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600 giorni di fuoco su Gaza


Non c'è pace per i palestinesi, neppure quando l'umanità l'invoca per sfamare i suoi figli. Nel seicentesimo giorno di fuoco su Gaza, il giorno della distribuzione di cibo a una popolazione affamata e stremata, Al Jazeera denuncia l'uccisione di 10 palestinesi e il ferimento di altri 62 nelle ultime 48 ore, mentre cercavano di "raggiungere un punto di distribuzione degli aiuti a ovest di Rafah, nel sud dell'enclave assediata". Per contro, secondo il quotidiano israeliano Haaretz, la Gaza Humanitarian Foundation sostenuta dagli Stati Uniti ha affermato che due dei suoi quattro centri di distribuzione hanno operato con successo e che "nessun colpo è stato sparato contro la folla palestinese". Per la GHF, sono numerosi i soggetti che "auspicano il fallimento dell'intervento umanitario", ma la distribuzione di cibo ha fatto il suo corso senza incidenti e sono stati i pasti forniti alla popolazione sono pari a 840.262. Ma la stessa GHF ha dovuto ammettere nel pomeriggio, che che la distribuzione degli aiuti a Gaza è stata temporaneamente interrotta a causa di disordini.

Intanto, l'inviato di Washington Witkoff ha dichiarato di avere concordato con Hamas, in linea generale, una tregua con Israele. Da Tel Aviv, non vi sono conferme, ma alla Knesset, il primo ministro Netanyahu ha annunciato ufficialmente l'eliminazione di Muhammed Sinwar, il leader di Hamas succeduto al fratello Yahya, ucciso in ottobre. Ai successi militari, tuttavia, non corrisponde un pari indice di gradimento per Netanyahu contestato nella mattinata di oggi, 28 maggio, da migliaia di persone che hanno preso d'assalto, scrive Haaretz, il quartier generale del suo partito, chiedendo la liberazione degli ostaggi. Condanna per i comportamenti delle forze armate arrivano oramai quotidianamente dal consesso internazionale scosso dalle cifre di morti palestinesi che oscillano oltre 53mila. Non deve così stupire se a Netanyahu la Corte penale internazionale, rivela il Wall Street Journal stia pensando di arrestare anche il ministro delle Finanze Smotrich e il ministro della Sicurezza nazionale Ben Gvir, che nelle ultime settimane si sono distinti per le loro frasi violente contro i bambini palestinesi. La reazione di Ben Gvir non si è fatta attendere e ha replicato di non temere il procuratore capo della Corte penale internazionale, Karim Khan, aggiungendo che nessun mandato d'arresto di alcun tipo gli impedirà di continuare a lavorare per il popolo di Israele e per la Terra di Israele. Per poi concludere "quando l'Aia è contro di me, so di essere sulla strada giusta".





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