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Storia di Nicolas Slonimsky, l'irrivente musicologo

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a cura del Baccelliere


Il 16 maggio Adelphi ha pubblicato Invettive musicali, di Nicolas Slonimsky, a cura di Carlo Boccadoro. L’edizione originale in inglese del testo è del 1953. Si tratta di un’opera irriverente, nella quale Slonimsky racchiude un’ampia carrellata di stroncature musicali, che copre l’ampio lasso di tempo che va da Beethoven a Copland.

Come sottolinea l’autore, “Invettive musicali riporta giudizi prevenuti, ingiusti, maleducati e singolarmente poco profetici”. I critici interessati sono spesso personalità di cultura. Questo rende l’ingiuria fantasiosa, garantendo una notevole piacevolezza di lettura.

Slonimsky è stato una figura non troppo nota in Europa. Per contro, la sua opera di compositore, direttore d’orchestra, pianista, musicologo e polemista ebbe grande rilievo negli Stati Uniti. Nato nel 1894 nella Russia ancora zarista, è morto nel 1995 a Los Angeles. Veniva da una famiglia di intellettuali. Il padre, avvocato e giornalista, era editore della rivista Vestnik Evropy che nel 1890 aveva tradotto in russo le opere di Karl Marx[1]. A riprova della sua capacità di adattamento, quando fu arruolato nell’esercito zarista, riuscì a mettere a frutto il suo talento musicale diventando pianista del reggimento Preobrazenskij.

Allo scoppio della Rivoluzione si trovava nella scomoda posizione di maestro di musica dei figli del granduca Michail Romanov, fratello dello zar. Il che gli consigliò di lasciare la Russia. Dopo un periodo trascorso in Europa – a Parigi si guadagnava da vivere suonando nei caffè – accettò un’offerta di lavoro negli Stati Uniti. Fondò la Chamber Orchestra of Boston che ebbe un ruolo di rilievo nella diffusione delle opere dei rappresentanti delle avanguardie, Charles Ives[2], Aaron Copland, Henry Cowell.

Ottenuta la cittadinanza americana nel 1931, si dedicò alla direzione d’orchestra e alla composizione. Fu amico di Edgar Varése. Nel 1932, nel corso di una tournée europea, diresse con soddisfazione i Berliner Philarmoniker[3]. In seguito, abbandonò progressivamente la direzione in favore dell’insegnamento e della divulgazione. Fondamentale il suo testo Thesaurus of scales and melodic patterns, che molti musicisti di jazz – fra i quali spicca John Coltrane – adottarono per sviluppare il proprio vocabolario improvvisativo. Slonimsky fu un personaggio trasversale. Nel 1981 Frank Zappa volle incontrarlo e lo invitò a suonare il pianoforte in un suo concerto al Civic Auditorium di Santa Monica. Slonimsky aveva 87 anni.

Invettive musicali rispecchia la personalità del suo autore, un florilegio di errori di valutazione, che testimonia dell’incapacità di guardare al nuovo, della resistenza al cambiamento e in ultimo dell’imprudenza. Con il senno di poi – e grazie all’ironia con cui Slonimsky guarda al fenomeno – possiamo sorriderne e usarli come monito. Chi avesse la curiosità di ascoltare la musica di Nicolas Slonimsky può trovarne un esempio interessante [4].


Note

[1] Slonimsky stesso riteneva che Lenin, all’epoca ventenne, dovesse aver letto Marx proprio grazie al lavoro del padre, cui scherzosamente attribuiva una sorta di responsabilità nella Rivoluzione d’ottobre.

[2] Che di Slonimsky divenne grande amico.

[3] Tuttavia non incontrò consenso unanime da parte dei critici che gli rimproverarono il repertorio troppo moderno e l’essere ebreo.

[4] https://youtu.be/jGCfWiVftn0?feature=shared Studies in black and white suonato dall’autore.

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