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Ucraina: in arrivo sottomarini britannici e l'UE stanzia altri 500 milioni di euro

di Vice


Guarda il video. Il Regno Unito ha fornito all'Ucraina nuovi sottomarini senza equipaggio, destinati a colpire le navi da guerra russe. Si tratta di armi sofisticate in dotazione alla Royal Navy britannica, un salto di qualità rispetto drone sottomarino USV (nave di superficie senza equipaggio) ucraino che nel settembre scorso [1] si era incastrato tra gli scogli nei pressi di Sebastopoli, sede della principale base navale della Marina russa del Mar Nero.

Si prosegue così con l'aggiunta di nuovi mezzi, in una rapida escalation di spese militari su scala mondiale, la guerra silente che si combatte dai tempi della Guerra fredda nelle acque del Mediterraneo, ieri per contrastare la flotta sovietica, oggi navi e sommergibili della Federazione Russa, nell'ambito di una strategia e di alleanze di contenimento sempre più spinte ad est, dopo la caduta del muro di Berlino, diventata ad un tempo difensiva e offensiva per procura con l'aggressione del Cremlino a Kiev.


Sotto il profilo delle conoscenze (e utilizzo) di tecnologie militari si può parlare anche di una svolta ultra rapida per l'Ucraina che dal 2014, dall'annessione russa della Crimea, ha dato vita a imponente riarmo sostenuto dall'Occidente. Ma dal 24 febbraio, dal giorno dell'invasione decisa da Putin, i parametri si sono decisamente elevati per qualità e per quantità. Il che rende oggi e in prospettiva l'esercito di Kiev - accreditato a entrare nella Nato - uno dei più agguerriti in Europa, forte dell'esperienza diretta sul campo per le truppe e delle conoscenze acquisite dallo Stato maggiore delle Forze armate sull'avversario russo; non ultimo, né secondario, per l'accumulo di mezzi, materiale a approvvigionamenti bellici in continuo arrivo da Unione Europea e Stati Uniti, fino ai numerosi consiglieri militari di altri Paesi presenti sul territorio ucraino, il cui ruolo è sempre comunque duplice, se non triplice: consigliare, studiare lo stesso alleato e scoprire da vicino le vulnerabilità dello storico avversario.

Tra l'altro, sotto l'impulso del monito lanciato dall'Ucraina all'Iran contro la concessione di droni alla Russia, intervento resosi necessario secondo alcune fonti internazionali anche per la claudicante controffensiva di Kiev sul fronte di Kherson, negli ultimi giorni il governo di Zelensky ha reso serrate le trattative con Israele per invitare Tel Aviv a rinunciare alla sua posizione di neutralità per la cessione di armi anti drone[2].


Intanto, ieri l'Unione Europea ha approvato un pacchetto di aiuti per 500 milioni di euro e l’istituzione di una missione di assistenza militare a sostegno dell’Ucraina. La missione militare prenderà il nome "Eumam Ucraina" e avrà come obiettivo l'addestramento per due anni sul suolo europeo 15mila soldati di Kiev. Per questa formazione bellica, che avrà come quartier generale Bruxelles, l'Ue ha pianificato una spesa di 106 milioni di euro che rappresenta una percentuale modeste di quanto fin qui erogato dagli europei per la difesa dell'Ucraina che è pari a 3,1 miliardi di euro, destinati a salire fino a 9 miliardi secondo quanto affermato nel settembre scorso dai vertici delUnione Europea.


A questo punto, considerato il livello di armamento (e di sapere) fin qui raggiunto dall'Ucraina, la cooptazione nella Nato appare quasi d'ufficio, se non da auspicare (anche per una esigenza di controllo) dalla stessa Unione Europea e dagli Stati Uniti per la dimensione che hanno assunto le forze armate ucraine anche nel caso di una augurabile tregua e accordo pace in tempi ravvicinati. L'immediata smobilitazione dei ranghi militari ucraini, infatti, non sarebbe che una remota ipotesi e quanto di più distante si potrebbe immaginare nelle strategie dell'Occidente per la piega che ha preso la guerra e il solco che si è scavato con Mosca. Certo, non si arriverà a una zona demilitarizzata come tra Corea del Nord e del Sud, ma neppure è immaginabile un raffreddamento della tensione d'incanto.



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