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Oltre la leva militare, il senso dell’obiezione di coscienza e il servizio civile

di Luca Rolandi



Un servizio civile nazionale o militare per ricomporre un consenso e una partecipazione civica del popolo italiano. Si può discutere oggi se sia o meno necessario tutto ciò [1], ma penso davvero che sia fondamentale per il nostro Paese riprendere il tema[1], partendo dalla proposta del presidente del Senato sul ritorno della Leva militare e in occasione del 50° anniversario sulla Legge che introdusse l’obiezione di coscienza al servizio militare. Il 15 dicembre 1972, 50 anni fa veniva promulgata la legge n.772, la prima in Italia a riconoscere l’obiezione di coscienza al servizio militare obbligatorio. Frutto di un lunghissimo percorso, avviato già a fine 1948 con l’obiezione di Pietro Pinna, che pagò con vari mesi di carcere, la legge era stata approvata il 14 dicembre direttamente dalla Commissione Difesa della Camera.


La determinazione di Sandro Pertini

Fortemente voluta dal Movimento Nonviolento, dal Partito Radicale e dal mondo del pacifismo cattolico, si fece infatti di tutto per farla approvare prima di Natale, così da permettere a molti obiettori di coscienza in quel periodo in carcere di essere liberati in vista delle festività. Sostenuta dalla protesta e dal digiuno di centinaia di pacifisti, la sua discussione ebbe un’accelerazione fondamentale grazie all'intervento dell’allora Presidente della Camera, Sandro Pertini, che il 4 dicembre propose di affidare il progetto di legge già passato al Senato alla Commissione Difesa in sede deliberante, evitando una lunga discussione in Aula a Montecitorio.

La discussione generale iniziò il 6 dicembre a partire da cinque testi: quattro proposte di legge presentate alla Camera rispettivamente dagli onorevoli Carlo Fracanzani e Maria Eletta Martini (entrambi della Democrazia Cristiana), di Stefano Servadei (Partito Socialista Italiano) e di Luigi Anderlini (sinistra indipendente, gruppo Misto) oltre a quella del democristiano e successivamente ministro Giovanni Marcora, già approvata dal Senato.


L'ostruzionismo del Msi

I deputati del Movimento Sociale Italiano, Pino Rauti, Raffaele Valensise e l'ex comandante dei carabinieri Giovanni De Lorenzo (implicato nello scandalo del Sifar), tentarono l’ostruzionismo per non fare approvare la legge. Dietro richiesta del relatore e su proposta del Presidente, la Commissione adottò la proposta Marcora come testo base e ne analizzò gli articoli con i relativi emendamenti (nessuno dei quali venne approvato). Dopo oltre tre ore di discussione, il Presidente indisse la votazione a scrutinio segreto: su 39 presenti, i votanti furono 22, con 18 voti favorevoli, 4 contrari e 17 astenuti.

La legge 772 rientra, dunque, in una storia di conquiste di diritti civili e sociali avvenuta in una stagione importante, negli anni '70, testimoni di un'Italia che vive la "Strategia della tensione" e si prepara a immergersi nei crudeli "anni di piombo", ma procede in avanti e ottiene importanti risultati.

La storia dei diritti civili e sociali può servire ancora perché in fondo ci incoraggia, ci fa dire che i tempi della lotta e delle conquiste sono lunghi anni, talvolta secoli: oggi vi sono movimenti che si battono per l'uguaglianza di genere, per l'allargamento della cittadinanza, per il clima; insomma, in Italia c'è sempre la necessità di riaggiornare il nostro catalogo dei diritti e delle uguaglianze e di preservare quelli conquistati.



Note


[1] Cfr. Michele Corrado, Il ritorno della naja tra nostalgie e reali opportunità, in https://www.laportadivetro.com/post/il-ritorno-della-naja-tra-nostalgie-e-reali-opportunità




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