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I "pirati" di Israele in azione: abbordata la Flotilla in acque internazionali

di Indiscreto controcorrente


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La flotta israeliana è entrata in azione in acque internazionali, a 75 miglia dalla costa di Gaza: è la pirateria versione Terzo Millennio, che si mette al passo del suo primo ministro Benjamin Netanyahu accusato di crimini contro l'umanità. Chissà che cosa avrebbe partorito la fantasia di Emilio Salgari che di pirati se ne intendeva... Non lo sapremo mai. Di sicuro, tra qualche mese, sapremo di quale metallo sono le medaglie al valore assegnate nella temeraria operazione di mettere le manette ai polsi dei membri della Global Sumud Flotilla, a donne e uomini pronti a rischiare in prima persona per dare ai palestinesi ancora una chance di vita, di aiutarli a sopravvivere.

Il mondo dei potenti sta a guardare. L'Italia pure. Anzi. Per non perdere il ruolo di fedele alleato di Trump, il governo si mobilita all'unisono per screditare le persone che non sono disponibili ad accettare prepotenze e violenze. Persone coraggiose e non irresponsabili. Persone impavide e non cortigiane. Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha affermato che le navi saranno portate ad Ashdod, poi espulsioni. Però... non una parola sulla legittimità dell'azione, uno straccio di interrogativo se lo Stato d'Israele è autorizzato a decidere chi, quando e come si possa entrare in acque internazionali. E domandare se sia sufficiente un aut aut a una zona di guerra per arrestare o chissà cos'altro.

Dov'è l'Onu? E i leader che dovrebbero garantire l'incolumità dei propri cittadini, in quale salotto si sono rifugiati per non prendere posizione? E in ultimo, perché si è permesso allo Stato di Israele di spingersi fino al punto che l'unica alternativa per le persone perbene sia il silenzio altrimenti c'è soltanto la violenza e il carcere?


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