top of page

Per passione, non solo musica e parole...

Aggiornamento: 11 mar

Bud Powell, musicista geniale

a cura del Baccelliere


Con questo primo articolo, dedicato a un padre del jazz moderno, Earl Rudolph Powell, detto Bud (1924-1966), il "Baccelliere", il musicologo che i nostri lettori hanno imparato ad apprezzare nelle chiusure di "Punture di spillo", la rubrica tenuta da Pietro Terna, ha deciso (su nostra sollecitazione) di uscire dal suo riserbo, di uscire allo scoperto... almeno nella scrittura, e di ritagliarsi uno spazio da cui osservare e ricordare note, spartiti e testi. Ma non soltanto musiche e parole: lo si comprende dall'allusivo titolo che contiene una sorta di premessa che la Porta di Vetro affiderà ogni martedì a una magica parola: passione, nel tempo di ieri e in quello di oggi.


Il nostro cammino inizia da un film. Siamo a metà degli anni ‘80. Il regista francese Bertrand Tavernier ha da tempo in mente una trama, ispirata ad una storia vera, quella di Bud Powell.

Powell (nella foto in basso) era un musicista geniale, padre del pianismo jazz moderno. Era anche un’anima fragile. Essere nero negli anni del secondo dopoguerra negli Stati Uniti significava sperimentare sulla propria pelle il razzismo, le vessazioni e la violenza. Sulla psiche di Powell tutto questo ebbe un effetto tremendo. Unito agli abusi di alcol e sostanze stupefacenti, purtroppo comuni nel mondo dei musicisti afroamericani, il cocktail fece esplodere la sua personalità fino ai limiti della schizofrenia.

Un momento di serenità per Powell venne dal trasferimento in Europa. Parigi e la Francia lo accolsero trattandolo come l’artista raffinato che era. Anche lì gli inizi non furono facili. I suoi fantasmi continuavano a fargli visita. Ma fondamentale fu l’amicizia con un giovane pubblicitario appassionato di jazz, Francis Paudras, che lo aiutò a tenere a bada gli spacciatori e la depressione. Riprese a suonare benissimo. Tornò a New York nel 1963. Suonò al Birdland. Tre anni dopo morì, minato da una salute ormai definitivamente compromessa.

Tavernier prese spunto dalla vicenda di Bud Powell e ne ricavò un capolavoro, 'Round midnight. Ritagliò la figura del protagonista non su un pianista, ma su un saxofonista. Ed ebbe l’idea di chiamare Dexter Gordon[2].

Gordon (nella foto a destra) era stato uno degli interpreti della rivoluzione del bebop negli anni quaranta. Aveva un suono robusto, come un ulivo saraceno. Era un sessantenne dal passo incerto, ma alto e fascinoso. Aveva conosciuto la discriminazione, l’alcol e le droghe. Insieme alla sua arte, portò in scena la propria vita travagliata.

‘Round midnight non fu solo un film sul jazz, ma il film sul jazz, definitivo e seminale. Seminale perché per una generazione di giovani che si affacciavano alla scoperta della musica fu una specie di battesimo. Un battesimo consapevole della natura di questa musica, dolorosa e meravigliosa. Se ne sarebbe ascoltata molta in quegli anni Ottanta e anche dopo, in diverse forme. E di questo siamo grati al cineasta francese appassionato e naturalmente a Dexter Gordon.

Il film fu presentato a Cannes[3] e Gordon fu trattato come una vera star. La sua visione e l’ascolto delle musiche curate e supervisionate da Herbie Hancock, con una parata di artisti meravigliosi, sono fortemente consigliate. Fra le esecuzioni scegliamo un cameo, una composizione di Gordon stesso, impegnato al sax soprano, Tivoli[4].


Note

[1] v. Guccini - Alloisio - Lolli Keaton https://www.viafabbri43.net/testo-canzone/Keaton

[2] Dexter Gordon con Bud Powell aveva inciso un disco nel 1963, Our man in Paris.

[3] Avrebbe vinto il premio Oscar 1987 per la miglior colonna sonora. Nel 1990 partecipò come comparsa interpretando la parte di un paziente al film Risvegli diretto da Penny Marshall, con Robert De Niro e Robin Williams.

Comments


L'associazione

Montagne

Approfondisci la 

nostra storia

#laportadivetro

Posts Archive

ISCRIVITI
ALLA
NEWSLETTER

Thanks for submitting!

bottom of page