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PUNTURE DI SPILLO. Il nostro futuro? Anziani, sottoccupati e deprivati di servizi alla persona

a cura di Pietro Terna


La mappa dei tassi di occupazione[1] 2023 per le persone tra 20 e 64 anni, riportata nella prima figura, che eccezionalmente riportiamo come immagine di presentazione al posto dei "tradizionali" Spilli, ci condanna al disagio economico e sociale, con la povertà di tanti concittadini. Un grave stato di salute dell’Italia che si accompagna alla ridotta dimensione del pubblico impiego che, a sua volta, determina la nostra presenza tra i paesi con meno del 70% di occupati nella popolazione in età lavorativa. È una tendenza da sovvertire per uscire dalla trappola verso cui stiamo correndo: una nazione di anziani, sottoccupati e senza servizi alla persona.

Che cosa sta succedendo in Italia? Una risposta non ovvia sta nel fatto che il pubblico impiego è sottodimensionato (avete letto giusto: sottodimensionato, al di là di decenni di propaganda nella direzione opposta) e che, se fosse allineato a quello di altri paesi europei di riferimento, la nostra situazione sarebbe più equilibrata e i cittadini e le imprese avrebbero servizi migliori dal settore pubblico. Si pensi anche solo all’assistenza alle persone in condizioni di povertà che richiede mezzi economici, ma anche una rete di assistenti sociali sul territorio.

Una Pubblica amministrazione in forte discesa nelle amministrazioni centrali – in sintesi, i ministeri – e locali, soprattutto i Comuni.[2] Dal 2001 al 2022, i dipendenti centrali sono diminuiti da 330mila a 198mila unità; localmente, da 594mila a 491mila, con punte eccezionali come nel caso del Comune di Torino che è passato dai quasi 15mila addetti del periodo del sindaco Novelli a poco più di 7mila attualmente. Complessivamente i dipendenti pubblici, già carenti venti anni fa, sono diminuiti da 3milioni e 505mila nel 2001 a 3milioni e 270mila attualmente.

La sanità è rimasta costante, ma deve affrontare gli impegni moltiplicati dalle nuove metodologie di diagnostica e cura e dalla presenza di una popolazione al di sopra dei 64 anni che è passata dai 10,9 milioni del 2001 ai 18,3 milioni del 2023, quasi raddoppiando. La scuola ha subito un tracollo dal 2001 al 2012, ma poi si è ripresa, ricollocandosi sui livelli di inizio secolo, dopo un danno grave inferto a numerose coorti di studenti. Una situazione ora da salvaguardare anche in presenza della riduzione della popolazione giovanile: una delle vie per il recupero della natalità è la presenza di un buon sistema formativo agli occhi delle famiglie.

Esistono anche gravi squilibri territoriali. Per 1.000 abitanti ci sono: 7,5 dipendenti tra enti locali e Regione in Piemonte; 6,1 in Lombardia; 6,2 nel Veneto; 4,9 in Puglia; 5,2 in Campania; 10,5 in Sicilia. Per il Piemonte è evidente l’effetto dei moltissimi piccoli Comuni. Per la sanità, sempre per 1.000 abitanti in questa selezione di regioni scelte per rappresentare realtà diverse, abbiamo: in Piemonte 13 operatori; in Lombardia 10,4; nel Veneto 13; in Puglia 10; in Campania 8,5; in Sicilia 9. La scelta verso la privatizzazione della sanità è evidente in Lombardia; gli squilibri nel Sud altrettanto chiari, con la Sicilia che affolla gli uffici, ma non le strutture sanitarie.

Immagino che chi legge stia considerando che la situazione richiederebbe interventi urgenti, ma che manchino le risorse. Mancano se si continua nella tendenza degli ultimi 40 anni a ridurre le tasse ai più ricchi; se si continua il saccheggio delle casse pubbliche con infiniti sconti fiscali o bonus, che dal 2017 a oggi rasentano i mille miliardi, altro che bonus edilizia! Infine, se la ricerca degli evasori resta un’azione immaginaria e immaginifica. Come si trovano gli evasori? Con la Guardia di Finanza, non con i bei propositi. Mentre scrivo è scoppiata la polemica per la reintroduzione del redditometro con un decreto a firma Maurizio Leo, viceministro di Fratelli d’Italia: Lega e Forza Italia tuonano contro, Meloni… innesta la marcia indietro e afferma che non sapeva nulla. Ma che cosa è saltato in mente a Leo, non gli hanno detto come funziona questo Governo?



Approfondiamo ancora il quadro del pubblico impiego. La seconda figura nell’articolo riporta molti dati tratti da varie fonti – tutte indicate nelle note – e rielaborati per meglio interpretarli. L’attenzione è rivolta al pubblico impiego, ma non solo. Dalla col. 1, che riporta la percentuale di occupati nella pubblica amministrazione[3] rispetto al totale degli occupati per ogni paese, osserviamo che la quota dell’Italia è tra le ultime; si riscontrano valori inferiori solo per Germania e Paesi Bassi. Nella col. 2 osserviamo ancora la grande disparità nella quota di popolazione occupata[4] nella fascia di età 20-64, con il minimo dell’Italia (66,3%) e il massimo dei Paesi Bassi con l’83,5% assai simile all’81,1 della Germania. Il ridotto livello di occupazione in Italia in gran parte deriva dalla difficoltà del lavoro femminile ed è indice di gravi carenze del sistema sociale ed economico. Con i dati[5] delle col. 4 e quelli derivati [6] della col. 5, arriviamo all’ultima colonna dove il rapporto tra dipendenti pubblici e totale della popolazione è 5,4% in Italia contro l’8,8 della Franca e i valori assi più elevati di molti paesi. Il valore 5,3% della Germania trae in inganno perché il sistema sanitario in quel caso è in gran parte conteggiato nel privato.[7]

Se avessimo la stessa quota della Francia, 8,8%, e cioè 3,4 punti percentuali in più, avremmo 2,1 milioni di occupati aggiuntivi,[8] pari al 6% della popolazione 20-64, portando così il valore della seconda colonna (occupati su popolazione 20-64) al 72,3%, avvicinandoci alle società e economie più solide in Europa. Anche utilizzando il più prudente dato spagnolo, avremmo 650mila occupati in più e un livello di occupazione nelle età lavorative migliorato al 68,3%. In ogni caso, lavoro per i giovani, donne e uomini.

Per il nostro espertissimo maestro di musica (piccolo baccelliere, dice lui, citando Guccini) il redditometro è uno strumento di equità diventato suo malgrado famigerato, in grado di suscitare terrore in maniera direttamente proporzionale al tenore di vita dell’interessato. Le imposte sul reddito, in base al principio di progressività, si basano su scaglioni. Gli scaglioni fanno pensare a degli scalini e questi alla scala. La Scala è il più importante ente lirico italiano, santuario del nostro patrimonio musicale. La sua sacralità era ancora più grande sessant’anni fa. Per queste ragioni qualcuno gridò allo scandalo quando, nel febbraio 1963, Duke Ellington, che si trovava a Milano di passaggio per la sua tournée europea, coinvolse alcuni musicisti dell’orchestra della Scala per incidere un brano dal carattere sinfonico,[9] La Scala: she, too pretty to be blue. Ellington era un musicista raffinato. Gli orchestrali della Scala, almeno i più aperti di loro, lo conoscevano e lo apprezzavano. La sua produzione sinfonica si sarebbe sviluppate negli anni Sessanta. Anche grazie a lui il maggior teatro lirico italiano si è aperto alle contaminazioni e oggi è possibile ascoltare concerti di quella che un tempo avremmo chiamato musica extracolta. Sempre a febbraio e alla Scala, ma nel 1995, Keith Jarrett, uno dei più creativi pianisti contemporanei, diede vita ad una meravigliosa performance improvvisata, che concluse con un cameo,[10] Over the rainbow. Questa è una storia di progressiva inclusione e dimostra che i tempi cambiano. Magari in futuro questo potrebbe accadere anche con strumenti per garantire una maggiore equità fiscale.


Note

[2] Fonte dei dati pubblici: https://contoannuale.rgs.mef.gov.it 

[6] Indicando con N la popolazione non nella fascia di lavoro e con A quella nella fascia lavorativa, in col. 4 abbiamo N/A. Con 1 + N/A otteniamo (A + N)/A il cui reciproco è A/(A + N) ovvero il rapporto tra popolazione in età di lavoro e popolazione totale della col. 5.

[8] Considerando 34,6 milioni di abitanti della classe 20-64 e 59 milioni di abitanti in totale (fonte https://www.tuttitalia.it/statistiche/popolazione-eta-sesso-stato-civile-2023/). le differenze nella quota di dipendenti pubblici sul totale degli abitanti si trasformano in numero di occupati.

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