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Paura vera o gioco strumentale nel bandire chatGpt?

di Sergio Cipri


Bannare, brutta italianizzazione del verbo to ban (meglio banish) significa bandire, interdire. Nel mondo della Rete è l’azione di difesa con cui un gestore esclude dal dominio di cui è responsabile (sito, forum, chat, …) un utente che non rispetta le regole di comportamento condivise nel dominio.

L’Italia è, al momento, l’unico Paese “libero” al mondo (non ho informazioni su Russia, Corea del Nord e altri Paesi simili), dove, dal 31 marzo scorso non è più possibile collegarsi al sito di OpenAI per accedere a chatGPT, salvo accogliere alcuni suggerimenti in Rete... Per chi ancora non conoscesse questo prodotto recente dell’Intelligenza Artificiale generativa, che in soli due mesi ha superato i 100 milioni di utilizzatori, Wikipedia [1] fornisce una documentazione ampia e aggiornata, forse troppo tecnica ma, se non ci si lascia intimidire, interessante.

Quale Autorità italiana ha bloccato l’accesso a chatGPT e per quale motivo? Il Garante della Privacy, a causa ovviamente di una Violazione della Privacy nei confronti degli utilizzatori di chatGPT. E’ esperienza condivisa e universalmente apprezzata la protezione che le norme sulla privacy garantiscono a tutti noi. E’ davvero rassicurante sapere che i nostri dati sensibili, ma anche solo personali, sono in mani sicure e il loro utilizzo attentamente protetto. Dopo che ci siamo iscritti al portale che ci protegge dalla pubblicità telefonica aggressiva le chiamate insistenti su linea fissa e telefonia mobile sono magicamente cessate. E i consigli per gli acquisti che comparivano nelle nostre navigazioni in internet, così pertinenti da farci sospettare qualche forma di spionaggio? Scomparsi con semplici click sulla protezione dai cookies.

Come dite? Non vi risulta? Avete la precisa sensazione che la vostra vita sia monitorata minuto per minuto da sistemi che sanno tutto di voi? E che la protezione della vostra privacy sia una gigantesca fake news? Temo di doverlo ammettere. E vi racconto un piccolo fatto assolutamente vero capitatomi personalmente.


Alexa l'indiscreta

Ho installato Alexa, l’assistente vocale di Amazon: alza e abbassa le tapparelle, mette musica, risponde a –quasi – qualsiasi domanda. Qualche giorno fa si accende la luce arancione delle notifiche e l’ineffabile Alexa mi dice: sembra che l’inchiostro nero della tua stampante sia in esaurimento. Il produttore consiglia di sostituire la cartuccia. In effetti avevo fatto la sostituzione il giorno precedente. Mi ritengo un discreto conoscitore dei sistemi informatici, compresi quelli guidati dall’Intelligenza artificiale: ancora oggi non ho trovato una spiegazione.

Ma allora a che ci serve un Garante della Privacy, con tutta la inevitabile struttura burocratica conseguente?

Tornando a chatGPT, Elon Musk, eclettico imprenditore visionario, accreditato come l’uomo più ricco del mondo, padrone della Tesla, di Twitter e di un impero di aziende che progettano il nostro futuro, ha recentemente lanciato un appello [2] perché si fermi per almeno sei mesi ogni sviluppo dell’IA, che sta diventando una potenziale minaccia per il genere umano. Per avere il tempo di regolamentarlo a nostra protezione.


Abbiamo paura, allora blocchiamo...!

ChatGPT – e stanno già nascendo programmi concorrenti – è un sistema in grado di comunicare con noi, per ora attraverso testi scritti, in un modo praticamente indistinguibile da una interazione fra umani. Dopo un periodo di addestramento guidato da umani, chaGPT, che ha accesso a miliardi di documenti di ogni tipo, impara dalle conversazioni (milioni) che sta scambiando con i suoi utilizzatori. Non solo è in grado di intrattenere una conversazione intelligente su un numero crescente di domini del sapere, di scrivere articoli, di scrivere poesie in stili diversi anche in lingue arcaiche, ma anche di risolvere problemi di matematica a livello universitario... una manna per studenti di ogni tipo, un incubo per i loro docenti, i più evoluti dei quali avevano appena cominciato a riconoscere primitivi “taglia e incolla” dei loro allievi. Presto ingloberà le tecnologie già esistenti sul linguaggio parlato. Già esistono, derivati dagli stessi algoritmi, sistemi in grado di creare immagini dalle descrizioni di nostre fantasie.

ChatGPT fa paura. ChatGPT va fermato! Non possiamo subire l’umiliazione psicologica di ufficializzare il terrore davanti ad un computer. E allora ecco la scappatoia legale: violazione della privacy. La storia ci conferma che nessuno, nemmeno il più feroce regime autoritario, o potente setta di luddisti, è mai stato in grado di fermare un prodotto del progresso tecnologico. Il pericolo non sta nella tecnologia, ma nell’uso che se ne fa. L’affermazione è talmente banale da essere stucchevole. Il tentativo di fermare ope legis l’evoluzione, al netto della sua potenziale pericolosità, è ridicolo. E il blocco di chaGPT è stato immediatamente ridicolizzato dalle istruzioni comparse in rete sui diversi modi di aggirarlo.

Ultima chicca: Elon Musk è uno dei fondatori di OpenAI, che ha sviluppato chatGPT. Un classico dei film di fantascienza: la creatura che sfugge al controllo del suo creatore.


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