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Ucraina, strategia Nato e rischio olocausto nucleare

Aggiornamento: 20 gen 2023

di Lanfranco Peyretti


Le informazioni dei militari, che hanno circolazione ristretta, sono più concrete e illuminanti di quelle correnti, molto manipolate e sorrette da un indegno ostracismo a storici e ad altre voci di indubbio valore. E' ormai evidente che la guerra, “incubata” da tempo a Washington, come hanno scritto più osservatori, mira a “inglobare” e non ad accogliere l’Ucraina nella NATO. Questo proposito, radicato e non nuovo, ribadito con la stessa parola poco tempo fa da Jens Stoltenberg, Segretario Genera­le della Nato, è in perfetta coerenza con le affermazione del presidente americano Joe Biden che nel febbraio 2021 ha di­chiarato: "gli USA debbo­no tornare a guidare il mondo". Con quali mezzi lo si vede.


Superiorità tecnologica

Di fatto l’Ucraina, nella cui costituzione è stato inserito come dato fon­damentale l’appartenenza alla NATO, è già un paese militarmente e politi­camente nelle mani di questa organizzazione. La certa intenzione della NATO di installare in Ucraina missili nucleari puntati sulla Russia (come nel 1962 da Cuba sugli USA), se fosse di imminente attuazione, deli­ne­erebbe una minaccia grave addirittura ammessa dall’art. 2, comma 4, dello Statuto dell’ONU come legittimante la guerra al pari della guerra difen­si­va.

La NATO ha una superiorità tecnologica indiscussa. Gli USA negli ultimi venti anni circa hanno fatto investimenti in armamenti diciassette volte su­periori a quelli della Russia. In Ucraina, dove dirige le operazioni, fornisce geolocalizzazioni satellitari di estrema precisione e sistemi di puntamento digitali infallibili montati anche su armi leggere. La superiorità è stata dimostrata nella prima fase dell’invasione dei russi, che sono stati fermati dai micidiali razzi controcarro e anti-elicottero Jave­lin (13 kg, lunghi solo 1 m, spalleggiabili). Il che ricorda molto da vicino la guerra dei mujaheddin in Afghanistan contro l'Armata Rossa negli anni Ottanta. Anche l’affondamento dell’ammiraglia della flotta del Mar Nero è stato un terribile avvertimento. Poteva essere affondata tutta la flotta.

Ma se la NATO dispiegasse subito tutta la sua superiorità, la Russia impiegherebbe senza dubbio l’atomica. La Russia, che rimane il paese aggressore, oppone ingenti sacrifici di fanteria e razzi iraniani poco costosi e poco pre­cisi per far consumare all’Ucraina contro-razzi 10 volte più cari che ne ab­battono 9 su 10. Il resto lo fa con bombardamenti aerei imprecisi da alta quota e con tradizionale artiglieria pesante da campagna a lunga gittata.


Umiliare l'orso russo: un'arma a doppio taglio

L’eventuale fornitura NATO di carri pesanti con bocche da fuoco di gittata superiore a quella dei carri russi, o di missili tattici capaci di colpire le re­trovie profonde, tutti mezzi per vincere la guerra, avvicinerebbe pericolosamente il momento del ricorso della Russia prima a un limitato nu­mero di razzi ipersonici ultrapotenti e distruttivi, come minacciato da Putin, poi al­l’atomica. La Russia è una zatterona inaffondabile, ma ferirla profon­da­mente e umiliarla vuol dire indurla a un gesto estremo, come ha ripetutamente affermato l'ex presidente Medvedev, cui si è aggiunto di recente il Patriarca Kirill.

La NATO ha realizzato un perverso capolavoro double-face: ha trascinato la Russia e Putin nella guerra in Ucraina per logorarla profondamente in un Viet­nam europeo, ritenendola pericolosa possibile alleata della Cina nella com­petizione mondiale, e nel contempo ha svuotato l’Europa come possibile soggetto non avverso, ma autonomo e competitivo nel campo economico, culturale, tecnico. L’Europa inspiegabilmente si è piegata docile a questa dannosa sudditanza, di cui paga l’onere, tradendo completamente l’idea pa­cifica dei suoi Padri fondatori. L’Italia, ancor più zelante, ha favorito questa sottomissione, oltretutto contraddicendo l’art. 11 della Costituzione. La Germania, dopo aver promesso l'invio di carri armati Leopard, nell'incontro di oggi a Ramstein ha raffreddato gli entusiasmi ucraini, con la dichiarazione del suo neoministro della Difesa, Boris Pistorius, incline a guardare i lati positivi dell'invio, quanto anche quelli negativi.

Sostegno alla popolazione ucraina per favorire la pace

Dobbiamo astenerci dal fare il tifo per l’uno o l’altro cinico giocatore della cruenta partita a scacchi in corso e operare invece per la pace. Dobbiamo esigere dal governo che, senza sottrarci dal fornire aiuti strettamente difen­sivi, sostegni alla popolazione e accoglienza dei profughi, prenda una posi­zione nella UE e fuori a favore di un compromesso di pace, per esempio sostenendo il principio della neutralità dell’Ucraina, che sembra ora proi­bito. Nessuno dei due contendenti deve vincere. Il nostro cuore stia con la popolazione sofferente e anche con i soldati che vanno a morire, di en­trambe le parti.

Dobbiamo sottrarci alle fonti di informazione sbilanciate. Per fortuna la consapevolezza che la realtà bellica ha radici remote e non è riassunta nell’immagine aggredito-aggressore si sta diffondendo.




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