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Un Manifesto agroecologico per salvare il diritto alla salute

di Giuseppe Altieri*


La peste suina è in arrivo, dicono le cronache. Ma, come al solito, invece di curare gli animali (si veda la questione analoga brucellosi della bufale casertane sterminate per un batterio ubiquitario che muore a 39 ° C …mentre la mozzarella si fila ad almeno 80°C), che non provocano alcun rischio per gli esseri umani, li si ammazzano a migliaia. Alla faccia dei Diritti Costituzionali recentemente rafforzati per il Benessere degli animali.

Del resto, la zootecnia industriale è la causa di tutti i mali del pianeta, in primis degli animali stessi che si ammalano e di chi se ne nutre, che si ammala ancora di più. Inoltre, gli animali delle “fabbriche zootecniche” consumano alimenti che sfamerebbero almeno 30 miliardi di esseri umani, mentre con le carni intossicate da farmaci, mangimi, residui chimici di pesticidi e glifosate, ogm e vaccini, alimentiamo solo 3 miliardi di obesi ed ammalati, visto che il rendimento dei mangimi industriali e ogm è solo del 10%. In altre parole, distruggendo le foreste primarie e desertificando i terreni con pesticidi e glifosate per alimentare animali allevati in condizioni orrende.

Ultimo, ma non meno importante, la concorrenza di Cina o di altre nazioni dove le regole sono baipassate a beneficio esclusivo di commercianti-sfruttatori-importatori che creano le condizioni per un massacro generalizzato al solo scopo di speculare sulle crisi di mercato industriale delle carni latte e derivati. Oggi non rimane che una strada percorribile: la riconversione agroecologica con il sostegno degli enormi fondi della Politica agricola europea.

A mio avviso, è necessario utilizzare immediatamente i fondi europei per il benessere animale a favore delle antiche razze e varietà locali, e per gli interventi agro-climatico-ambientali. Decine di miliardi di euro sono disponibili da almeno 30 anni per riconvertire tutti gli allevamenti al sistema agro-eco-biologico, ovvero alimentati dal territorio o da comprensori biologici limitrofi che forniscono i foraggi in cambio di fertile letame per concimare i cereali e le coltivazioni vegetali.

Riducendo, ovviamente, la produzione e il consumo di alimenti d’origine animale, il cui eccesso contrasta peraltro i principi di una sana dieta mediterranea. Gli agricoltori biologici dovrebbero essere sostenuti con fondi esentasse e a fondo perduto al cento per cento, a pagamento di un servizio reso alla collettività: per ogni miliardo investito in agricoltura ne fa risparmiare 10 in spesa sanitaria per patologie croniche e per il dissesto idrogeologico provocati dall'agricoltura e zootecnia industriali.

L’Italia ha l'opportunità di diventare il faro della riconversione biologica europea a mondiale. Magari anche importando, perché no, prodotti come latte e carni biologiche da altri paesi europei per trasformarli con la sapienza millenaria delle nostre tradizioni, in sostanza, creando "sinergie agro-ecologiche". Per prodotti definiti in questo caso IGT (Indicazioni geografiche tipiche) fatti con materie prime importate biologiche e trasformati in Italia) che insieme alle DOP biologiche (con materie prime italiane esenti da pesticidi e ogm) siano quanto meno ecologici per il benessere collettivo dei paesi esportatori e importatori. Ciò significherebbe essere Europa.

L’agroecologia è l’unica via. Ma dobbiamo in primis fermare la follia degli ogm e inserire il cibo tradizionale come Diritto Costituzionale. L’agroecologia consente di raddoppiare le disponibilità alimentari planetarie, dimezzando il consumo di risorse e rigenerando l’humus e la fertilità dei terreni, fissando enormi quantità di gas serra (metano, CO2, ammoniaca e CO2 vapore acqueo) ripristinando le foreste primarie al fine della resilienza verso i cambiamenti climatici. Ma è necessario rivedere i principi del Diritto in maniera Geocentrica, con l’Uomo custode della Madre terra, pena il destino di malattie, sterilità ed estinzione.



*Agroecologo


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