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  • Menandro

La banalità dell’Idiota

Aggiornamento: 25 dic 2022

di Menandro

Prendiamo in uso il famoso titolo di Hanna Arendt “La banalità del male”, cronaca del processo al criminale nazista Adolf Eichmann che si svolse a Gerusalemme ne 1961, e l’associamo a uno dei capolavori della letteratura mondiale, “l’Idiota” di Fëdor Dostoevskij, con cui il grande autore russo, secondo la sintesi di Wikipedia, mostra di nutrire “una fiducia incondizionata, totale nei confronti del proprio popolo, fiducia che lo porta, ad esempio, a battersi con convinzione per l’assoluta libertà di stampa, certo che il popolo russo, portatore dell’autentico e puro messaggio cristiano, sappia sempre distinguere tra bene e male”. Da ieri, però, si ha la sensazione che il popolo russo avrà bisogno di una iniezione di convincimento decisamente maggiore di quella offerta dal pensiero alto dostoevskiano. L’Idiota è ritornato. Ma con grave danno per il popolo costretto a misurarsi non più con la nobiltà seppur decadente del principe Lev Nikolàevič Myškin, il personaggio centrale del libro, né con la sua compostezza lessicale, ma con la gratuità dell’arroganza ubriaca, fuori misura e controllo della politica russa. Infatti, alla vigilia dell’incontro in Turchia, che dovrà sbloccare l’invio del grano per battere la fame, visto che non si riesce a battere la guerra, l’Idiota ha preso il sembiante di Dmitrij Anatol’evič Medvedev e un verbo sboccato di odio verso l’Occidente. In sostanza, l’estremista parolaio Medvedev ha detto: “Mi viene spesso chiesto perché i miei post su Telegram sono così duri con gli occidentali. La risposta è che li odio. Sono bastardi e imbranati. Vogliono la morte per la Russia. E finché sono vivo, farò di tutto per farli sparire”. Classe 1965, nato a San Pietroburgo, Medvedev, lo sanno tutti o quasi, non è uno qualunque, ma il leader di Russia Unita, il principale partito della Federazione russa, vicino a Putin che lo ha voluto alla vicepresidenza del Consiglio di sicurezza, dopo averlo piazzato anni fa sulla sedia di presidente della Russia. Nulla di strano che suo ultimo messaggio sia è caduto con la violenza di un meteorite sui tentativi (disperati) di aprire un serio negoziato di pace. Putin ringrazia. Per un giorno gli strali del mondo si sono spostati dalla sua persona ad un’altra. Il popolo russo, invece, ringrazia meno, perché sa bene che nel suo romanzo Fëdor Dostoevskij non aveva contemplato l’idiozia continuata e soprattutto cumulativa. Forse, l’aveva immaginata sul banco degli imputati…

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