Orizzonti d'Europa
Aggiornamento: 9 ott 2023
di Mercedes Bresso
Ogni lunedì da oggi, 9 ottobre, e fino alle prossime elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo, Mercedes Bresso - al suo secondo mandato di europarlamentare Pd dall'estate 2023 in sostituzione di Pierfrancesco Majorino come prima degli esclusi alle elezioni del 2019 - ci racconterà l'attività politica che si svolge nelle commissioni e dai banchi di Bruxelles e di Strasburgo. Il suo sarà una sorta di diario scritto settimanalmente con il proposito, e senza ambizioni di fantasia, di aiutarci a decifrare un'entità sovranazionale che l'informazione presenta tendenzialmente attraverso i nomi di vertice o che rappresenta sulla scia dei grandi eventi riassunti da titoli-civetta, tralasciando però il capillare e quotidiano lavoro che si svolge dietro le quinte.
Ciononostante, si deve riconoscere ai media, radio, tv, giornali e social, una presenza costante, preziosa e fondamentale per avvicinare l'Unione Europea a tutti i cittadini indistintamente. Un'istituzione tuttavia vissuta ancora dagli "europei" più come una enclave di privilegi economici e non, piuttosto che al servizio dell'unità dei popoli e tesa al superamento degli egoismi nazionali. Limiti cui non è estranea, appunto, la complessità intrinseca di far convergere su obbiettivi alti e superiori agli interessi dei singoli Stati parlamentari di 27 paesi diversi. Fino al paradosso per molti di essi di ritrovarsi scissi a dovere rappresentare Paesi che, come nel caso di Polonia, Ungheria, Italia, promuovono proposte di Legge per subordinare la legislazione europea a quella nazionale o subornare il pensiero collettivo per favorire l'obbrobrio giuridico di scalzare la preminenza dei Codici civile e penale a favore dei decreti amministrativi. Un'operazione, quella di imporre la vita ai cittadini con la decretazione, con cui i nazisti del Terzo Reich - non ci stancheremo mai di ricordarlo e scriverlo - fecero passare nell'indifferenza dell'opinione pubblica tedesca la costruzione dei Lager, campi di concentramento per gli oppositori politici, zingari, omosessuali, persone affette da problemi psichici. Il preludio dell'Olocausto.
A Mercedes Bresso, collaboratrice della rivista dal primo numero del 2014 e del sito, un augurio di buon lavoro. La Porta di Vetro
A Strasburgo "partita a scacchi" per il Green Deal
La scorsa settimana abbiamo vissuto a Strasburgo delle ore difficili. Dopo le dimissioni di Frans Timmermans, vicepresidente della Commissione, incaricato della messa in opera del Green Deal, la Presidente ha nominato al suo posto un olandese del PPE, Wopke HoeKstra, come responsabile del Cambiamento climatico e il vicepresidente, socialista, Maros Sefcovic come coordinatore di tutte le politiche per il Green Deal.
La commissione Envi (ambiente) con associate Deve (politiche per lo sviluppo) e Afet (politica estera) - io faccio parte delle prime due e di Deve sono anche vicepresidente - era incaricata di condurre le audizioni dei due commissari e di valutarne l’adeguatezza ad assumerne l’incarico.
Abbiamo iniziato lunedì sera con l’olandese, sottoponendolo a un vero fuoco di fila di domande, tese a capire se si allineasse alle attuali posizioni del PPE, di contrasto a quasi tutte le direttive e i regolamenti sul Green Deal, o intendesse invece porsi in continuità con il lavoro di Timmermans.
L’uomo, 48 anni, è abile e si è presentato come un fervente tutore dell’ambiente, pronto a proseguire con vigore il lavoro del suo predecessore, ma il suo passato lavoro per la società di consulenza americana McKinsey e, si sospettava, per la multinazionale britannica Shell (quarta società al mondo per fatturato), nonché quello che di lui sapevano i nostri colleghi olandesi, ci rendevano molto diffidenti. Inoltre le risposte erano molto vaghe sul futuro.
La mia domanda verteva su come il nuovo strumento dell’UE il Global Gateway, per la politica di sviluppo, che intende creare con i paesi del Sud vere e proprie partnership strategiche, potesse essere utilizzato per aiutarli a finanziare le politiche ambientali e in particolare quelle per le energie rinnovabili. Anche su questa domanda la risposta era stata corretta, ma ha sofferto di genericità.
A tarda serata dovevamo quindi decidere che cosa fare: dare l’approvazione, rischiando che il giorno dopo il PPE impallinasse il nostro candidato, o esprimere insoddisfazione e chiedere di poter porre altre domande scritte? Scelta questa soluzione, il giorno dopo è successo l’inevitabile: anche per Sefcovic furono richieste le domande aggiuntive e espressa insoddisfazione.
La situazione era molto rischiosa perché occorre una maggioranza dei due terzi per approvare i commissari. Un abile lavoro diplomatico alla fine ha consentito di ottenere ottime risposte e impegni sulle domande aggiuntive e di formare una maggioranza “Ursula” per votare i due candidati: PPE S§D Verdi e Renew (i liberali). Entrambi sono stati approvati a larga maggioranza. Soprattutto questo lavoro condotto sul filo del rasoio, dovrebbe ridare forza per l’approvazione dei prossimi provvedimenti e consentirci di provare a portare a termine l’ambizioso Green Deal.
Proprio mentre scrivo è esplosa la guerra fra Hamas e Israele. Un nuovo focolaio di tensione nel mondo. Per la prossima plenaria di Strasburgo ci sarà molto lavoro (e riflessione) da fare.
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