SETTIMANA FINANZIARIA Dollaro sempre in fibrillazione
- a cura di Stefano E. Rossi
- 19 giu
- Tempo di lettura: 5 min
a cura di Stefano E. Rossi

La riunione di mercoledì scorso del FOMC lascia i tassi invariati. Si tratta del Comitato Federale di politica monetaria Usa, presieduto da Jerome Powell, capo della FED, che per questo si prende dello stupido dal Presidente Trump. Va tutto secondo un odioso copione, purtroppo, ormai da tempo. Ma il Board della Federal Reserve, spaccato in due nelle scelte sui tassi, vede ora la fronda permissivista perdere pezzi. A conclusione del secondo trimestre dell’anno, il quadro economico si è di molto complicato, sia per i costi delle guerre guerreggiate, che per le ripercussioni socio-economiche di quelle commerciali attivate dalla Casa Bianca.
Gli azzardi di The Donald
Il famigerato Liberation Day del 2 aprile scorso, come avviene quando scatta il salva-vita del contatore elettrico, ha fatto saltare la correlazione tra il dollaro e il T-Bond. È il loro Btp e rappresenta l’indice di riferimento dei rendimenti a dieci anni denominati nella valuta americana. Si è trattato di uno shock storico, che ha subito determinato il rafforzamento dell’euro e delle altre principali valute straniere. Se a questo aggiungiamo anche l’eccessiva volatilità del dollaro, alla quale si contrappone l’esigenza degli imprenditori alla certezza negli scambi internazionali, il gioco è fatto. E, benché il Presidente statunitense si sia proficuamente dimostrato (almeno per sé stesso) un ottimo giocatore d’azzardo, la finanza e l’industria non l’hanno gradito, dimostrandolo coi fatti.
A documentarlo è Paula Comings, responsabile della divisione valutaria di Bank of America, che così interpreta le mutate dinamiche delle transazioni commerciali: Il dollaro era sacro e inviolabile, ma adesso i fornitori d’oltreoceano sembrano chiedere alle imprese importatrici americane: ‘pagateci con la nostra valuta’. Accade per l’euro, la sterlina, lo yuan cinese, il peso messicano e il dollaro canadese. La moneta Usa perde il suo ruolo autorevole a vantaggio di quelle di altre nazioni. Non riesce più ad esercitare quel magnetismo superiore verso il quale convergevano quasi tutti gli scambi internazionali oppure quello di bene rifugio che, da molti decenni, aveva attirato gli investitori nei tempi più bui.
Dell’instabilità valutaria, approfitta anche la Presidente della BCE Christine Lagarde, che esprime i suoi auspici con un editoriale sul Financial Times: questo è il momento di un euro globale. Ma questo è un ruolo che non si conquista per inerzia. Chiede all’UE di rafforzare tre pilastri fondamentali: credibilità geopolitica, resilienza economica e integrità giuridico-istituzionale. Facile a dirsi. In sintesi: tutta un’altra Europa; un bel compito a casa per tutta un’altra dirigenza politica europea. Chissà se sono fischiate le orecchie a Ursula von der Leyen.
Ma suo malgrado, il percorso, che sembrerebbe già iniziato, della perdita d’influenza del dollaro a vantaggio dell’euro, sarà molto lungo e impervio. Un dato che, su tutti, rappresenta bene le resistenze da vincere riguarda le riserve valutarie. Quelle denominate in euro rappresentano già un ragguardevole 20% del totale mondiale, ma quelle statunitensi ammontano addirittura al triplo.
Caritas: povertà e allarme sociale
Tornando a casa nostra, la settimana è iniziata con il rapporto statistico di Caritas Italiana: La povertà in Italia. Il direttore, don Marco Pagniello, insieme alla sua rete di volontari si fa sentinella del disagio crescente della nostra società. Ci introduce ad un quadro tanto meticoloso quanto, per molti versi, sconsolante. Gli oltre tremila-trecento punti d’ascolto, distribuiti nelle diocesi di tutta Italia, nell’ultimo decennio hanno registrato un incremento medio di ricorso all’assistenza pari al +62,6%. Nel 2024 è stato dato sostegno a più di 277 mila famiglie. Una su quattro si è rivelata portatrice di un disagio stabile e prolungato, raddoppiando negli anni la frequenza delle richieste. Osservando le aree geografiche, l’aumento più marcato si rileva al nord, con un disarmante +77%. La metà delle famiglie in età lavorativa finisce in difficoltà per colpa della disoccupazione, una su tre per il lavoro povero. Analoga è la situazione causata dalla fragilità sanitaria. In merito, vengono richiamate le più recenti pubblicazioni Istat, secondo le quali circa 6 milioni di italiani, pari al 9,9% della popolazione rinuncia a curarsi. Ma l’allarme sociale cresce ancor più di fronte alla quasi certezza della sottostima del dato. Lo denunciano i tanti operatori, testimoni del comportamento di molti assistiti, che hanno smesso di chiedere aiuto anche di fronte all’evidenza del bisogno di cure.
L’Istat ha pubblicato l’aggiornamento dei dati sull’inflazione. La corsa dei prezzi rallenta dal +1,9% di aprile al +1,6% di maggio. Però, non accenna a fermarsi il paniere del cosiddetto carrello della spesa, che anzi sale dal +2,6% al +2,7%. In definitiva, potremmo concludere che l’inflazione tua è diversa dalla mia. Colpisce in modo diverso le persone e con grandi disparità, secondo i singoli bisogni e le abitudini d’acquisto.
Unicredit e Mediobanca, vicende intricate
Piazza Affari è in fase calante. Diverse le novità degne di nota. La borsa di Gucci finisce sulle spalle del capo di Renault, fresco di dimissioni dalla casa automobilistica. Luca De Meo passa dalla meccanica al blasonato, quanto in crisi di vendite, brand del lusso suscitando non poche perplessità. Il trasferimento del quotatissimo manager è una notizia dirompente su entrambi i fronti. E così il titolo Kering, che detiene il marchio italiano, schizza all’insù in quell’altra borsa, l’azionaria di Milano. È opportuno dire: finalmente, dopo la deprimente débâcle degli scorsi mesi. La performance settimanale, +5,69%, risponde alle attese di un incisivo quanto risolutivo cambio dell’organizzazione, da irrobustire con gli auspicati ulteriori inserimenti dall’esterno nella compagine dirigenziale. Renault, per contro e temendo altre uscite, cede sul parterre un ragguardevole -9,93%.
Molto più intricato è l’affaire Unicredit. Non da meno, si conferma anche quello di Mediobanca.
A piazza Cordusio, sede della prima delle due banche, giungono i dettagli della lettera con la quale il Ministero delle Finanze ha risposto all’UE, per giustificarsi nel tentativo di bloccare la scalata al Banco BPM. Lo strumento in discussione è la Golden Power. Il governo dichiara di avervi fatto ricorso per legittime questioni di sicurezza nazionale e di tutela del risparmio pubblico. L’opzione ministeriale resta valida e, fino all’ultimo minuto, si porrà come vera e propria spada di Damocle sull’esito favorevole dell’acquisizione. Il giorno successivo, poi, si è riaperta un’altra pagina. È arrivato il via libera dell’Antitrust europeo, subordinato alla cessione di 209 sportelli, impegno già assunto dalla banca. Con questa autorizzazione decade la sospensione del periodo di adesione all’offerta, che potrà riprendere da lunedì 23 giugno.
Piazzetta Cuccia, sede di Mediobanca, è parimenti in fibrillazione. La scelta di rinviare al 25 settembre la convocazione del CdA per l’approvazione dell’offerta di scambio di Banca Generali scopre il fianco alle mire di Monte Paschi. La data del rinvio è troppo a ridosso dei termini di decadenza dell’offerta e il probabile fallimento del progetto, cioè di creare il secondo polo del wealth management nazionale, trasforma di fatto Mediobanca da predatore in preda. Perciò, è ora la banca senese ad avere le maggiori probabilità di ritrovarsi con la strada spianata per dare forma al proprio progetto di incorporazione della storica banca d’affari italiana.
Il Borsino della settimana – rassegna dei migliori e dei peggiori titoli del listino FTSE MIB
I Tori: Telecom Italia +7,79%, Brunello Cucinelli +2,31%,
Gli Orsi: A2A -4,45%, Stellantis -3,55%
FTSE MIB: -0,52% (valore indice: 39.231)
I presenti commenti di mercato rivestono un esclusivo scopo informativo e non intendono costituire una raccomandazione per alcun investimento o strategia d’investimento specifica. Le opinioni espresse non sono da considerare come consiglio d’acquisto, vendita o detenzione di alcun titolo. Le informazioni sono impersonali e non personalizzate.













































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