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Sanità piemontese immobile, ma non nei vertici aziendali...

di Emanuele Davide Ruffino

 

Nell’articolo Troppi "cambi di rotta" per gli ospedali Sant'Anna e Regina Margherita,[1] il dottor Giulio Fornero ha sollevato un tema cruciale per la sanità che merita di essere richiamato: se “sia opportuno ricorrere a frequenti cambiamenti dell’assetto istituzionale delle Aziende sanitarie pubbliche piemontesi e in particolare degli ospedali Regina Margherita e Sant’Anna o, invece, possiamo scoprire che l’impegno per il miglior funzionamento degli assetti istituzionali esistenti da anni è più funzionale per affrontare e risolvere i problemi di salute dei cittadini?”


Pochi studi, molti artifici amministrativi...

Mi permetto una digressione personale: in un testo di storie Piemontesi [2], nell’elencare le date che hanno caratterizzato questa regione, mi ero divertito a ironizzare sul fatto che nel 1985, per razionalizzare il sistema, si erano scorporano le Ussl torinesi e che dieci anni dopo, per l'identica ragione, quelle stesse Ussl erano state accorpate... Una saga destinata ad arricchirsi di altri episodi anche negli anni successivi.

Gestire la sanità è un'impresa decisamente complessa perché presuppone conoscenze tecnico-professionali di altissimo livello e sensibilità umane particolari, perché si ha a che fare con le fragilità dell’essere umano nei momenti più difficili della sua vita. Nonostante questo settore assorba nei Paesi civili più del 10% del PIL (in Italia siamo leggermente sotto la media, il che dovrebbe escludere ulteriori tagli) e risulti fondamentale per migliorare la qualità della vita sono, in proporzione, sono rari gli studi e le analisi condotte per razionalizzarne la governance. Per non sembrare inattivi, tuttavia, si procede ad effettuare degli artifici amministrativi che spesso risultano sconosciuti e ininfluenti per gli utenti.

Il governo della sanità comporta tempi lunghi: dalle scienze corologiche chiamate a scegliere razionalmente i luoghi dove costruire le strutture sanitarie (se si osserva la dislocazione nella città di Torino, si evince visivamente come gli ospedali sono situati quasi tutti in una zona, lasciando scoperte le altre oppure nel ricordare come, per anni, l’unica PET operante in Piemonte si trovava a Cuneo, all’epoca non ancora collegata da un’autostrada), al tempo necessario per formare un medico o un operatore sanitario (mediamente più di dieci anni). A questa necessità di programmazione corrisponde una irrinunciabile e asincrona periodicità elettorale, cui in Piemonte si aggiunge un ricambio dei vertici aziendali ancora più frenetico di quello registrato in altre Regioni italiane (sono diverse le aziende che in questi anni hanno visto cambiare le direzioni dopo uno o due anni).


A quando una politica edilizia sanitaria?

Cadute le ideologie, il corpo elettorale si concentra nel giudicare la gestione della “cosa pubblica” e la sanità attrae indubbiamente grande interesse mediatico, ma poca progettualità sul lungo periodo. Per esempio, la realizzazione di un grande e moderno ospedale rimane un’enunciazione professata ormai da due decenni e, nel mentre, gli ospedali torinesi hanno accumulato "un'anzianità di servizio" tale che in un Paese davvero moderno sarebbero stati già abbattuti e ricostruiti da tempo, guadagnandoci in termini di efficienza e funzionalità e, di fatto, costando alla collettività anche meno.

Sicuramente definire gli asset amministrativi con cui si governa la sanità rappresenta un tassello fondamentale, ma non certo l’unico, per una corretta gestione: le 20 regioni italiane hanno fornito, indipendentemente dalla colorazione politica, risposte significativamente diverse senza riuscire ad individuare una soluzione univoca. Le ragioni sono da ricercarsi anche nella necessità di configurarsi e interpretare le realtà locali e saper articolare la presenza del pubblico, del privato e del no profit, in modo da massimizzare, con le risorse disponibili, il livello di prestazioni offerte e guardare al futuro, in un’ottica di lungo periodo, predisponendo oggi le basi della sanità del domani.

 

Note


[2] Emanuele Davide Ruffino, A Spasso nelle storie piemontesi, ArabaFenice, 2020 

 

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