L'Editoriale della domenica. Cattolici e politica, un dibattito che riprende fiato
- Luca Rolandi
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di Luca Rolandi

Il recente meeting a Rimini di Comunione e Liberazione, posto che ve ne fosse la necessità, ha riportato al centro del dibattito politico un tema mai sopito e mai risolto, che merita di essere ripreso: la presenza dei cattolici, e in generale dei credenti, nella sfera pubblica. Del resto, la frase di Thomas Eliot, che ha fatto da filo conduttore al tradizionale appuntamento, "Nei luoghi deserti costruiremo con mattoni nuovi", evocava una missione sociale destinata a sfociare nella politica, per effetto transitivo.
Sociatà e politica: parole chiave indirettamente anche colte nel suo intervento (non avulso da passaggi autoreferenziali) dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, quando ha ricordato l'evento di oggi a Roma, in piazza San Pietro, cioè la canonizzazione di Pier Giorgio Frassati, l'elevazione a santo nella cerimonia presieduta da Papa Leone XIV di un cattolico di 24 anni che in un tragico contesto, l'incipiente aggressione alla democrazia liberale del Fascismo, scelse di mettersi al servizio dei più fragili, dei più deboli, dei più poveri.
Un cattolico, appunto. Chi si è formato ed è vissuto negli anni Settanta e Ottanta e fino ai primi Novanta nel movimento cattolico, oltre alla scelta religiosa di Vittorio Bachelet, don Franco Costa dell’Azione Cattolica Italiana, l’aggiornamento conciliare, il dissenso cattolico, avrà sentito e sperimentato il forte dibattito sui cattolici della presenza e i cattolici della mediazione. Fu un confronto serrato anche molto duro, con i vescovi a mediare e Giovanni Paolo II a determinare una linea che non avrebbe acuito ma ancora più rafforzato le due posizioni.
Logica della mediazione o logica della presenza, valori componibili o valori non negoziabili, partito unico o «tensione unitiva», alleanze omogenee o patti con il diavolo: la partecipazione dei cattolici alla vita politica italiana ha attraversato numerose fasi e ha collaudato schemi che oggi risultano superati, forse dimenticati. Un bellissimo e dimenticato saggio di Domenico Rosati, compianto presidente delle Acli di quel periodo ricostruisce la trama che oggi riprende con i tanti pronunciamenti post-intervento di Meloni, da Rosy Bindi, Graziano Del Rio, Franco Monaco, Guido Formigoni, ma anche di Antonio Socci e altri esponenti dell’area riconducibile all’esperienza di Cl di quegli anni. Sono solo alcuni nomi in ordine sparso che sui giornali e sulla rete hanno fatto sentire la loro voce.
Ripercorrere le strade già battute serve a fare il punto, cioè a capire dove si è arrivati e a comprendere le glorie e le miserie delle imprese compiute. È la condizione necessaria, non sufficiente, per intraprendere un nuovo corso. Solo una ricognizione necessariamente sincera e, dunque, impietosa consente di guardare avanti liberi dall’incubo del già vissuto. Sapendo che il confronto è arduo. La posta in gioco è il mutamento della qualità dell’azione politica, scriveva Rosati, e con essa il recupero della sua funzione di servizio, anziché di pratica del potere. Con un fine di umanizzazione della vita che rigetta la cultura dello scarto insita nella logica mercantile che domina la produzione e gli scambi. Ma è evidente che il rapporto, tutto italiano, tra cattolici e politica è anche mediato dal magistero pontificio, da grandi esponenti dell’episcopato nel quale convivono le riflessioni non convergenti del cardinale Martini e quelle del cardinale Ruini, le prospettive dei cosiddetti “cattolici adulti” e quelle dei cattolici liberali e conservatori, dal dossettismo in confronto dialettico con la linea degasperiana, alle correnti democristiane, fino al tramonto del collateralismo, e la legittimazione piena e inesorabile del pluralismo delle scelte di cittadini credenti.
Destra e sinistra, categorie del secolo breve o ancora attuali, popolarismo e populismo, al centro o in coalizione, valori e principi negoziabile oppure no. Dialogo interreligioso in una società multietnica e nuovo umanesimo riprendendo le parole inedite di Papa Francesco della Laudato Si' e della Fratelli tutti. Sono e restano i temi aperti, da trattare con occhi nuovi, ben consapevoli del passato lungo due secoli, ma orientati a prospettive che possano dire e interpretare l’oggi alla luce del Vangelo e in dialogo con il mondo.
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