SETTIMANA FINANZIARIA. Dazi, Trump non cede ed esulta
- a cura di Stefano E. Rossi
- 19 lug
- Tempo di lettura: 4 min
a cura di Stefano E. Rossi

Noi, in Europa, gli remiamo contro. Speriamo che gli dica male e lui, Donald Trump, lo sa. Ma tira dritto per la sua strada. La politica dei dazi è alla stretta finale. Siamo ormai giunti al termine dei negoziati e la tentazione di tirare la corda ancora un po’, questo siamo noi ad averlo imparato, è nella sua natura. Ci ha provato anche stavolta. Non gli sta dicendo male e la corda non si è spezzata.
Perciò, quando avrà letto gli ultimi report economici di questa settimana, sarà certamente comparso un ghigno sul suo volto. Forse avrà anche ritmato con le braccia e i pugni chiusi quel suo ballo quasi primordiale. La soddisfazione è palpabile. L’opinione pubblica gli resta favorevole. Per ora, non sta percependo alcuna conseguenza negativa nei suoi provvedimenti. I mercati, che già sembrano assuefatti, volano verso nuovi massimi e la produzione industriale inverte la marcia e torna a salire.
Sempre più soldi nelle casse Usa, fino a quando?
Quindi, l’economia americana sta tenendo bene alla prova dell’applicazione dei dazi, il cui valore medio effettivo è il più alto dal 1910, cioè pari al 20,6%. Ed è vero che i rincari sui prezzi al consumo porteranno all’aumento dell’inflazione del 2,1%. È pure vero che le famiglie americane lo pagheranno caro, con un impatto annuo stimato in ben 2.800 dollari l’anno. Com’è anche vero che il Pil americano si potrebbe ridurre di quasi un punto percentuale già quest’anno, producendo 650 mila nuovi disoccupati.
Ma non oggi, domani o più in là. E domani (o più in là) si materializzeranno anche le politiche per velocizzare il ritorno a casa dell’industria manifatturiera che in passato aveva delocalizzato. Avverrà, cioè, il cosiddetto reshoring.
Intanto, oggi, il Dipartimento del Tesoro americano riempie i forzieri. Le tasse sulle importazioni a giugno hanno già portato alle casse dello Stato circa 27 miliardi di dollari. È il quadruplo rispetto allo stesso mese dello scorso anno. Consentiranno di finanziare la devastante, per i conti pubblici, politica fiscale approvata il mese scorso, per la quale Trump si è inventato l’acronimo Obbba. Tradotto letteralmente suona così: Una grande bellissima legge tributaria… provare per credere.
Dollaro in assestamento sull'Euro
A Francoforte e a New York tassi fermi, bocce ferme. Nessuno si aspetta novità dalla prossima riunione BCE del 23-24 luglio. C’è molta cautela al di là e al di qua dell’oceano, in attesa di una maggiore chiarezza dello scenario definitivo e di nuovi dati macroeconomici di consuntivo. Gli accordi sui dazi al 10% o al 30% comporterebbero strategie molto diverse. È quasi scontato che, sia la BCE, sia la FED taglieranno il costo del denaro entro la fine dell’anno. Ma la prospettiva di subire dazi aggressivi, per l’Europa sarebbe la premessa di una politica monetaria di medio termine significativamente espansiva, cioè di ripetute riduzioni del tasso di riferimento per non meno di un biennio. E questa esigenza trova conferme negli ultimi dati sulle esportazioni dell’area Euro verso il resto del mondo. Per il secondo mese consecutivo hanno già preso a calare di un preoccupante -9% rispetto all’identico periodo dell’anno scorso.
Il dollaro si assesta. Il cambio sull’euro era repentinamente salito del +3% nell’ultima decade di giugno. Ora ha intrapreso un lento ridimensionamento. Scende dai massimi di inizio mese, che l’avevano spinto a 1,183. A fine settimana chiude a 1,162. Anche l’oro sembra aver curato l’infiammazione e scende a 2.880 dollari l’oncia.
Il petrolio greggio è stabile. Resta intorno quota 67 dollari il barile.
Piazza Affari: bene Prysmian, cede Stellantis
Le comunicazioni degli ultimi giorni di nuovi positivi risultati societari e gli ottimi dati sulla ripresa dei consumi negli USA hanno trasmesso ottimismo a tutte le borse. Continua la corsa di Prysmian, sull’onda dei vantaggi competitivi che i dazi le assegnano per le attività produttive ed estrattive detenute negli Usa. Anche Iveco registra una buona performance. Segna un balzo di oltre il +8% nella sola seduta di ieri, venerdì 18 luglio. Ad accendere i riflettori sono le indiscrezioni della cessione, dell’intero gruppo Iveco, alla indiana Tata da parte di Exor, cassaforte della famiglia Agnelli. Alla fine, il titolo restituisce un valore uguale, ma di segno contrario, rispetto alla discesa della scorsa settimana. Recupera così le perdite accumulate sulle precedenti voci di una meno promettente cessione del solo settore difesa a Leonardo.
Questa volta, è invece Stellantis a pagare il prezzo più caro dell’instabilità che aleggia sui mercati. Registra un marcato deprezzamento del titolo per il calo delle vendite causato dai dazi. Il modello più colpito è il Dodge Hornet, prodotto a Pomigliano d’Arco. Ma sono in crisi anche la Fiat Panda e l’Alfa Romeo Tonale. Nel frattempo, ieri, si è riunita ad Amsterdam l’assemblea straordinaria. Ha dato l’avvio ufficiale all’era del nuovo CEO Antonio Filosa, l’italiano che vive a Detroit. Su di lui si stanno riversando le speranze degli investitori e dei lavoratori del gruppo per un significativo rilancio industriale. Prossimo appuntamento al 29 luglio, quando lo rivedremo alla riunione del CdA per esaminare i risultati della semestrale.
Il Borsino della settimana – rassegna dei migliori e dei peggiori titoli del listino FTSE MIB.
I Tori: Iveco +7,13%, Prysmian +5,76%,
Gli Orsi: Stellantis -7,84%, Tenaris -4,36%
FTSE MIB: +0,59% (valore indice: 40.312)













































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