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Punture di spillo. La guerra dietro l'angolo per nascondere la follia dei costi sommersi

a cura di Pietro Terna

Aggiornamento: 6 giorni fa

a cura di Pietro Terna


Gli economisti tentano, con poco successo, di spiegare ciò che credono di avere capito… Ad esempio, importantissima, la necessità di identificare i costi sommersi, i sunk costs,[1] cioè le spese sostenute inutilmente, che meriterebbero che ci si mettesse una pietra sopra per dimenticarle. In molti casi, invece, si continua a spendere per non ammettere, di fonte agli altri e a sé, di avere sbagliato. Un esempio è quello del supersonico civile Concorde, costato cifre iperboliche senza ritorno economico, ma né il governo britannico, né quello francese potevano e volevano ammetterlo. Anzi, giustificavano le ulteriori spese sulla base dell’enorme costo già sostenuto. Solo la tragedia del 25 luglio 2000 fermò quell’azione dissennata.[2]

So benissimo che la guerra è una tragedia immane e non è solo una somma di costi; è una dimensione incommensurabile di lutti e distruzioni con terribili conseguenze individuali e collettive. Ciò detto, perché non spiegare a tutti, ma proprio a tutti, che anche quelli sono costi sommersi, come per il Concorde, e che l’unica scelta razionale è smettere? Certo, sarebbe stato meglio non iniziare, ma la storia non è un nastro che si possa riavvolgere.

Proviamo ad analizzarli, questi sunk costs. Mi faccio aiutare dall’IA di Musk, Grok, detta da me il Pettegolo indiscreto; da ChatGPT, il Chiacchierone; da DeepSeek, il Cinese ben informato.[3] Immaginiamo a un tavolo di trattativa Putin, Zelensky, Trump, l’Unione Europea (difficile da personificare). Consideriamo anche Carlo III, re del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord e di altri quattordici reami del Commonwealth, come figura al di fuori degli schemi prevalenti. Di quali costi sommersi, irrecuperabili, devono spogliarsi?

Questa ricognizione dei grovigli generati dai costi sommersi è condotta mentre la guerra tra Russia e Ucraina è ancora in corso, anche se pare possibile una tregua che dipende anche da ciò che l’Ucraina paga a Trump in minerali preziosi, dalle giravolte di Trump medesimo, dagli oscuri labirinti della mente di Putin. Ricordiamo che proprio noi europei eravamo a un passo dal farne un alleato stabile dopo la caduta del muro di Berlino, con la Nato che stava operando per fare della Russia un partner.[4] Ce ne siamo dimenticati, ma è stato così e la Russia sedeva anche nel Consiglio d’Europa,[5] organismo che ha lo scopo di promuovere la democrazia, i diritti umani, l'identità culturale europea e la ricerca di soluzioni ai problemi sociali nei paesi in Europa.

Alle IA ho indicato: «Siamo a marzo 2025 e la guerra tra Russia e Ucraina è ancora in corso, anche se si tengono complessi incontri per affrontare la situazione. Sei un economista che conosce il concetto di costo sommerso o sunk cost»; poi ho chiesto: «Quali sono i costi sommersi di…», riportando i nomi dei vari protagonisti.

Per Putin, dice il Chiacchierone, sono da mettere in disparte i costi, monetari o e ancor più umanitari o di tipo politico, con la grande difficoltà a spogliarsi della propaganda sul ruolo sacro della Russia. Il Cinese ben informato ricorda che Putin ha ripreso il mito della Russia come erede di Bisanzio (la «terza Roma»), custode della vera fede contro l’Occidente decadente. Questa retorica ha richiesto risorse enormi: sostegno alla Chiesa ortodossa russa (patriarcato di Mosca), ricostruzione di chiese, integrazione del simbolismo religioso nella propaganda di stato. La guerra è stata dipinta come una lotta esistenziale per proteggere i fratelli ortodossi del Donbass e resistere a un occidente satanico, termini usati da sacerdoti e media russi. Questa sacralizzazione – è sempre il Cinese che spiega –  rende difficile un ripensamento, perché ammettere un errore equivarrebbe a un tradimento. Ecco allora elementi specialissimi nel groviglio che stiamo esaminando. Chi conduce una trattativa così complessa come la pace del 2025 deve averli ben presenti.

Per Trump il Cinese ben informato agisce come uno stiletto affilatissimo. Elenca costi molto personali da considerare sommersi, anche a proposito di affari mal riusciti a Mosca, come la Trump Tower che non è arrivato a realizzare là,[6] cui si aggiungono infiniti progetti mal riusciti negli Stati Uniti e al di fuori. È possibile che la guerra abbia riacceso la speranza di qualche recupero? Pensiamo alla follia di Gaza. Che guerra e affari per il presidente americano siano un binomio inscindibile lo mostra la trattativa per impadronirsi dei minerali rari ucraini, con comportamenti che generano costi irrecuperabili in termini di reputazione e fiducia e che purtroppo il personaggio, su questi sì, mette la classica pietra sopra e dimentica.

Zelensky conosce i costi irrecuperabili della tragedia della guerra e il Pettegolo ben informato li elenca. Avrebbe potuto fare diversamente? Con il senno di poi, poteva valere la scelta estrema di dire a Putin «prego, si accomodi, un buon caffè e parliamo». Personalmente lo dissi all’inizio, attirandomi non poche critiche del tipo «… e poi Putin chi lo ferma più»? E ora chi lo ferma, il palazzinaro di Washington? È vero che anche la Russia al momento ha un esercito in dissesto, ma ha sempre l’atomica. Tornando a Zelensky: ora accetta la pace perché non ha scelta, il suo alleato maggiore gli toglie ogni aiuto semplicemente spegnendo la rete satellitare che serve a intercettare gli attacchi. L’Europa offre parole, soldi ora inutili, dibattiti e equilibrismi e, in prospettiva, un improbabile esercito.

Mentre scrivo Trump rilancia senza saperlo la possibilità che Carlo III possa offrirsi come super mediatore. Quel che riporto è verificabile online, fonte il Guardian:[7] le minacce di Trump a Mosca, formulate poche ore fa in una forma difficile da accettare per chi, come Putin, di costi sommersi cui rinunciare ne ha proprio tanti. Dal Regno Unito potrebbe arrivare la messa in campo del potere dolce, il soft power che gli Stati Uniti e la Russia hanno cancellato. Un potere fatto di cultura e forma, prima ancora che di sostanza. Carlo III non ha costi sommersi da cui liberarsi e ha la possibilità, in sintonia con il suo governo, di chiamare a Londra Trump e poi Putin, offrendo quelle vie d’uscita che consentano di accettare l’inevitabile salvando le apparenze: per Putin, di sentirsi ancora il capo della santa Russia e, per Trump, di pavoneggiarsi ancora con il cappellino con scritto Make America Great Again.

E la Cina? Ho chiesto a DeepSeek se Per Xi Jinping è meglio che la guerra tra Russia e Ucraina termini oppure continui: ha rifiutato di rispondere. L’ho chiesto a Qwen,[8] la formidabile IA di Alibaba, molto ben addestrata. Ha risposto che «Xi Jinping ritiene che la guerra debba terminare attraverso negoziati equi e garanzie di sicurezza per tutte le parti coinvolte, coerentemente con la visione cinese di un ordine internazionale multipolare e stabile». Eccolo, il soft power!

Divagazione su un piccolo sgroviglio in borsa: la super quotata Tesla, grazie alle gesta del suo dominus Elon Musk, è passata dal prezzo per azione di 479 dollari del 17 dicembre 2024 ai 230 circa nel momento in cui scrivo. L’uomo più ricco del mondo, ora lo è un po’ meno. Anche i super ricchi tecnologici della foto che li vede come scolaretti festanti il giorno dell’incoronazione di Trump, ricchi lo sono un po’ meno.

Il nostro piccolo baccelliere di musica, ora titolare ogni martedì di una rubrica sulla Porta di Vetro, prende spunto da binomio Concorde-guerra. Due vicende di cui solo la tragedia ha svelato l’illogicità. Assumere che gli individui siano razionali è nobile ma ha i suoi rischi. La storia del Concorde potrebbe far ripensare a quella di Charles Lindbergh.

Lindbergh è stato un personaggio a dir poco controverso. Fu protagonista degli albori dell’aviazione quando, nel 1927, realizzò la prima trasvolata atlantica in solitaria.[9] Questo lo fece diventare una celebrità, un simbolo della modernità. Un po’ come il Concorde, che in tre ore e mezza metteva in comunicazione Parigi e New York.

Il rovescio della medaglia-Lindbergh erano le sue idee: era apertamente antisemita e ammiratore di Hitler,[10] convinto che la superiorità della Germania le avrebbe permesso di vincere la guerra. Lindbergh è anche il protagonista di un romanzo ucronico di Philip Roth, Il complotto contro l’America, uscito nel 2004. L’autore immagina che, nel 1940, Lindbergh, filonazista, dopo aver vinto le elezioni contro Roosevelt, diventi presidente, porti gli Stati Uniti ad abbandonare l’appoggio a Francia e Inghilterra e, dietro un apparente isolazionismo, stringa un’alleanza con Hitler. Lo scenario vi sembra familiare? Speriamo di no. Chiudiamo con una bellissima canzone che Ivano Fossati ha dedicato al Lindbergh aviatore.[11] Fortunatamente Lindbergh non fu mai presidente degli Stati Uniti e possiamo ricordarlo in questa veste.


Note

[3] Indirizzi: https://x.com/i/grok, https://chatgpt.com, https://chat.deepseek.com, tutti utilizzabili anche gratuitamente.

[7] https://www.youtube.com/watch?v=7Eq8EO9-138, al secondo 25, Trump minaccia devastanti ritorsioni finanziarie alla Russia se non accetta la tregua che l’Ucraina ha concordato con lui.

[9] La rotta era la stessa del Concorde. Impiegò un piccolo aereo prodotto dalla Ryan Airlines, denominato Spirit of Saint Louis. Ancora oggi questo nome è una specie di simbolo del coraggio del volo.

[10] Il maresciallo dell’aria Hermann Goring gli offrì la Croce di Servizio dell’Ordine dell’Aquila tedesca, onorificenza conferita agli stranieri per il servizio prestato nel Terzo Reich.

[11] https://youtu.be/MbYvkwb8cC0?si=dAsYTpIZIBGSOPZY . Questa versione dal vivo è particolarmente efficace.

 
 
 

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