione, tanto da farle apparire come delle colline, queste tre piramidi situate nel nostro territorio sono state realizzate artificialmente, asportando centinaia di tonnellate di roccia. Un lavoro immane. Quella a sud ha uno spiazzo con cipressi sulla sommità mentre la terza è ricoperta da querce. La piramide centrale, detta Belvedere Cereda, secondo gli studi del ricercatore doveva essere un sito astronomico utilizzato dai Celti ancor prima che arrivassero i Romani nel 500 avanti Cristo. Questa ipotesi è stata confermata anche dall’astronomo e astrofisico Adriano Gaspani, poiché le sue misurazioni hanno svelato che le piramidi erano santuari utilizzati per determinare i cicli lunari e le eclissi. Informazioni essenziali per le attività agricole delle popolazioni antiche. Calcolando che gli studi archeologici hanno datato la presenza celtica nel Nord Italia attorno al VII secolo avanti Cristo e che le prime forme di agricoltura sono comparse 11mila anni fa, significa che queste costruzioni potrebbero essere state realizzate dai 3 ai 10 mila anni fa. 


Sardegna, Monte d'Accoddi

Stupisce inoltre che di piramidi nel nostro territorio se ne trovino quasi in ogni regione e a volte si stenta a trovare un filo logico. In Sardegna, nei pressi di Sassari, c’è la Piramide di Monte d’Accoddi, una struttura megalitica costruita tra il IV e il III millennio da una popolazione prenuragica.


Ha una forma tronca e una scalinata che conduce a una piattaforma superiore. Sulla piattaforma si trovano i resti di un altare e di una stele. Con ogni probabilità si trattava di un luogo dedicato a una divinità solare. 

Tornando in Lombardia, vicino al Lago d’Iseo, ci sono invece le piramidi di Zone, colonne di terra e pietra alte fino a 30 metri. Sono un fenomeno geologico raro e suggestivo che ricordano i Camini delle Fate turchi, in Cappadocia. Sono stati modellati dall’erosione del vento e dell’acqua e sulla sommità di ogni colonna si trova un masso di origine glaciale che funge da cappello e protegge la colonna dalla pioggia. 

In Francia, al confine con l’Italia, c’è invece quella di Falicon, costruzione in pietra piramidale, scoperta nel 1803 da un agricoltore che la usò come deposito. Ha una misura di 9 metri e mezzo di altezza e 14 metri di base e si pensa che possa risalire al periodo romano o medievale. 

In Emilia-Romagna, vicino a Reggio Emilia, troviamo la piramide di Vassallo; scoperta nel 2009 ha una base quadrata di un centinaio di metri e un’altezza di 40 metri. Anche in questo caso la sua origine e funzione sono ancora sconosciute, ma potrebbe essere un’opera artificiale o anche naturale. 

Altre tre colline piramidali si possono vedere a Cividale, vicino a Udine, in Friuli-Venezia Giulia. Sono state trovate in una zona in cui sono presenti delle mura megalitiche e un ipogeo attribuiti alla cultura celtica. Anche queste piramidi hanno lo stesso orientamento di quelle che si trovano nella piana di Giza e si ipotizza che in antichità potessero avere una funzione astronomica o religiosa. 


Le meraviglie laziali e capitoline

Nel Lazio, vicino a Viterbo, troviamo la piramide di Faleria, antica costruzione a gradoni. Costruita attorno al 300 avanti Cristo dagli Etruschi sfiora i 18 metri di altezza; si ritiene venisse utilizzata come monumento funerario o come tempio.  Un’altra piramide assai nota, per rimanere nella provincia di Viterbo, è quella di Bomarzo, struttura in pietra che si trova nel Parco dei Mostri. Fu realizzata nel XVI secolo da Vicino Orsini, un nobile e mecenate, come parte di un giardino fantastico e simbolico.

Nella Capitale, vicino alla Porta di San Paolo, c’è la piramide Cestia (o piramide di Gaio Cestio), inglobata nel perimetro posteriore del cimitero acattolico. È un monumento funerario costruito tra il diciottesimo e il dodicesimo secolo avanti Cristo per volere del magistrato romano Gaio Cestio Epulone. La piramide fu costruita in soli 330 giorni, forse anche meno.

Infatti, Gaio Cestio dispose espressamente nel suo testamento che gli eredi gli innalzassero il sepolcro piramidale entro tale termine, pena la perdita della ricca eredità, come ricorda l’iscrizione scolpita sul fianco orientale del monumento funebre. La piramide è in calcestruzzo con cortina di mattoni e copertura di lastre di marmo di Carrara; è alta 36,40 metri con una base quadrata di circa 30 metri di lato e si leva su una piattaforma di cementizio.

In Campania, nella zona compresa tra le province di Caserta e di Benevento, si trovano tre grandi piramidi che per le loro dimensioni assomigliano a delle vere e proprie colline. Una si eleva vicino a Sant’Agata dei Goti, un’altra vicino a Moiano e un’altra ancora vicino a Caiazzo. Le piramidi sono state oggetto di dibattito tra gli studiosi; alcuni sostengono che sono state costruite dall’uomo, mentre altri propendono per la tesi che siano il risultato di un fenomeno geologico naturale. La piramide di Sant’Agata dei Goti è conosciuta anche come collina Ariella e fu rinvenuta casualmente dal ricercatore Leonardo Benedetto Romano; costui notando la similitudine con le piramidi di Visoko, in Bosnia Erzegovina, ne diede notizia ai media. Le altre due piramidi vennero rilevate successivamente e quella di Caiazzo è decisamente più evidente. Il motivo è chiaro: sorge dal nulla nel bel mezzo di una piana. Lì attorno sono stati rinvenuti alcuni resti di mura megalitiche con ogni probabilità costruzioni legate all’antica civiltà degli Osci, popolazione di lingua indoeuropea di ceppo sannitico della Campania antica preromana. (continua)




Note


[1] In:



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