Il Mappamondo, appunti di viaggio: il Guatemala, terra d'incanto dell'America centrale
di Pierfranco Viano

"Non c'è nessuno che non conosca un guatemalteco o, almeno, conosca qualcuno che conosca un guatemalteco. In ogni caso, una volta fu chiesto a un famoso e saggio insegnante: cos'è un guatemalteco? La sua risposta è stata la seguente: Ah, guatemaltechi... che domanda difficile! I guatemaltechi sono tra voi ma non sono vostri. I guatemaltechi bevono gioia e amarezza dalla stessa coppa. Fanno musica del loro pianto e ridono della musica. I guatemaltechi prendono sul serio le battute e fanno battute serie. Non credono in nessuno e credono in tutto". Così si esprimeva il premio Nobel per la letteratura Gabriel García Márquez, colombiano d'origine, messicano di passaporto. E aggiungeva, quasi a voler trasmettere con l'indole guatemalteca anche la morfologia del territorio: "I guatemaltechi nascono con saggezza. Non hanno bisogno di leggere, sanno tutto! Non hanno bisogno di viaggiare, hanno visto tutto!".
... Ma per noi che sentiamo il bisogno di viaggiare, il Guatemala non può che trasformarsi in un viaggio straordinario nel paese più vario dell’America Centrale, in cui vulcani e foreste pluviali sembrano fare da cornice ai siti Maya, mentre le sue coste sono bagnate dall’Oceano Pacifico e dal mar dei Caraibi.
La saggezza guatemalteca di cui parlava García Márquez non è stata comunque sempre rettilinea, ma ha subito oscillazioni e curve pericolose, come i colpi di Stato e le guerre civili, ultima quella terminata nel 1996, che hanno caratterizzato la storia del Paese.
Nel 1992 il premio Nobel per la pace venne assegnato a Rigoberta Menchù, l’attivista indigena nota per i diritti umani, che seppe portare l’attenzione internazionale sul genocidio perpetrato dal governo nei confronti della popolazione indigena, tanto che nel 1999, il presidente statunitense Bill Clinton affermò che gli Stati Uniti avevano avuto torto ad appoggiare le forze militari guatemalteche, responsabili di brutali uccisioni di civili.
Nel recente viaggio sono stati visitati numerosi siti maya e altre zone impraticabili fino ad alcuni anni fa, e "sconfinato" in Honduras. Ora, però, saliamo sul bus, direzione Antigua.

Protetta da tre vulcani, Agua, Fuego e Acatenango, Antigua fu fondata nel 1543 e rimasta per quasi 200 anni la sede militare della Capitaneria Generale del Guatemala. Fin dall’epoca dei conquistatori spagnoli era molto importante tanto che veniva chiamata “La Nobilissima” o “La realissima città di Santiago dei cavalieri del Guatemala”.Nel 1773 venne per gran parte distrutta da una serie di terremoti e la capitale venne spostata in un luogo più sicuro, dove ora sorge l’attuale capitale Guatemala City. Oggi la città è un esempio ottimamente conservato di architettura barocca ispano-americana ed è stata dichiarata patrimonio dell’umanità da parte dell’Unesco nel 1979. La visita città si effettua a piedi e comprende i luoghi più importanti ,la chiesa de la Merced, la Plaza de Armas ,la Cattedrale, l’università di San Carlo Borromeo con il Museo Coloniale e la visita al Cerro de la Cruz con vista sulla città.


Da Antigua a Chichicastenango. Situata a 2500 metri sopra il livello del mare, la memoria si imprime immediatamente dell'esplosione di colori nel mercato di Chichi, che si svolge la domenica ed il giovedì. Questa località ha una grande importanza storica in quanto tra il 1701 e il 1703 il frate Francisco de Ximenez scoprì il manoscritto ”Popol Vuh”, il libro religioso maya che narra l’origine dell’umanità. Si visitano con il gruppo la chiesa di San Tomàs, costruita nel 1540 sopra le rovine di un antico tempio maya.




E qui assistiamo ad alcuni riti celebrati da confraternite. Visita del pittoresco cimitero e poi tempo libero per circolare tra le bancarelle piene di tessuti, borse, tappeti coloratissimi e anche parti del mercato dove i locali vengono per commerciare i loro raccolti, animali, ceramiche, prodotti dell'artigianato. Pernottamento a Quetzaltenango seconda città per importanza in Guatemala.

Partenza per il Lago Atitlan, ma si visitano diversi piccoli villaggi abitati dai maya come Almolonga Zunil,San Cristobal. Ci si ferma anche per una sosta ristoratrice presso le Fuentas Georginas, piscine naturali alimentate da sorgenti sulfureee. In serata si arriva al lago Atitlan. Di origine vulcanica, il suo nome significa “in mezzo alle acque” in lingua Nahauatl. Il lago è circondato da tre vulcani Atitlan, Toliman, San Pedro e da pittoreschi villaggi maya. Si deve lasciare l’hotel e salire su una barca a motore che attraversa il lago per iniziare il nostro tour. Santiago Atitlan è la località più grande con una forte identità nativa.

Molti atitecos (abitanti di Santiago Atitlan) sono orgogliosamente legati allo stile dei maya tz’utujil: le donne indossano gonne a righe viola e huipiles(tuniche tessute a mano dalle donne maya, in genere molto colorate e ricamate con fiori e uccelli colorati ), mentre gli uomini più anziani portano tutt’oggi pantaloni ricamati a righe color lavanda o granata.

Santiago merita un’escursione per visitare la dimora della divinità maya Maximon che cambia sede ogni anno. Maximon si presenta come un’effigie a grandezza naturale, ma con le gambe spezzate, che indossa un cappello, un abito scuro e gli occhiali, circondata da candele, fiori e profumo di incenso bruciato. Se ne prende cura la sua confraternita, mentre i visitatori portano offerte. Nella visione sincretica del credo tradizionale maya è associato a Giuda IscariotaSan Juan la Laguna, dove vive il popolo tz’utujil in perfetta armonia con la natura circostante.

Si visitano due cooperative, una per la produzione di cioccolato e l’altra di tessili, fondate da un gruppo di donne maya del villaggio con lo scopo di lavorare insieme per produrre e vendere tessuti o cioccolato, impiegando il ricavato a fini sociali, tra cui istruzione e medicinali.
Nel viaggio non può mancare Iximché, straordinario sito archeologico che si visita di ritorno a Città del Guatemala, dove si prende il volo per Flores, tappa intermedia verso Tikal. I resti della quattrocentesca capitale dei kaqchiquel si trova a circa 15 km a est del Lago di Atitlan.

I palazzi e i templi rinvenuti hanno dimensioni modeste, ma il sito in sé è un bel posto ricco di verde di quiete simile ad un parco. Iximchè è tuttora un importante sito cerimoniale per i pellegrini nativi che vengono a celebrare riti magici, bruciando copale (resina) legno o liquore davanti alle piramidi con la speranza di ottenere protezione da malattie e nemici.

Sulla strada per Tikal ci si ferma a visitare il sito archeologico di Yaxhá. Abitata già nel 600 a.C. Yaxhá, che siginifica acqua verde azzurra, raggiunse il periodo di maggior prosperità nel corso dell’VIII secolo, quando arrivò ad avere circa 20.000 abitanti e 500 edifici, tra cui templi, palazzi e complessi residenziali. L’area archeologica possiede più di 500 strutture, tra cui stele, altari e il complesso delle piramidi gemelle. Il sito fu scoperto nel 1904 e i lavori di disboscamento e ricostruzione hanno portato alla luce alcune strutture ben restaurate del centro abitato risalente al VI secolo a.C. Il sito è poco visitato e questo lo rende per alcuni versi davvero magico.
Da Yaxhá si prende la strada per Tikal, il sito archeologico più conosciuto del Guatemala, dove si è soggiornato e dormito per una notte in un hotel composto da piccoli cottages che si adattano al parco, all’interno della giungla. Il sito archeologico di Tikal è noto per le straordinarie pareti a gradoni molto ripide dei templi che superano in altezza i 44 metri, ma ciò che lo distingue dagli altri siti guatemaltechi è la posizione nel cuore della giungla. Sebbene le numerose piazze siano state ripulite dagli alberi rampicanti e i templi siano stati riportati alla luce e parzialmente restaurati , per andare da un edificio all’altro si passa sotto la fitta volta della foresta pluviale, tra l’odore intenso della terra e della vegetazione.



Durante la visita si possono avvistare diversi animali come le scimmie urlatrici, volpi, aguti(simile al coniglio selvatico). Si dedica una mezza giornata alla visita del sito che comprende le parti più importanti La Grande Piazza, dove sorgono numerosi templi e l’Acropoli. Tra gli "optional" dedicati ai più mattinieri, c'è l'attesa dell’alba, promessa ma mai assicurata a causa dell'intensa umidità che forma una fitta nebbia, o del tramonto che offre maggiori possibilità. Il pomeriggio lo si dedica al riposo, perché la visita è piuttosto impegnativa tra lunghi percorsi, salite su alcune piramidi a gradoni e la tremenda umidità .
Da Tikal si raggiunge la cittadina di Rio Dulce e ci si imbarca sull'omonimo fiume per scoprire le abitazioni dei locali, mangrovie, iguane e arrivare all'estuario, dove sorge Livingston, importantissimo porto del Guatemala sul Mar dei Caraibi.

Nella cittadina si trovano molte etnie che variano dai Maya, ai Ladinos fino ai Garifuna (originari degli Zambi, un gruppi etnico di origine mista africana e amerindia. La città assunse il nome di Livingston dopo che Edward Livingston (giurista e politico) scrisse il “Codice Livingston” che fu usato come base per le leggi del governo liberale delle Provincie Unite dell’America centrale (inizio del XIX secolo d.C.). A Livingston lo scenario muta e si ha la sensazione di ritrovarsi in una località dei Caraibi, tra suoni e colori tipici. Il giorno dopo si riprende la navigazione (più breve sul Rio Dulce) per andare verso Copan in Honduras.

Nel mezzo ci si ferma a visitare Quirigua, città Maya che, secondo quanto riportano gli storici, svolgeva la funzione di città vassallo di Copan. La città prese il sopravvento su Copan nel 738 quando il regnante di Quirigua catturò e sacrificò il re di Copan. Da questo momento iniziò il periodo più florido della città e si intensificò un grandissimo sviluppo edilizio. Il sito presenta delle bellissime stele.


Si arriva in Honduras, a Copan, nella notte, con un passaggio di confine estremamente rapido per il disbrigo delle formalità alla dogana.
Copan è una splendida località con bianchi edifici in adobe (impasto di argilla, sabbia e paglia essiccata all’ombra per costruire mattoni), dai tetti di tegole rosse affacciati su vie acciottolate.



La storia di Copan riserva tutt’oggi importanti scoperte. Nei 27 kmq che si estendono intorno al Grupo Principal sono stati rinvenuti i resti di 3450 strutture, molte delle quali disseminate in raggio di 500 mt. In un’area ben più vasta (di circa 135 kmq) sono state riportate alla luce 4509 strutture che compongono 1420 siti. Queste scoperte hanno consentito di stabilire che al momento del massimo splendore, sul finire dell’VII secolo d.C., la valle di Copan era abitata da oltre 27mila persone. Da ammirare il fantastico Grupo Principal, con la stele della Gran Plaza, il Juego de la Pelota e altro ancora. Il sito è immerso nel verde, dove si possono ammirare bellissimi pappagalli di genera Ara.

Un habitat decisamente diverso da quello in cui ci si immerge a Città del Guatemala, la capitale da cui si riparte. Anni fa, se ne sconsigliava la visita ed anche oggi si avanza non poche riserve dinanzi al traffico convulso. La città, divisa in zone, ha i suoi luoghi di primario interesse nella Plaza de la Constitucion con il Palazzo del Governo, nella Cattedrale e nel mercato sotterraneo, idoneo per gli acquisti in extremis. Si visita anche un bellissimo Museo privato: il museo Popol Vuh in uno degli edifici dell’Università Francisco Marroquin.

Si consiglia per preparare il viaggio:
libri
Tra violenze e speranze. Racconto della memoria dei profughi dal Guatemala di Narciso Berti e Carlos Camacho Nassar. Youcanprint, 2017. Si trova su Amazon;
Leggende del Guatemala di Miguel Angel Asturias premio Nobel Ediciones Orientes in spagnolo, si può trovare su Amazon 1930;
Mi chiamo Rigoberta Menchù di E.Burgos 1998. Racconta la vita del premio Nobel per la pace tra la gente maya degli Altopiani;
La civiltà Maya, Einaudi 2014 di J.Eris S.Thompson, ricostruisce la storia dell’antica civiltà maya nei secoli di massimo splendore dal300 al 900 d.C.;
Per saperne di più sul Guatemala rispetto all’attuale crisi dei flussi migratori in America, si può leggere il rapporto 2016 dell’UNICEF Broken Dreams: Central American children’s dangerous journey to the United States (disponibile online in PDF);
film
When the Mountains Tremble di P.Yates e N.T.Sigel 1983. Documentario sulla guerra civile con Rigoberta Menchù;
Vulcan-ixcanùl di J.Bustamante 2015, film pluripremiato (e primo fil guatemalteco candidato agli Oscar) basato sulla storia vera di una giovane kaqchikel.
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