"Profondo Rosso", l'horror di Torino visto da Dario Argento
- Marco Travaglini
- 7 mar
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di Marco Travaglini

Cinquant’anni fa, il 7 marzo 1975, usciva nelle sale cinematografiche Profondo Rosso, quinta prova dietro la macchina da presa per Dario Argento che venne consacrato, grazie al successo, come il vero maestro del brivido made in Italy. Le riprese di questo film, che sarebbe diventato un riferimento classico per gli appassionati di cinema, uno dei migliori thriller italiani di sempre, erano iniziate a Torino nel settembre del 1974. Il regista Dario Argento per la terza volta aveva scelto la prima capitale d’Italia e le sue atmosfere magiche ed enigmatiche dove, scorrendo le immagini della pellicola, si scorgono, oltre alle piazze e alle vie più note del centro, il Teatro Carignano, la Galleria San Federico e piazza CLN, con le fontane che raffigurano i due fiumi che bagnano la città, il Po e la Dora, di fronte alle quali Gabriele Lavia e David Hemmings assistono al primo terribile delitto del film, quello della sensitiva Helga Ullman (l’attrice Macha Méril). Hemmings (che nel film interpretava il pianista inglese Marc Daly) incrociò sulla collina torinese alcune dimore importanti come Villa della Regina (residenza storica dei Savoia), lungo la Strada Comunale Santa Margherita, per poi raggiungere l’obiettivo della sua ricerca: Villa Scott, in Corso Giovanni Lanza, 57.

È quella, infatti, la lugubre “villa del bambino urlante” che si trova in Borgo Po, sulle colline della città: un edificio bellissimo, uno degli esempi più straordinari dell’art decò. “L’avevo scoperta per caso - confessò il regista - mentre giravo in auto in cerca di posti interessanti per il film. La villa era in realtà un collegio femminile diretto dalle monache dell’Ordine delle Suore della Redenzione e, siccome ne avevo bisogno per un mese, offrii alle occupanti una bella vacanza estiva a Rimini, dove si divertirono tantissimo. Con noi restò una monaca-guardiano, che sorvegliò le riprese con austerità”.
Un’ulteriore curiosità merita di essere segnalata. Quando Marc, nel film suonò al campanello di casa del suo amico Carlo, si trovò di fronte la madre di lui, interpretata dalla straordinaria Clara Calamai (nota al grande pubblico per essere apparsa a seno nudo per una frazione di secondo nel film La Cena delle beffe del 1942) che lo fece entrare in un appartamento ricco di cimeli e foto d’ogni sorta. La casa era davvero quella dell’attrice e, quindi, ciò che si vede nel film era probabilmente in gran parte ciò che davvero c’era in quell’appartamento nel 1974, diventato set per l’ultima avventura cinematografica della splendida interprete del cinema italiano.
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