top of page

Immagini dell'alluvione in Romagna su cui è sceso il silenzio

di Tiziana Bonomo


Governo, se ci sei batti un colpo! Finito il tempo della commozione, delle lacrime e delle promesse, l'impegno solennemente preso si è come ritirato seguendo il percorso verso gli alvei fluviali delle acque che avevano sommerso l'Emilia Romagna in quei giorni di fine maggio. E ieri, dopo giorni di strisciante polemica per le singolari "pause di riflessione" di palazzo Chigi, dinanzi alla dimensione del dramma che vivono le popolazioni, il presidente dell'Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, ha scaricato il suo j'accuse sul governo assente e inadempiente sul post alluvione. E' l'effetto della patata bollente del ritardo nella nomina del "commissario governativo" e dalla mancata ratifica degli aiuti economici stimati in 9 miliardi di euro per il post alluvione. Ora, l'indice è puntato suI ministro Musumeci reo, commenta Bonacini, di non aver convocato l'istituzione regionale e i rappresentanti degli enti locali al tavolo col governo da lui coordinato. "Una situazione paradossale", denuncia il presidente regionale. La Porta di Vetro ritorna sui momenti della tragedia con le immagini della fotografa forlivese Silvia Camporesi[1], commentate da Tiziana Bonomo.


Il click di Silvia Camporesi

Queste foto in questi giorni: chiunque capisce a cosa si riferiscono. Sono immagini che appartengono al nostro territorio con una composizione ed una estetica che fanno pensare che chi fotografa ha uno sguardo allenato a cogliere l’eleganza anche là dove sembra esserci solamente devastazione. Le immagini sono di Silvia Camporesi che ha postato una serie di immagini su Instagram e circa una settimana fa ha scritto: “Tempo fa avrei voluto realizzare un lavoro dal titolo “lo stato dell’acqua”, una ricognizione della presenza e dell’assenza dell’acqua in Italia. In questi giorni l’acqua è qualcosa di indescrivibile, una forza indomabile e incessante che entra ovunque. A Forlì le case vicine ai fiumi esondati sono irriconoscibili, il bellissimo parco urbano è una laguna, fuori dalle case alluvionate la gente si ferma a guardare e l’acqua non smette di cadere. A me, come a tante altre persone, viene da piangere, così altra acqua si somma alla pioggia.”

@Silvia Camporesi, Il colore del fango, Forlì maggio 2023

Silvia scrive che lei è fortunata perché vive a Forlì nella parte meno devastata e quella più sicura della città ma non ha resistito – e come non comprenderla – a prendere il suo strumento di scrittura, la sua macchina fotografica andare a vedere cosa è successo ed iniziare a scattare. Le prime immagini sono del parco che come continua a scrivere lei: “ll parco urbano di Forlì rappresenta benissimo la situazione della città spaccata in due parti: da un lato gente che passeggia tranquilla, che fa ginnastica, dall’altro lato due metri d’acqua che sommergono tutto. Con una tuta da pescatore mi sono addentrata nel parco fin dove ho potuto, ma per vedere meglio avrei avuto bisogno di una barca.”

@Silvia Camporesi, Il colore del fango, Forlì maggio 2023

La varia umanità di Forlì

Sempre Silvia Camporesi:” Normalmente non fotografo persone, ma oggi sono riuscita ad andare nella zona più colpita di Forlì e ho visto un commovente esercito di ragazzi che per ore, ininterrottamente, hanno scacciato fango e acqua dalle strade. Mi hanno colpito i piedi nudi di questa ragazza, la tenacia generosa di tutti loro.”

La foto del ragazzo di spalle sembra far percepire il silenzio che spesso si avverte quando lo sgomento sovrasta il rumore di quello che avviene attorno. Dove si trova il ragazzo non lo sappiamo. Non si vedono case, strade, alberi ma l’attenzione dello sguardo è totalmente rivolta a quel gesto così significativo: raschiare via il fango con dedizione, con concentrazione. Degli altri raschiatori a fianco si vedono solamente le estremità e probabilmente saranno manovrati da altrettanti ragazzi di buona volontà.

Il vestito sporco di fango. Fango, solamente fango. In quel punto il fango non sembra essere molto alto ma il paesaggio fa presagire che non ci sia altro. Lo sguardo si deposita su un concentrato morbido, cremoso, tortora. La maglietta leggermente striata di azzurro, il taglio dei capelli ricci ordinato, il movimento delle braccia composto in linea con il manico del raschiatore. Se non fosse vero si potrebbe pensare ad una scena costruita ad hoc. Una foto a colori con la luce che accentua la percezione di velluto degli unici tre colori: fango, azzurro, bianco.


L'inimmaginabile nel linguaggio corrente

Sempre da Instagram Silvia scrive: “Ogni catastrofe ha il proprio vocabolario. Nel 2020 il Covid ci ha fatto prendere dimestichezza con parole come contagio, assembramento, immunità; diversamente, in questi giorni qui in Romagna si sente parlare di esondazione, sfollati, idrovore e per ogni racconto si usa l’aggettivo “inimmaginabile”. Sappiamo infatti che Silvia è abituata a perlustrare paesaggi, documentare luoghi deserti della Romagna durante il Covid, a fare studi su Ofelia e sullo stato di Eleonora. Per Silvia questo reportage non è una scoperta nel linguaggio fotografico che utilizza abitualmente per i suoi progetti artistici. Un elemento costante nei suoi lavori è la ‘grazia’. Se fosse una ballerina direi che si muove in punta di piedi. Immagino lo stupore nell’osservare la sua città, i suoi abitanti, le sue strade. Nonostante ciò in questa immagine, come in molte altre, ritroviamo grazia, garbo, armonia nel riprendere una scena ad alto rischio di banalità. Questa sua documentazione è un modo per dare risalto e valore ai ragazzi che così spesso additiamo, critichiamo, pensiamo distanti da noi, dai problemi. E invece eccoli qui sporchi di fango. I giovani sono lì ad aiutare.

Di questi ragazzi, meno di un anno fa, il 30 novembre 2022, a seguito dell’analogo disastro ad Ischia, il giornalista Niccolò Zancan del quotidiano La Stampa, aveva scritto in suo articolo: “Li chiamiamo ‘angeli del fango’. Ma sono indiavolati. E non ne possono più di ereditare disgrazie”.


La cultura "sommersa"

Ecco allora che le fotografie ci inducono a delle domande e a scoprire l’entità dei danni agli abitanti e anche alle strutture, ai parchi, alle scuole, alla cultura. Linda Maggiori del Manifesto ad esempio racconta delle condizioni in cui si trovano alcune biblioteche di quelle zone e quindi i libri. Il custode della biblioteca Manfredina di Faenza con gli stivali infangati come questo ragazzo e lo sguardo desolato riporta la situazione dei libri accatastati nel cortile interno. In tutto ci sono circa diecimila libri persi senza parlare dei quotidiani negli scantinati anche di 40 anni fa. A Forlì il disastro è ancora peggiore: sott’acqua è andato il deposito del Seminario di via Lunga dove ci sono le cinquecentine (libri stampati nel XVI secolo) e il deposito di via Asiago dove si trova l’archivio edilizio del Comune insieme ad alcuni fondi storici della biblioteca Saffi e materiali dei musei civici. Non è ancora chiaro il dramma ma si tratta di incunaboli, cinquecentine, seicentine. I danni culturali naturalmente non riguardano solamente le biblioteche.

Ecco dove ci porta la fotografia: a “farci vedere”, ad “interrogarci”, a “renderci consapevoli”. Silvia “Non chiamateli angeli, ma “chi burdel de paciug”. Il dialetto romagnolo esprime al meglio questo stato delle cose. E ora bisogna continuare a togliere il fango prima che il sole lo secchi”.

@Silvia Camporesi, Il colore del fango, Forlì maggio 2023

Ciò che impressiona è che anche l'arte può Rivelare: delle nature morte fatte con pezzi e detriti e reperti fangosi direttamente nelle case e nei luoghi del disastro. Forse se non sapessimo dell’alluvione potremmo quasi pensare ad una citazione nel ricordo delle nature morte di Morandi: composte, silenziose, eleganti. In questo caso però offese, offese dal fango, dall’alluvione, dallo sterminio, da una forza che vuole annientare la vita con la sua bellezza.

Il nuovo rapporto di Christian Aid “Counting the cost 2022: a year of climate breakdown” ha identificato i dieci disastri naturali più costosi del 2022, influenzati dalla crisi climatica, e altri dieci tra i più devastanti, in termini umani e ambientali come: la tempesta Eunice in Europa, le alluvioni in Australia, in Sudafrica, in Pakistan, in Cina, in Africa occidentale, in Bangladesh con più di un milione di sfollati. Proprio dal Bangladesh arrivano molti esuli fino a noi. I danni ambientali inducono le persone a fuggire, a cercare riparo lasciandosi alle spalle tutta la loro vita, i loro beni.

@Silvia Camporesi, Il colore del fango, Forlì maggio 2023

Sciagure che arrivano da lontano

In Italia, su Il Fatto Quotidiano, Giorgio Colombo scrive: “Non è una emergenza, è una crisi. Le alluvioni che hanno colpito l’Emilia- Romagna ne sono l’ultima manifestazione. Forlì, Cesena, Ravenna, Rimini, Riccione e ancora Imola e Faenza: i fiumi rompono gli argini e le città finiscono sott’acqua, tra fango e morti.”

D’altronde i fiumi creano problemi se non si puliscono e non si dragano così come i boschi spesso lasciati diventare delle vere e proprie selve. Alcuni torrenti sono delle discariche con lavatrici, auto nonché la vegetazione che li rende inguardabili. L'inerzia in questi anni dello Stato per affrontare il dissesto idrogeologico è gravissima e forse ancora più immagini potrebbero sollevare più indignazione. Allora come non prestare attenzione all’immagine di Silvia Camporesi e leggere ancora uno degli ultimi testi di accompagnamento trovato sempre su Instagram: “Via Sapinia, via Locchi, via Martiri delle Foibe. Se non arrivi fin lì non puoi capire l’entità del danno. I ragazzi sono incredibili, lavorano senza sosta, sono commoventi. C’è qualcuno, solo qualcuno, che mi guarda storto, forse pensa che dovrei impugnare una pala anche io invece di fare le foto. Accolgo lo sguardo e vado avanti, pensando che quando tutto il fango tornerà ad essere terra e ci lasceremo questa tragedia alle spalle, rimarranno i ricordi e le immagini”.



Note

[1] Silvia Camporesi (1973), laureata in filosofia, negli ultimi anni la sua ricerca è dedicata al paesaggio italiano. Dal 2004 ha esposto in Italia in numerose mostre personali, fra cui si ricordano: Dance dance dance (MAR di Ravenna, 2007); Planasia (Festival di Fotografia Europea di Reggio Emilia, 2014); Genius Loci (MAC di Lissone, 2017). Tra le personali tenute all’estero si ricordano: À perte de vue (Chambre Blanche, Quebec, 2011); Atlas Italiae (Abbaye de Neumünster, Lussemburgo, 2015; Art Musing, Mumbai, 2017; Desfours Palace, Praga, 2018). Fra le collettive ha partecipato a: Con gli occhi, con la testa, col cuore (MART di Rovereto, 2012); Italia inside out (Palazzo della Ragione, Milano, 2015); Extraordinary visions (MAXXI, Roma, 2016; Kolkata Centre, Calcutta, 2019); The Quest for Happines (Serlachius Museum, Mänttä, Finlandia, 2019-2020); Italia in-attesa. Dodici racconti fotografici (Palazzo Barberini, Roma, 2021). Nel 2007 ha vinto il Premio Celeste per la fotografia; nel 2010 del Premio Terna. Ha vinto il premio Francesco Fabbri per la fotografia nel 2013, il premio Rotary di Artefiera 2015, il Premio BNL 2016 e il Premio Cantica21 nel 2021. Ha pubblicato otto libri, affiancando l’attività artistica all’insegnamento. Sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private, tra le quali: MAXXI, Roma; Collezione Farnesina, Roma; MART, Rovereto; MAC Lissone, Gruppo BNL, Milano.

Dal 2020 ha realizzato diverse campagne fotografiche commissionate da enti pubblici come MAXXI, Ministero della cultura, Direzione Generale della Creatività Contemporanea (DGCC).


56 visualizzazioni0 commenti
bottom of page