ORIZZONTI D'EUROPA. Elezioni sulle note della Pop music?
di Mercedes Bresso
Oggi, vorrei offrire ai lettori non solo un racconto serio di quello che capita in Europa, ma anche parlare dei, troppo pochi, tentativi di renderla più simpatica e amichevole, che forse è proprio quello di cui avremmo bisogno in questa difficile campagna elettorale che ci aspetta. E tra le cose più leggere e simpatiche che accadono a Bruxelles ve ne è stata una, su iniziativa di Brando Benifei e di un gruppo di accaniti federalisti (io stessa, come ex presidente dell’Unione Europea dei Federalisti, Domenec Ruiz Devesa, che ne è l’attuale e la presidente dei Giovani Federalisti): una bella mostra fotografica dal titolo “L’Europa e il deficit iconografico” del fotografo Lorenzo Epis, anche lui un fervente europeista, che si è dato l’obiettivo di rendere la nostra istituzione più pop, cioè più amichevole e simpatica, attraverso una serie di foto che suscitano l’immediata reazione di simpatia del pubblico per l’Europa.
Ad esempio una di esse ci mostra un dentino con spazzolino verde e la scritta : European Federalism is a bit like going to the dentist. You cannot postpone it for forever. Un’altra recita: “Figli delle stelle” e un’altra ancora mostra una giovane ucraina i cui splendidi occhi azzurri sono illuminati dalle 12 stelline della bandiera europea.
Ho fatto qualche esempio, che certo non rende l’idea dell’emozione che provocano queste foto di un giovane che impegna la propria creatività al servizio della causa europea, convinto in questo modo di poter far sentire a tanti altri questa sua passione, forse meglio di come ci riusciranno i tanti discorsi che potremo fare per convincere altri giovani cittadini e elettori a impegnarsi per costruire il nostro comune futuro europeo.
Un futuro che passa, naturalmente, anche dalle cose serie che in questi ultimi tre mesi di mandato tendono a moltiplicarsi nell'attività del Parlamento Europeo. Assistiamo a un numero impressionante di voti che concludono le prime letture, cioè la ratifica degli accordi assunti nei “Triloghi”, che sono il momento in cui Parlamento, Consiglio e Commissione cercano di concordare un testo che sarà poi approvato dai due legislatori evitando una lunga e complessa seconda lettura. I triloghi durano a volte molti giorni e notti, con brevissime interruzioni e i risultati migliori li ottengono i negoziatori più esperti e determinati. Di norma l’accordo raggiunto in questa sede viene ratificato da Consiglio e Parlamento, ma in questi periodi di forti tensioni a volte può venire rigettato da qualche Stato o dalla nostra assemblea. È successo purtroppo questa settimana per un testo di grande rilevanza, quello sulle regole per le piattaforme digitali, che conteneva norme stringenti a difesa dei lavoratori, che avrebbero dovuto essere assunti se le caratteristiche del loro impiego fossero state riconducibili a quelle di un lavoro dipendente.
Una legge molto importante quindi per mettere fine agli evidenti abusi che sempre di più trasformano in finti piccoli imprenditori dei ragazzi che lavorano per i grandi venditori on line o che consegnano cibo e prodotti vari a condizioni economiche miserabili e senza nessuna garanzia per il loro futuro.
Purtroppo alla fine Francia e Germania, seguite da altri Paesi, che pure avevano dato il benestare all’accordo, hanno votato contro e bloccato quindi la definitiva approvazione della norma. Morale: i lavoratori precari dovranno aspettare!
Questo è probabilmente il risultato delle sempre maggiori tensioni pre elettorali che stanno rendendo molto difficile ormai trovare dei ragionevoli accordi su tanti temi.
Un trilogo positivo nel risultato è stato quello, lunghissimo e complicatissimo, che ha portato all’accordo sul nuovo patto di stabilità. Qui il Parlamento è riuscito a introdurre alcune modifiche significative al piuttosto mediocre testo approvato dagli Stati dopo lunghi negoziati: è stata inserita una clausola sociale nelle condizionalità da rispettare ed è entrata anche una parziale golden rule per sottrarre alcuni investimenti dal computo del debito. Come già avevo ricordato il Parlamento doveva ancora dire la sua ed è riuscito a ottenere un discreto nel negoziato.
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