Una nuova casa per i braccianti stagionali nel Saluzzese
- La Porta di Vetro
- 12 set
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 13 set
L'iniziativa delle Chiese evangeliche, oggi a Revello l'inaugurazione alle 17,30

Quella di Revello, nel Saluzzese, è un'altra scommessa vinta che segue la nascita dell'Ostello sociale Dambe So nella Piana di Rosarno in Calabria. Si realizza così, ancora per iniziativa della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), l'impresa di offrire una casa dignitosa e non solo uno spazio-dormitorio ai braccianti agricoli stagionali che "emigrano" da una parte all'altra per Paese. Ed oggi, 13 settembre, alle 17 e 30, la casa (una cascina ristrutturata) vedrà ufficialmente la luce, inaugurata dal presidente della Fcei Daniele Garrone insieme con la coordinatrice di Mediterranean Hope Marta Bernardini, Libero Ciuffreda, in rappresentanza del Consiglio della Federazione delle chiese evangeliche in Italia e con la partecipazione degli artisti Olmo Costa e Daniele Bianciotto.
Il progetto risponde a un preciso proposito: sconfiggere lo sfruttamento dei lavoratori stranieri, cui sono negati diritti basilari, proprio dalla concessione di un bene primario: la sicurezza abitativa da cui discende la ricerca della dignità personale (igiene, pulizia, cucina e quindi alimentazione corretta, spazi personali) attraverso le cose più elementari, al di là del lavoro. Come ha detto più volte in articoli e interviste Libero Ciuffreda, "pensando alle attività che svolgono i braccianti agricoli nelle nostre campagne, mi ritornano in mente alcuni versetti dell’ Evangelo che fanno riferimento ai frutti. Gesù diceva: “Un albero buono non può fare frutti cattivi, né un albero cattivo far frutti buoni”. La Fcei si ispira anche a questi versetti per cercare di interrompere lo sfruttamento e dare dignità ai lavoratori che ogni giorno ci consentono di avere sulle nostre tavole dei frutti “apparentemente” buoni, ma che spesso hanno del “marcio” perché la loro raccolta avviene non pagando adeguatamente i braccianti o non garantendo loro anche i più elementari diritti".[1]
Una situazione che si ripropone anche in numerose aree del nord, nonostante una più capillare azione dei sindacati e di maggiore contrasto al caporalato, come ricorda ancora Ciuffreda: "seppur in situazioni meno degradanti che nelle tendopoli di San Ferdinando in Calabria, anche nel Saluzzese i braccianti hanno vissuto o vivono condizioni di non rispetto dei loro diritti o accoglienze precarie". Di qui una semplice domanda rivolta agli esponenti della FCEI, da parte di quanti, conclusasi la stagione di raccolta delle arance, si trasferiscono in Piemonte: “perché non replicare l'esperienza di Rosarno?". è non riusciamo a svolgere il nostro lavoro in Piemonte con le stesse modalità e tutele che abbiamo imparato ad apprezzare a Rosarno?”.
Dalla domanda il passaggio alla risposta concreta ha implicato un iter di ricerca abitativa sul territorio che ha però potuto fare leva su una rete di conoscenze pregresse che lo scorso anno aveva permesso di acquistare a Verzuolo, pochi chilometri da Saluzzo, un appartamento che attualmente ospita quattro persone.[2]
Iniziativa meritoria quella di Revello sì, ma che non deve risuonare con una eco enfatica, assicurano gli esponenti della FCEI, perché risponde alla missione evangelica che sottende la fede e perché, per usare le parole di una recente intervista pronunciate da Albrecht Philipps, "il lavoro di accoglienza va fatto e basta, non ci sono alternative". In quella stessa intervista, il responsabile per l’ecumenismo della Chiesa regionale della Vestfalia, ha ricordato che i fondi dell’otto per mille alla Chiesa Valdese non vengono utilizzati per il mantenimento della struttura, "ma in gran parte per il lavoro diaconale: trovo ciò molto significativo". Una precisazione da cui ha preso spunto una riserva sulla mancata di responsabilità dei governi rispetto al sostegno sociale, ricordando che "le autorità statali non adempiono abbastanza ai loro doveri [...] La società civile deve essere forte e continuare a denunciarlo. Anche se a volte non [si viene] ascoltati. Il mandato è contenuto nel nostro genoma cristiano: ci sono persone che hanno bisogno di noi".[3]
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