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Piemonte: campagna elettorale alla camomilla, sogni d'oro...

Aggiornamento: 8 mag

di Beppe Borgogno


La campagna elettorale per le elezioni in Piemonte non ha avuto finora acuti particolari, ma continua a mostrare diverse asimmetrie. Probabilmente tenore (Cirio) e soprano (Pentenero) in gara tra di loro non hanno ancora riscaldato a sufficienza la voce. Comunque, a un centrodestra unito si contrappone, come abbiamo visto, un centrosinistra diviso, e questa purtroppo non è una notizia. Nel centrodestra la moderazione ostentata da Cirio viene spesso oscurata dall’estremismo ideologico e aggressivo della componente più a destra della coalizione, e questo ci fa immaginare come potrebbe essere il Cirio 2; per alcuni una sorta di nightmare in salsa piemontese, avanzando un parallelismo cinematografico. Intanto, dal centrosinistra fuoriescono verso destra esponenti di forze che a Torino governano con Lo Russo, senza che questo horror vacui susciti scandalo o polemiche di una qualche rilevanza.

Appena si è cominciato a parlare dei programmi e delle proposte che essi contengono, una asimmetria quasi paradossale si è manifestata attorno a quello che sarebbe dovuto essere il tema principale di dibattito e di confronto, cioè lo stato del sistema sanitario piemontese e le idee per trasformarlo.

Già, perché visti i risultati poco lusinghieri degli ultimi cinque anni (a di là e dal di qua della pandemia), ci si sarebbe attesi un centrosinistra all’attacco con un programma e delle proposte chiare ed essenziali, magari frutto del confronto con coloro che un anno fa avevano fatto immaginare che potesse nascere un movimento in grado di portare il tema di una sanità diversa al centro del dibattito. E dall’altra parte Cirio e i suoi a difendersi, magari provando a condividere le responsabilità con i governi precedenti. In verità, proprio il Presidente del Piemonte, nei mesi scorsi, aveva tentato di togliere il tema della salute dal confronto in vista delle elezioni “perché la salute è un bene comune e non dobbiamo dividerci su questo”. Dietro questa considerazione astrattamente banale, concretamente drammatica quando si entra nel quotidiano dei piemontesi, c’era probabilmente (e c’è,  come vedremo)  la consapevolezza che questo è un nervo assai sensibile per lui. Negli ultimi cinque anni sono peggiorati tutti gli indici relativi alle prestazioni, a cominciare dalle liste e dai tempi di attesa; di recente abbiamo scoperto che il Piemonte è in testa, tra le regioni del nord, nella triste classifica delle famiglie che, per ragioni economiche e per effetto delle liste di attesa, hanno dovuto rinunciare alle cure, sommando ben il 9,6% delle famiglie contro una media nazionale del 7%. E poi, non si è visto nessun potenziamento della sanità territoriale, praticamente nessuna delle assunzioni promesse a più riprese, o comunque non abbastanza per coprire il calo di personale; non solo tra i medici, scesi di 780 unità negli ultimi cinque anni, ma anche tra infermieri, Oss, tecnici sanitari e amministrativi. E infine, non è stato avviato nulla di quanto promesso e annunciato per il potenziamento della rete ospedaliera.

La scena che ci viene proposta ogni giorno dai mezzi di informazione è completamente diversa. E’ vero che il centrosinistra schiera, in particolate nella lista del PD, figure autorevoli e di grande esperienza come Mauro Salizzoni (ma solo dopo un dibattito difficile e una situazione traumatica, di cui abbiamo già parlato) e Giulio Fornero, ma anche la lista civica di Alberto Cirio conta al proprio interno vari esponenti del mondo della sanità piemontese: c’è da augurarsi che sia una scelta che nasce magari dalla stima personale, e non dalla condivisione dei risultati.

Mentre il corposo programma del centrosinistra non fa emergere, in verità, con immediatezza quelle proposte chiare ed essenziali che ci si sarebbe aspettati, Cirio è passato all’attacco smentendo la sua filosofia sulla neutralità  della salute. Lo ha fatto, probabilmente, percependo l’insoddisfazione dei piemontesi, e secondo lo stile che ci ha fatto conoscere in questi anni: quello degli annunci,  senza spiegare davvero come far seguire ad essi qualcosa di concreto. A marzo c’è stato l’accordo con i sindacati (che dopo la mobilitazione dello scorso anno sono andati avanti da soli, non granché supportati dall’opposizione in Regione) sulle assunzioni, e poi si vedrà. Quindi, negli ultimi giorni, è arrivato un secco uno-due: prima l’annuncio di un progetto sperimentale (proprio in campagna elettorale, guarda un po’…) per eseguire gratuitamente in farmacia alcuni tipi di esami, e poi la scoperta dell’esistenza di una legge inattuata del 1998 (anche questa scoperta, proprio in campagna elettorale…) che permetterebbe di effettuare visite gratuite anche dai privati se i tempi di attesa nel pubblico sono troppo lunghi. Va detto che il primo progetto è finanziato solo fino a fine anno, e poi si vedrà, che per l’accesso gratuito alle cure private è stato descritto un percorso a dir poco bizantino, e che ad ora non pare chiaro nemmeno alle ASL come esso possa essere attivato, organizzato ed infine finanziato. Quindi, anche qui si vedrà, e chissà se si continuerà a parlarne dopo la campagna elettorale.

Infine, nel presentare il proprio programma, il Presidente Cirio ha annunciato per l’autunno un bando con l’obiettivo di aprire un nuovo Pronto soccorso in città, da affidare però a privati convenzionati. Per quasi tutti i cinque anni questo tema (un pronto soccorso affidato ai privati ma pubblico, come in Lombardia) è stato oggetto, nella giunta e nella maggioranza di centrodestra, di dibattiti e di rinvii, e oggi (caspita, proprio in campagna elettorale…) avrebbe trovato una sintesi. Peccato che i luoghi “candidabili” sembrerebbero essere in collina o nell’area sud: chissà se di questa intenzione, in nome della conclamata e celebrata collaborazione istituzionale, il Presidente Cirio ha mai parlato almeno con il Sindaco Lo Russo? Forse sì, forse no, magari, verrebbe da dire con un minimo di ironia, ne ha parlato con la sua avversaria Pentenero, che della giunta Lo Russo è un'assessora... In questa strana campagna elettorale - drôle de guerre, come nella Seconda guerra mondiale - può accadere di tutto.

Dunque, Cirio all’attacco, a modo suo, su un tema per lui “neutrale”, e centrosinistra un tantino alla finestra, e con una organizzazione e una strategia di comunicazione  ancora piuttosto approssimativi. Chissà se proprio queste recenti uscite del Presidente aiuteranno Gianna Pentenero ad andare “Dritta al punto”, come recita il suo slogan elettorale, con più efficacia su un tema così importante?

In gioco non c’è soltanto quello che accadrà alle elezioni, il cui esito molti danno già per scontato. In questo caso c’è soprattutto il futuro del sistema sanitario, dalla sua efficienza ed efficacia e della sicurezza che da ciò  deriva per tutti noi. Non sono certo un esperto, ma nel programma del centrosinistra, anche se poco “croccante” dal punto di vista della comunicazione, l’idea di una svolta sembra esserci: l’urgenza delle assunzioni e della formazione, l’insistenza sulla prevenzione e sulla territorialità, la necessità di sbloccare le opere programmate, come la città della salute di Torino, danno il segno di una progettualità che in questi anni è certamente mancata. E se dovesse continuare a mancare i problemi diventerebbero ancora più gravi.

Anche se sarà sconfitto, il centrosinistra ha comunque un dovere verso i piemontesi, se davvero pensa che le cose così non vanno e che c’è il rischio concreto che vadano ancora peggio, e può ritrovare una propria anima, e magari una nuova unità, proprio su questi temi.

Perché almeno questo sia possibile, deve liberarsi di due stati d’animo che, se sovrapposti, non possono che avere effetti negativi: quella del “tanto si perde”, che finisce per rendere sbiadite persino le buone idee; e poi l’idea che a questa rassegnazione corrisponda anche quella dei piemontesi di fronte ad un sistema sanitario che non funziona. Nei confronti dei cittadini, che semmai dovrebbero arrabbiarsi e non rassegnarsi, va preso un impegno che viene prima del destino elettorale dei singoli candidati e qualunque sia il risultato: battersi, per esempio, perché non si sia più costretti a rinunciare alle cure.

Non dimentichiamo che viviamo in un paese in cui il governo più di destra della storia repubblicana, anziché migliorare l’offerta di servizi per la salute, intima a medici di base e specialisti di ridurre di almeno il 20% le richieste di esami: per risolvere il problema, invece di intervenire sull’offerta, cancella la domanda. Risolvere il problema nascondendolo, come nelle peggiori autocrazie.

Speriamo almeno, quindi, che le furbizie, come anche la depressione e la rassegnazione, spariscano per dare spazio ad un impegno virtuoso.

Se no, ci rimane l'antica saggezza con cui un parente congedava sempre chi andava a fargli visita: “…e speriamo di stare sempre bene”.

 

 

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