top of page
  • Vice

Trump, l'ultimo virus della democrazia malata Usa

Aggiornamento: 2 ago 2023

di Vice


"Trump charged over bid to cling to power", titola il New York Times a tutta pagina sulla nuova accusa lanciata dal procuratore speciale Jack Smith all'ex presidente degli Stati Uniti.[1] Su Trump, che ha raggranellato tre incriminazioni negli ultimi sei mesi, grave l'accusa - mai formalizzata ad un ex inquilino della Casa Bianca - di cospirazione, di essersi letteralmente aggrappato al potere con l'assalto del 6 gennaio del 2021 al Campidoglio, una delle pagine nera della democrazia americana.

Il procuratore Jack Smith (nome che sembra persino immaginario per una grande storia) che in questi mesi d'inchiesta ha tirato diritto per la sua strada, indifferente al ritorno del tycoon in testa ai sondaggi dei candidati repubblicani per le elezioni del 2024, ha allargato le accuse di frode, di macchinazione e di complotto ad altre sei persone vicine al mefistofelico Trump, indagato anche per i suoi (maldestri) tentativi di cancellare le registrazioni delle telecamere di sorveglianza che precedono la perquisizione degli agenti dell'Fbi incaricati di cercare le carte segrete (trafugate dalla Casa Bianca) nella sua villa di Mar-a-Lago.

Dall'entourage dell'ex presidente sono arrivate le controaccuse che hanno messo nel mirino inquirenti e Casa Bianca: "Questo non è altro che il tentativo disperato della criminale famiglia di Biden e del loro Dipartimento di Giustizia di tormentare il presidente Trump e coloro che lo circondano", ha sostenuto il portavoce di Trump Steven Cheung, commentando anche l'incriminazione di Carlos De Oliveira, componente dello staff di Trump, nell'ambito appunto del caso delle carte segrete. E Trump non è stato da meno, avvertendo indirettamente anche chi all'interno del Partito Repubblicano potrebbe essere tentato di approfittare delle sue disgrazie giudiziarie: "La mia campagna non si ferma, le incriminazioni non mi faranno abbandonare la corsa alla Casa Bianca nel 2024", ha affermato in un'intervista telefonica alla radio conservatrice Real Voice of America, mentre network e quotidiani schierati con i conservatori hanno fatto eco e da spalla a sua difesa.

Ora l'America si interroga su come tutto ciò sia stato possibile nel "faro della democrazia". Ma quale America, ci si domanda, se una parte consistente di essa non avrebbe dubbi di votare Trump, se condivide la radicalizzazione dello scontro politico e sostiene le teorie, anche le più bislacche, di "complottismo". Lo stesso NYT in un editoriale si pone il quesito delle implicazioni per la democrazia americana rispetto al caso Trump. Anche in questo caso, è lecito domandarsi se gli Stati Uniti sono ancora una democrazia vera, autentica, sulle orme di quella voluta dai suoi Padri fondatori in quel lontano 4 luglio del 1776. O se, invece, l'America non sia diventata una democrazia malata nelle mani di pochi che, si perdoni la semplificazione, raccoglie ciò che ha seminato negli ultimi decenni contrassegnati da più presidenti pronti per i più svariati motivi e le più svariate ragioni a mentire al popolo americano, che ha sua volta si ritrova vittima delle amnesie che il Potere favorisce. Reagan, Bush padre, Clinton, Bush figlio, Obama, Trump, ora Biden, se si parte dagli anni Ottanta, offrono un campionario di menzogne, prevaricazioni, violenze, ingerenze nella vita di altri stati, guerre finanziate, fomentate e guerreggiate, che non ha pari in nessun'altra parte del pianeta in termini assoluti rispetto alla superforza economica e militare incarnata dagli Stati Uniti. Esempi per nulla edificanti per chi continua a sostenere il primato morale ed etico di quella società e pretende dagli altri il riconoscimento di quella forma di democrazia. Malata, però, a dispetto di chi, al dunque, in nome della realpolitik pretende che si chiudano gli occhi su anomalie e disfunzioni di quel sistema, quando per coerenza ai principi democratici dovrebbe essere esattamente il contrario.

Dunque, osservazioni che non possono essere, per la gravità degli eventi che sottendono, derubricate come "scontato" antiamericanismo per gli effetti che hanno prodotto sulla società civile degli Stati Uniti e sui comportamenti dei cittadini che, come inevitabilmente accade nella rincorsa al sorpasso tra causa ed effetto, hanno a loro volta influenzato la classe politica americana (ristretta e circoscritta nei luoghi del potere ai soliti noti) l'informazione, la giustizia, le forze armate, i servizi segreti, il potere delle lobby. E ciò ci deve anche indurre a riflettere che non sarà sufficiente incriminare Trump se non si va alla radice delle ragioni che lo hanno portato al comando della più grande nazione del mondo correndo il rischio che la democrazia sia soltanto sulla carta.

L'ultima incriminazione di Donald Trump è un'ora buia per l'America. Ma lo è anche per il mondo libero che davvero crede nella democrazia e non nelle forme posticce o pasticciate che fanno sorridere quando si osserva, per esempio, la presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, enfaticamente emozionata come una scolaretta per il diploma di "affidabilità" che le consegna il "professor" Biden. Parliamo del presidente di un Paese dalle mille contraddizioni e angoli oscuri. Il grande Paese che, in virtù del II Emendamento, possiede 120 armi ogni cento abitanti (42 per cento delle famiglie), che registra 34 vittime per armi da fuoco per milione di abitanti con il non invidiabile record di stragi nelle scuole, che non ha alcuna intenzione di rinunciare alla sua letale libertà[2]. Un Paese immerso fino al collo nella questione razziale, nella diseguaglianza sociale, nella "povertà" del suo welfare, strangolato da un debito pubblico che non ha precedenti ed ora con un ex presidente golpista che si appresta a contendere la Casa Bianca a chi ha deliberatamente imboccato una guerra per procura contro la Russia (trascinandosi dietro i governi occidentali) e si appresta a destabilizzare i rapporti con la Cina, anziché favorire e promuovere la diplomazia, la mediazione, l'idea di un nuovo mondo che oggi, 2 agosto, si vive l'Earth Overshoot Day, cioè ha già consumato dopo sette mesi le risorse annuali della Terra.

Davvero un dramma per gli Usa, ma anche per tutti noi.


Note




37 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti
bottom of page