Un libro per voi: "Umberto Terracini. Un comunista solitario"
Aggiornamento: 29 mag
Domani, giovedì 30 maggio, la Fondazione Gramsci presenta alle 18,30 al Polo del '900 di Torino il libro di Claudio Rabaglino "Umberto Terracini. Un comunista solitario", introduzione di Aldo Agosti, Donzelli editore, 2024. Con l'autore interverranno, dopo i saluti di Alberto Sinigaglia, Presidente del Polo del ‘900, lo storico Marco Revelli e Francesca Chiarotto, componente Comitato Scientifico della Fondazione Gramsci.
Umberto Terracini, morto a Roma nel 1983, all'età di 88 anni, è stato uno dei personaggi più influenti della vicenda politica del Novecento italiano, del quale ha attraversato molti dei momenti più significativi: dagli anni formativi dell’adesione al socialismo alla fondazione della rivista «Ordine Nuovo» con Gramsci, Togliatti e Tasca, poi la scissione di Livorno, che portò alla nascita del Partito comunista italiano, vissuta da protagonista. Fiero oppositore del regime fascista, incarcerato, inviato al confino, protagonista della Resistenza, nel dopoguerra fu eletto presidente dell’Assemblea costituente, che gli concesse il privilegio di apporre la sua firma in calce al testo della Costituzione repubblicana.
Torino lo ricorda ancora ospite della Festa nazionale dell'Unità del 1981, un ritorno nella città che l'aveva visto bambino, al seguito della famiglia originaria di Genova, universitario e fondatore del "nucleo 'ordinovista', come scrive Paolo Spriano con cui lo fa "esordire", dopo una nota, nel volume con cui si apre la Storia del Partito comunista italiano [1].
Di quel gruppo di redattori dell'Ordine Nuovo, Terracini fu tra i più determinati nel perseguire la linea dei Consigli operai impostata da Gramsci nel solco della Rivoluzione bolscevica e di contestazione dell'indirizzo politico riformista del Partito socialista[2]. Di forte temperamento, nel 1914 diventa segretario dei giovani socialisti, che guida fino al 1916 su posizioni antimilitariste.[3] E il 1916 è l'anno in cui il suo nome si legge nei mattinali della polizia con il suo primo arresto. Paolo Spriano lo descrive come "un forte oratore, ragionatore sottile, polemista durissimo. La sua funzione si esplica piuttosto a fianco della rivista nella sua elaborazione redazionale. Terracini e Tasca (a differenza di Gramsci e Togliatti n.d.r.) non hanno mai avuto tentazioni interventiste." Chiamato alla armi sul finire del 1916, è inviato al corso per allievi ufficiali. Al termine, però, gli viene rifiutata la nomina per i suoi trascorsi politici e presta il servizio militare come soldato semplice fino al termine del conflitto.
Insieme con Amedeo Bordiga, Terracini è un intransigente rivoluzionario, deciso ad attuare lo strappo dal partito socialista. A Livorno, nel giorno della scissione, sostiene che "la creazione del partito comunista non è che la risoluzione del problema della creazione del Partito di classe del proletariato che ha come sua meta la conquista del potere. [...] Il partito comunista è il creatore delle premesse spirituali per la rivoluzione. [...]Il Partito politico di classe non crea la situazione, ma sa sfruttare la situazione. Il Partito politico di classe è quello, non che organizza e fa, secondo la sua convenienza, avvenire i fatti nello svolgimento della vita di un Paese, ma è quello che non si lascia mai sorpassare dai fatti, è quello che li prevede e sa guidarli verso una meta, è il Partito che ha questa meta da raggiungere".
Nel 1924, all'indomani del delitto di Giacomo Matteotti, entra a far parte del Comitato centrale del Pcd'I di cui Antonio Gramsci diventa segretario generale, al posto di Amedeo Bordiga. La polizia fascista lo tiene d'occhio e lo arresta nel gennaio del 1925. Una restrizione della libertà breve, ma che si ripropone in un'altra circostanza per altri sei mesi, fino all'ennesimo arresto nel settembre del 1926, da cui viene liberato soltanto dopo il 25 luglio, con la caduta del Fascismo.
Note
[1] Paolo Spriano, Storia del Partito comunista italiano, da Bordiga a Gramsci, Einaudi, 1967, p. 46
[2]L'Ordine Nuovo viene fondato a Torino il 1º maggio 1919, la cui era in via dell'Arcivescovado, la stessa dell'edizione piemontese dell'Avanti. E Terracini è uno degli intellettuali più vicini a Gramsci che, il 14 agosto del 1920, in aperta polemica con Tasca, scrive di essere insieme a Togliatti e a Terracini protagonista di "un colpo di stato redazionale" nell'aver affrontato nel numero 7 della rassegna il problema delle Commissioni interne" in L'Ordine Nuovo 1919-1920, Einaudi, 1954, p. 148
[3] Paolo Spriano, Storia di Torino operaia e socialista, Einaudi, 1972, p. 240
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