"Ritorno" alla leva obbligatoria: passatempo buono per ogni stagione, soprattutto d'estate...
- Michele Corrado
- 28 lug
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di Michele Corrado

Dopo le recenti iniziative di Danimarca, Norvegia e Svezia, nazioni che hanno reintrodotto il Servizio di Leva, sorge spontaneo domandarsi almeno perché di tale iniziativa ed eventuali ricadute a livello nazionale. Questi, che sono definiti come i “Paesi del Nord” nel contesto europeo (la Finlandia deriva da un altro ceppo), hanno quasi contemporaneamente preso la stessa decisione che va alquanto controcorrente rispetto alla situazione attuale delle forze militari, almeno europee, che sono incentrate sul modello di Forze armate professionali e permanenti. Quelli del nord presentano però alcune caratteristiche peculiari che si discostano dai più grandi Paesi europei, almeno per popolazione, come Francia, Germania ed Italia.
Premesso che passare da un modello di leva militare più o meno obbligatoria ad uno professionale, o viceversa, ha bisogno di un tempo quantificabile in anni, per Paesi che hanno livelli di popolazione limitati è indiscutibilmente più facile e veloce. Inoltre, quei tre Paesi del Nord sono retti da monarchie costituzionali ed hanno trascorsi, anche storici, dove la componente femminile era già presente nelle Forze Armate. A ciò si aggiunge che sono Paesi di lunghe tradizioni militari con capacità e mentalità di proiezione e di potenza al di là dei confini nazionali, con forze incentrate sulla qualità e non sulla quantità.
Diversa è la nostra situazione, che deriva da precedenti storici costantemente espansionistici, dal Ducato di Savoia prima al Regno d’Italia poi (con le acquisizioni coloniali), in cui ci si è ritrovati dopo la sconfitta della Seconda Guerra Mondiale ad entrare in ambito Nato con l'obbligo di fornire livelli di truppe numericamente sostenibili soltanto con il mantenimento della Leva obbligatoria. Col passaggio poi al modello professionale si pensava di ridurre costantemente i livelli di forza delle truppe fino ad una utopistica soppressione delle Forze Armate.
Il conflitto ucraino in corso ha rimescolato le carte al punto da riproporre un eventuale ritorno di qualche forma di Servizio di Leva, tale da garantire la disponibilità di personale adeguato alle esigenze di sicurezza del Paese.
Ora, tornare indietro è teoricamente possibile, ma è altamente improbabile per un certo numero di ragioni. In primo luogo, per il costo economico che comporterebbe la scelta, finora mai quantificata in forma credibile; poi per la determinazione delle risorse umane necessarie per allestire il "ritorno al passato", cioè a una organizzazione che andrebbe ricostituita da zero; non ultimo, i tempi per mandare a regime il nuovo sistema.
Infine, ma non è un elemento trascurabile, vi è l'indice di gradimento del “modello Leva” che nel nostro Paese, secondo un recente sondaggio a livello europeo, solo il 16 per cento della popolazione sarebbe disposta a combattere (almeno idealmente) per la difesa della propria integrità territoriale nei confronti di un qualsiasi ipotetico nemico (a fronte di percentuali mediamente superiori all’ottanta per cento di tutti gli altri Stati europei).
In un contesto di questo tipo è semplicemente azzardato inoltrarsi in proiezioni di modelli di Difesa basati su grandi numeri. Forze Armate numericamente adeguate alle nostre esigenze debbono essere equipaggiate in funzione della missione da svolgere. Se oggi, ad esempio, abbiamo un sola Brigata Corazzata (circa 100 carri, tutti quelli che possono essere schierati in servizio), poi si dovranno avere almeno due Divisioni Corazzate (circa 800 carri, considerando quelli utilizzati per la formazione, quelli in rotazione manutentoria, ecc.), con costi piuttosto imperscrutabili. Inoltre le ipotetiche due Divisioni Corazzate per essere impiegabili in tempi ragionevoli (un mese?), debbono mantenere costantemente un livello operativo adeguato, che comporta onerosi costi aggiuntivi, oltre a quelli per il personale (sedicimila effettivi, al minimo).
Come si può constatare la sicurezza ha costi estremamente elevati e continui nel tempo. Scegliere un modello in funzione del contenimento della spesa è concettualmente il peggio che si possa fare; la scelta dovrebbe essere guidata dalla consapevolezza di decidere quanto si è disposti a spendersi per gli altri, perché nelle Forze Armate non si combatte per sé stessi.













































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