L'appuntamento di oggi. Collegno, ore 21: incontro con le Storie da non dimenticare
- Vice
- 29 apr
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Aggiornamento: 29 apr

di Vice.
Cinquanta minuti di racconti, di testimonianze sul filo della memoria e dell'emozione dell'epoca fascista e degli anni della guerra di Liberazione: è il documentario realizzato dalla sezione ANPI di Collegno con la collaborazione della Scuola di Resistenza, scritto da Ezio Bertolotto e Gianni Pesce, per la regia di Silvia Pesce.
Stasera alle 21, all'auditorium "Giovanni Alpino" in via Bussoleno 50 a Collegno, i protagonisti di un remoto passato, dall'infanzia e dalla scuola fascistizzate alla guerra, con i suoi effetti collaterali di fame, morte e distruzione, saranno dallo schermo sei collegnesi: Gino Petrini e cinque donne, Michelina Marietta Aleina, Maria Follo, Floriana Allegri, Enruccia Villani e Aristea Maggiori, sorelle o figlie di partigiani e caduti nella strage del 29 e 30 aprile a Collegno e Grugliasco.
Di quella data, la memoria intercala fotogrammi virtuali e non in bianco e nero. Immagini che riportano le testimonianze a quegli ultimi giorni di aprile di 80 anni fa; lo stigma di una ferita collettiva mai cicatrizzatasi per quel sangue innocente versato dai soldati tedeschi in ritirata, cui il loro comandante, il generale Schlemmer, concederà un'ultima scia di sangue e di vendette, prima di arrendersi agli anglo-americani il 3 maggio. Provvida decisione per Schlemmer che non pagherà mai per i suoi crimini e morirà nel suo letto nel 1973. Una pagina nota e pubblica nella sua improntitudine, che non era neppure stata nascosta nel cosiddetto "armadio della vergogna" delle stragi naziste in Italia.

Furono 68 le vittime del fuoco libero e impunito della soldataglia germanica. Tra quelle vittime c'era Agostino Aleina Marietta di appena quattordici anni, coetaneo nell'adolescenza che cominciava a sbocciare di sua sorella Michelina, più giovane di due anni. Agostino era stato catturato durante la festa per la liberazione alla casa della GIL di Collegno. Seviziato e percosso dai nazisti, era stato portato a Grugliasco e trucidato in via Olevano insieme ad altri 19 ostaggi il 30 aprile del 1945. Una tragedia nella tragedia per la dodicenne Michelina, il cui animo era costretto a reggere un'altra morte familiare nell'arco di un mese, dopo quella del fratello maggiore, Gino D'Amico. Partigiano combattente della 17 brigata Garibaldi. Il 29 marzo, ferito gravemente alle gambe nel corso di uno scontro a fuoco con le brigate nere in Valsusa, si era tolto la vita per non cadere vivo prigioniero. Aveva con sé sempre due pistole e un mitra e ai genitori era solito ricordare loro: “A me vivo non mi prendono. Finché ho le gambe da correre, corro, ma se un giorno sarò colpito alle gambe e non potrò più correre, l'ultimo colpo lo riservo per me", racconta Michelina.
Nomi diversi, identici destini: Floriana Allegri, classe 1934, è sorella di Sergio Allegri, partigiano combattente della 15 Brigata SAP, che non ha neppure diciassette anni quando la Wermacht lo cattura e lo passa per le armi il 30 aprile a Grugliasco.

La mattanza è cieca, fortuita, casuale, ma non meno crudele per gli affetti famigliari anche per Maria Follo, classe 1936. E' figlia di Severino Follo partigiano combattente della 15 Brigata SAP, nipote di Angela Follo e cugina di Maria Cordero. A quest'ultima, 19 anni, è fatale, mentre si affaccia alla finestra della sua abitazione, il colpo di un cecchino che segue i combattimenti in corso alle prime luci dell'alba del 30 aprile fra nazisti e partigiani nell'area prospiciente il cavalcaferrovia dell'attuale Corso Francia in zona Regina Margherita. Colpita gravemente anche la madre, Angela Follo, che accorre per soccorrerla. La sequenza successiva supera la trama cinematografica: il marito di Angela cerca aiuto dal cognato, Severino Follo, che sfida la pioggia di proiettili che fioccano da tutte le parti pur di raggiungere l'ospedale Psichiatrico di Grugliasco alla ricerca di un medico. Impresa vana. Rientra verso casa della sorella soltanto con alcune bende e medicinali, ma nel tragitto trova anche lui la morte.

Enruccia Villani è sorella di Ennio, vent'anni, e Ferruccio, diciottenne, partigiani combattenti della 15a Brigata SAP. Come Sergio Allegri e Agostino Aleina Marietta sono presi a Collegno tra le mura della GIL. Il destino li vuole divisi nella morte: Ennio è trucidato in Regione San Firmino, Ferruccio in Via Olevano.
Di Aristea Maggiori, classe 1926, rimane una gioia scissa per regista e autori. E non soltanto per loro. Aristea se n'è andata in punta di piedi ieri l'altro, dopo avere ricevuto durante la manifestazione del 25 aprile la tessera ad honorem dell'Anpi (nella foto, è al centro sul palco, indossa un vestito rosso). Sorella di Celestino Maggiori, partigiano della Val Chisone, nome di battaglia Aurora, ucciso al Colle di Thuras sopra Cesana il 27 agosto del 1944, insieme ad altri sette partigiani, vittima di un'imboscata nazifascista.

Aristea di carattere indomito al limite della spavalderia, mostrò la sua avversione alla Repubblica di Salò insultando pubblicamente sul tram la figura di Mussolini. Portata in caserma, fu costretta a ingurgitare un boccale di olio di ricino, secondo l'inveterato e mai sopito costume della violenza squadristica. Era il gusto per la sfida che aveva avuto modo di condividere con il suo fidanzato Renzo Cattaneo, classe 1927, nome di battaglia "Falco", giovanissimo comandante di distaccamento della 48a "Garibaldi", medaglia d'oro al valore militare, fucilato a Moncalieri il 27 luglio del 1944, a meno di un mese dal suo diciassettesimo compleanno. Al suo nome è intitolata la sezione Anpi di Collegno.
Ultimo, ma non meno importante, è il ricordo di Gino Petrini, classe 1931, testimone della memoria collegnese, il cui passo di addio è avvenuto proprio il 25 aprile. Di lui stasera gli spettatori ascolteranno, tra gli innumerevoli ricordi, soprattutto l'invito alla libertà di chi ha saputo oltrepassare, in un momento drammatico per la nostra nazione, il confine rassicurante della zona grigia, ieri come oggi, la comfort zone prediletta della maggioranza.
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